Quel silenzio lì

Qualche settimana fa, un maestro, Michele Longo, ha scritto a Luisa Mattia per raccontarle il suo incontro con il libro Prima di me, illustrato dai Mook. Luisa, colpita, ha girato poi questo messaggio a noi e a Francesca e Carlo, e tutti insieme abbiamo deciso di chiedere al maestro Longo se ci dava il permesso di pubblicarlo su questo blog, perché la sua testimonianza ci è sembrata molto interessante, soprattutto a proposito di un libro come Prima di me, che ha la classica aria da libro difficile - testo filosofico e immagini astratte- e invece quando i bambini lo incontrano, come ci è stato riferito da molte persone che l'hanno proposto a casa e a scuola, il riconoscimento e l'accoglienza sono immediati e senza riserve. I bambini sono sempre sorprendenti, come i libri.

[di Michele Longo]

Un giorno, in quarta, il mio alunno Lorenzo mi ha detto di avere una preoccupazione, difficile da spiegare. Ci siamo seduti sul muretto in cortile, durante l’intervallo. Lorenzo era turbato dal pensiero di cosa c’era prima di lui. Di non saperlo. Aveva paura che, in qualche modo, le cose, le persone, il mondo, gli animali, non ci fossero tutti quanti, prima della sua nascita, non fossero al loro posto. Era un pensare, diceva, che lo prendeva spesso nel corso della giornata, ma soprattutto la sera, a letto, prima di dormire. Più un troppo da pensare che una paura. Non ricordo cos’ho risposto, abbiamo parlato, seriamente, sul muretto. Poi l’ho spedito a giocare.

Qualche tempo dopo, dagli scaffali di una libreria mi è venuto incontro Prima di me. L’ho preso d’impulso. No, prima l’ho sfogliato, osservando con una certa avidità le forme grafiche e già chiedendomi un po’ tormentosamente se fossero digitali o vere stampe, imprints. L’ho letto in piedi nella libreria, poi l’ho comprato. Ho pensato che era bellissimo.

A scuola l’ho presentato, e letto, mostrando le illustrazioni. Poi l’ho lasciato nella nostra bibliotechina. E lì è incominciato il fermento. Capita spesso che io porti libri, li presenti, e li lasci lì. Alcuni vengono degnati di poca e breve attenzione. Altri diventano amati e contesi. Prima di me ha creato una cosa un po’ diversa.

Bambini che lo prendevano quasi di nascosto per andare a leggerlo in solitudine (la solitudine immaginaria che si può conquistare in un’aula scolastica), gruppi che ci parlottavano sopra. Poi hanno incominciato a girare disegni di forme mookescenti. Scarabocchi fatti mentre leggevo altro, magari copiando dal libro tenuto sotto il banco. Copie accurate di alcune forme. Una mi è stata regalata, con qualche solennità, da Pietro. Lorenzo è venuto a dirmi, sua sponte, che il libro lo aveva tranquillizzato.

Oggi in classe, la lettura è incominciata 'con una strigliata', come diceva la mia maestra. Per cominciare a leggere va bene tutto. Ci ho messo un’eternità a trovare Prima di me nella nostra bibliotechina, perché gli incaricati avevano fatto un gran bell’ordine mettendo però oltre la metà dei libri di taglio: così pedantissimo e sdegnato, brandendo Prima di me, ho mostrato per l'ennesima volta la copertina, la quarta di copertina, la costa, il taglio, e le risguardie, già che c’eravamo.

Poi, via. Volevo che vedessero le figure mentre leggevo, e ho provato a fare una cosa che ho imparato dalla supermaestra Antonella Capetti, una sera a un evento piccolo e affollatissimo allo spazio BK a Milano: tenere il libro aperto verso la classe, mostrando le figure e leggendolo al contrario. Buchi tremendi di messa a fuoco per via degli occhiali “da vicino”, lettere ballonzolanti, abbarbicato al “segno” come a una corda a penzoloni nel vuoto. In tutto questo, ci ho messo un po’ ad accorgermi del silenzio.

C’è silenzio e silenzio. C’è il silenzio di grado zero, quello che ormai lo sanno tutti che se non c’è silenzio il maestro non legge perché pretende di darci a intendere che se non siamo dentro la storia lui se ne accorge,  vede quello che immaginiamo nelle nostre teste, e se invece di lupi burattini e fate vede gomme e palline poi legge male.

 

C’è il silenzio di quando nel libro sta proprio succedendo qualcosa di grosso, e siamo affezionati al protagonista. Poi c’è un silenzio molto profondo, che si sente un po’ con tutto il corpo, che ti fa stare quasi immobile, e dura poco. Oggi mentre leggevo Prima di me c’era quel silenzio lì, me ne accorgevo, badavo a non perdere il segno, mostravo le illustrazioni ai bambini che non le guardavano perché sono abituati a scarabocchiare mentre leggo (è consentito) e pensavo: «Eh, che meraviglia, però, questo libro». Il silenzio è durato un po’ dopo la fine, poi qualcuno, buffamente, ha applaudito (che proprio, non si fa mai).  Margherita ha detto: «È lungo, mi è sembrato più lungo di quando l’ho letto da sola». Anche a me.

Riccardo è venuto a dirmi che non aveva capito una cosa: “sesso di miele”. Gli ho spiegato che era una metafora, per dire una parte del corpo dolce, tenera, sensibile. Ho pensato che così avevamo fatto anche “educazione all’affettività/sessualità”, per quest’anno. Poi sarebbero potute piovere molte altre domande, ma non son piovute. O avremmo potuto rileggerlo, e fermarci, ed esplorare i significati come facciamo con le poesie. Ma era stato un flusso, oggi, una cavalcata di parole, ed era finita. Li ho messi a disegnare. Intanto il libro è lì, nella strabordante bibliotechina. Speriamo non di taglio.

Ringraziamo il maestro Michele Longo e i suoi alunni per averci permesso di pubblicare i disegni realizzati in classe dopo la lettura di Prima di me.