Come gli equilibristi

[diJuanjo G. Oller e Valentina Colombo] 

[L'anno scorso, duranteTribù dei lettori, abbiamo incontrato Juanjo dellacasa editrice Milimbo (ne abbiamo parlatoqui). Da quell'incontro, è scaturito questopost. Abbiamo chiesto infatti a Juanjo di raccontarci come lavora, comevive il processo creativo, quali sono i punti chiave del suo lavoro. Ciha pensato un po', e pochi giorni fa ci ha mandato i materiali per questopost. Eccovi alcuni passi della lettera  di Juanjo che accompagnala sua riflessione:]
 

Eccomiqui dopo alcuni mesi dalla tua proposta di scrivere qualcosa sul nostrometodo di lavoro, anche se io non lo considero tanto un metodo. Dopo ilnostro incontro della fine di maggio a Roma, ci ho pensato su, non me nesono dimenticato, ci ho riflettuto molte volte. E alla fine, credo di avercapito. L'ho presa come un gioco. Ho fatto una selezione di 20 immaginie ho scritto delle linee guida sull'approccio al nostro lavoro e lanostra visione di come arrivare (a volte) a un libro. Ho cercato di pormialcune domande... [...] Quello che ti posso assicurare è che costruendoquesti elementi, osservandoli, muovendoli, giocando con loro, nascono,succedono delle cose che all'inizio non ci aspettiamo; abbiamo bisognodel volume per osservarle in tutta la loro dimensione.
E come ci arriviamo da qui al libro? Èun mistero.
Credosia perché ci piace guardare, giocare con gli elementi della tradizioneorale, rileggere, ricreare, e con le immagini vogliamo stimolare illettore a farsi delle domande. Perché ha usato questa immagine, se non èesattamente come nella storia? Come, ad esempio, l'ingresso nel bosco nellibro Y recuerda... chesimbolizza il ricordo nella mente di Cappuccetto (della mamma, il lupo,la nonna).

[...] Non ci definiremmo precisamente come unacasa editrice. Costruiamo ogni libro molto lentamente e decidiamo cheè finito, quando davvero lo pensiamo. 
[Quello che segue è la cronacadi un processo creativo che processo non è, ma flusso. Di idee, dubbi,domande e risposte, vuoti e pieni. C'è sempre, nella creazione, quelpizzico di inspiegabile, quella scintilla che fa scoppiare l'idea nellemani e nella testa e che ci permette di trasformarla in una azione,un oggetto o un libro. In quella scintilla risiede un po' il misterodi ogni processo creativo: per quanto cerchiamo di spiegar(ce)lo, nonriusciamo mai ad afferrarlo fino in fondo.]

Molte volte misento perso.



Mirendo conto che non so come mai sono arrivato finoqui...



... perchè ho scelto questocammino.



Chi hoascoltato?



Ormai non si tornaindietro.



Accettare il giocovuol dire scegliere un cammino, addentrarsi nelbosco.



Bisognaprovare, o almeno tentare, anche se sai che puoi perderti,fallire.
                         Quando senti che hai scelto il sentiero giusto, lasciadei segnali per riconocere di nuovo                                                                                          la strada o perché altri la possanoseguire.
Il desiderio di raggiungere di nuovo la"Casa di Marzapane" è ciò che ci spinge a volerci addentrare di nuovonel bosco.



...e una volta lì, cercare possibilità,sentieri
               La riflessione ti porta a considerare la via più semplice, quella dellasintesi. Se ci sono dei limiti, degli ostacoli, non c'è tempo per ifronzoli. Questo è il nostro cammino,quello che nella forma più semplice ci porta al simbolo. Ilsimbolo rimane nella nostra memoria e trascende qualunque modatemporanea. E il cammino a volte ci svela unlibro.
Però,a volte, non ci porta da nessuna parte. E' il bello delgioco.
Il libro è unmezzo: lo puoi usare per lanciare un messaggio che altri vanno aleggere.
A noi piace illibro. Soprattutto perché bambini e adulti lo ricevono in mododifferente. Ma... inostri, sono davvero libri per bambini? E peradulti? Noi camminiamo in equilibrioproprio su questo filo sospeso che unisce infanzia e etàadulta
E da lì lanciamo domande in una direzionee nell'altra. Il gioco è nel cammino, ocome dice Paul Cox: Il modo in cui gioco mi indica cosacerco.