Mappe ritrovate di territori segreti

Dall'iniziodi giugno, il nostro blog è entrato in fase di rallentamentoestivo. Ma evidentemente i nostri lettori no. Negli ultimi giornigi stanno arrivando dei messaggi, stimolati dai post più recenti,davvero molto belli: vere e proprie lettere, anzi. Belle, sì,non solo per un carattere privato, ma soprattutto per come cisembra che “afferrino la palla” per rilanciarla più lontano,sviluppando riflessioni, aggiungendo riferimenti, spingendo ildiscorso sui libri e sul lavoro che ci sta dietro, verso altriambiti ed esperienze. Per questo ve le proponiamo. La primaarriva da Sandra Caciagli*, che, mossa dal post Tunon sei niente del 30 maggio scorso, su Unaltro me, di Bernard Friot, ci ha scritto di sé, del suo lavorocoi bambini e gli adulti, e del suo modo di usare i libri.Ringraziamo Sandra per il suo messaggio, i suoi pensieri e ilmodo in cui ha pensato di condivederli.


Cari Topi,
per la seconda volta dopola lettura di un post sul vostro blog non posso fare a meno discrivervi anche per condividere i pensieri che mi suscitate, anchese ho sempre paura di non esser capace con le parole ad acciuffarlitutti questi pensieri che sono nitidi e leggeri quando viaggianonella mente come fiocchi di neve silenziosi e, invece, quandosi posano sul foglio per essere scritti, si sciolgono e sembranoapparire informi e inespressivi.

Ma dopo aver letto il post suFriot e la risposta di Anna** vorrei davvero provare a dire qualcosasu questi libri bellissimi dentro e fuori (amo immensamente lagrafica di questa collana li attacchereial muro in fila per guardarmeli dalla mia poltronapreferita).
Non ho tutti i titoli de Glianni in tasca, ma ho quellodi Friot (credo sia il primo che ho comprato) e quellodi AnnaCastagnoli.
A Super8 sono particolarmente affezionata: sarà chesono nata nel ‘69 e che avevo anch’io un albero su cui giocavoper interi pomeriggi nel giardino della casa di campagna di mio nonno,sarà soprattutto che le parole di questo libro mi hanno aiutato a capirequalcosa di importante e mi hanno aiutato a dirlo.
Lavoro dadodici anni con i bambini in vari contesti, tra cui quello scolastico, enegli ultimi tempi mi capita di essere coinvolta in progetti di formazionecon insegnanti e educatori; mi chiamano a raccontare quello che faccioe come lo faccio. Così sono stata costretta in qualche modo a pormidelle domande per cercare di capire bene (e spiegare ad altri) il miomodo di lavorare con i bambini, individuando le cose importanti.
Ultimamente, inizio i miei incontri leggendo al gruppo diadulti presenti due cose (edizioni Topipittori tutte e due!):Che cos’è un bambino? di Beatrice Alemagnae il capitolo di Super 8 sullo“sguardo traslucido”.

Lo faccio perchémi sembra importante sgombrare il campo da un atteggiamento che troppospesso mi capita di vedere negli adulti che lavorano coi bambini, unatteggiamento a volte caratterizzato da superficialità, indifferenza,fretta, supponenza, buonismo, condiscendenza, non ascolto, assenza,mancanza di riflessione intorno al mondo dell’infanzia. E io, invece,quando mi avvicino a questo mondo sento quasi come se tornassi a casa inuna casa che è stata mia e di cui conosco bene la lunghezza dei corridoi,gli scalini invisibili che istintivamente scendo, gli avvallamentidell’intonaco che amo lisciare con la mano, gli scricchiolii chequando li sento so chi sta arrivando, e allo stesso tempo, però, sodi essere ormai un’estranea che ha solo il privilegio di ritornareper un momento ad abitare quella casa orami abitata da altri, ospitedei bambini che incontro.
Credo che ciò che faccio quandosto coi bambini sia profondamente pervaso da questa sensazione e chei vostri libri mi abbiano aiutato a decifrarla, come mappe ritrovatedi territori segreti, offrendomi la possibilità di pensare con piùchiarezza a ciò che faccio e di condividerlo all’esterno. Perquesto, oggi sento di dovervi ringraziare ancora una volta per ilsostegno che date a questa mia ricerca infinita di senso. Perciò,grazie.

Sandra

Sullavisione traslucida  (da Super 8di Anna Castagnoli)

Quandosi è bambini non si ha una visione lucida delle cose, si ha unavisione traslucida. Il verde delle chiome degli alberi, dei prati, èquello iridescente dei ramarri; il cielo, quando è sereno, è di unblu abisso-di-mare che neanche a disegnarlo si riuscirebbe a renderlocosì. Il bianco di una tovaglia, di un sorriso, del passepartout di unquadro, di un muro (per non parlare di quello della
neve)possono fare persino male agli occhi. È per il fatto che i bambiniguardano davvero le cose, a differenza dei grandi, che le guardano perfinta.
Un adulto guarda il cielo e pensa: “Toh, oggi è beltempo”; oppure guarda le nuvole e cerca di capire da che parte soffiil vento, per sapere se deve prendere l’ombrello o no, quando escedi casa. Se è una domenica e non ha niente di meglio da fare, magariguarda il cielo così, perché gli piace. Pensa: “Che bel cielo, chenuvole bellissime.” Ma non vede davvero il cielo né le nuvole: vedeun tutt’uno di cielo e nuvole che fa un bel quadro, piatto come unacartolina.
Invece un bambino, grazie alla visione traslucida,guarda su e vede una miriade di sottili strati di azzurri e blu che simuovono tra loro come i vetrini di un caleidoscopio. Ne attraversa congli occhi le trasparenze e va giù, giù, fino a una profondità senzaossigeno che ci vorrebbe un palombaro per non morire asfissiati. Anchein pieno giorno, dietro il blu degli ultimi strati, riesce a intravederele prime stelle della nostra galassia, il nero di quella successiva, ele meteoriti che vagano perdute.
In primo piano, con i suoiocchi radar, ha già esplorato ogni nuvola, alla ricerca di un paio diorecchie di coniglio, di una coda di dinosauro, di una bocca di lupo conla lingua fuori. Trovata ogni forma possibile nel profilo delle nuvole,passa a esplorarne con attenzione l’interno: le dune turgide, le zonegassose, le bolle, per tracciare, come un pioniere di nuove terre, unastrada abbastanza sicura da poter essere percorsa. Non una sfumatura nellapiuma di un piccione che si alza in volo, non il volgersi al sole di unafoglia d’argento, non l’impercettibile movimento delle testoline deifiori durante le ore del giorno, può sfuggire ai suoi occhi. Ma non ètutto qui. La visione traslucida, oltre che attraversare le distanze,sa cogliere l’infinitamente vicino.
Uno svantaggio dellavisione traslucida è che non solo i cieli sono caleidoscopi trasparenti,ma anche le persone. Una persona che sorride, se è davvero felice,per un bambino può essere ustionante come una palla di fuoco scappatadal sole. Una persona triste, vista con lo sguardo traslucido, è unlago di lacrime circondato da alberi senza foglie, i cui rami gemono nelvento. Non conosco un solo bambino che non sarebbe disposto a fare il girodel mondo di corsa due o tre volte, se questo servisse a far smettere diessere triste una persona triste.
Ve l’ho detto, i bambininon hanno una visione lucida del mondo.


*Sandra Caciagli lavora dal 1999, come dipendente di una coopsociale, per alcuni servizi educativi del Comune di Firenze: il Laboratoriopermanente per la Pace, la LudotecaLa Mondolfiera e S-Piagge, progetto a finanziamentoregionale, spazio incontro per adulti e bambini 0-3 anni (le Piaggesono una periferia difficile di Firenze  dove è collocatoil servizio). Con Laboratorio per la Pace, lavorada anni nelle scuole del Quartiere 5 (dall'infanzia alle medie); e,grazie all'offerta formativa del Comune di Firenze “Chiavi dellecittà”, nelle scuole di tutto il territorio comunale. Sempre conLaboratorio collabora con Movimento di CooperazioneEducativa Firenze per offrire occasioni di formazione e gruppi distudio. In particolare, si occupa di laboratori (educazione attiva),creatività, letture, gioco con specifica attenzione all'educazioneinterculturale, alle relazioni, alla gestione dei conflitti. Dal 2005,svolge attività di formazione degli adulti, per progetti regionalifinanziati da fondi sociali europei e gestiti dall'universitàdi Firenze e da quella di Siena, e per altri progetti piùpiccoli, in Toscana, mirati a formare educatori e insegnanti,soprattutto su in relazione alla gestione di laboratori e aglistrumenti professionali quali creatività, narrazione, gioco. Qui il blog digruppo delle suo gruppo di lavoro, nato per scambiare idee e raccontareesperienze.

**
Questo libro èbellissimo, durissimo, coraggiosissimo.
Io non ho avuto ilcoraggio di dire davvero il dolore senza infiocchettarlo, c'è come untabù (tra adulti) a parlare del dolore dei bambini e dei ragazzi.
Friot del tabù se n'è fatto un baffo, ha detto come stavadavvero. La verità ci tocca e ci raggiunge sempre, qualunque essa sia: èquesto che fa bene
.