Topipittori blog: greatest hits secondo me

[di Lisa Topi]

Tavole di Maria Clara Eimmart dal post Sposare un geometra e andare sulla luna.

Due settimane fa, durante una riunione di redazione, ci siamo accorti che il blog aveva appena registrato la milionesima visualizzazione. Dopo qualche giorno, all’anonimo(a) visitatore abbiamo dedicato questo post. E ci è venuta l’idea di raccontare, ognuno di noi, la propria relazione con il blog Topipittori. Incontrai per la prima volta i Topi nel maggio del 2010, grazie a un bellissimo anno in tasca e alla sua autrice. Però, quando li rividi al colloquio, l’estate scorsa, ero piuttosto nervosa: leggendo il blog sapevo tantissime cose di loro. Che sono esperti bibliofili, per iniziare– questo avrei potuto intuirlo dalla fornitissima libreria che tappezza le pareti della casa editrice, ma tant’è... Eccovi uno, due, tre, quattro, cinque esempi. Che sono atletici, nuotatori e pedalatori folli – infatti, hanno cercato invano di convincermi a usare la bici anche d’inverno! Avventurosi naturalisti, viaggiatori dalle doti artistiche nascoste...

Tutta discesa, Marina Girardi.

Sapevo che i Topi amano molto andare al cinema: ispirata dai loro resoconti ho conosciuto film poi amatissimi, come Alla ricerca di Vivian Maier, e il ricordo estivo da cui muove il post sul film Ida è tra quelli che preferisco. Per amor di pettegolezzo, tra i dettagli biografici spiabili sul blog, sceglierei il tragicomico antefatto del disamore per il disegno, per colpa di una spietata maestra d’asilo. Subito dopo verrebbe questo dal titolo favoloso: Credi fermamente nell’utopia.

Bambini al lavoro nell'orto della Casa del sole, parco Trotter.

Spesso mi sono chiesta come potesse essere per un bambino andare ascuola nelle casette del Parco Trotter di Milano, perché qui si spiega che oltre a essere immersa in uno spazio verde di grande bellezza, questa struttura di inizio novecento è stata terreno di sperimentazione per avanzatissime teorie didattiche e pedagogiche. Ed è sempre grazie ai Topi se ora so molte più cose sulla mia città di adozione, dal riso al salto all’origine del biscione dello stemma visconteo. E qui – un po’ di campanilismo a far da contrappeso alle virtù milanesi dei Topi –  achi fosse sfuggito, ci sono quattro splendidi versi ispirati alla pala di Piero della Francesca che è sìa Milano, ma ebbe origine nella terra del Montefeltro, la mia!

Pala di Brera o Pala Montefeltro, Piero della Francesca.

In effetti, per tornare al punto di partenza, ora che sono dall’altra parte dello schermo, credo che il blog sia uno specchio fedele delle menti e delle mani che quotidianamente lo coltivano, oltre che uno strumento di grave tentazione. Nel mio caso, facendo aumentare a dismisura la cartella dei preferiti alla voce Libri, un po’ come quando inizio un libro di Enrique Vila Matas che mi mette voglia di leggerne altri cento. Non solo. La quantità di contributi esterni al blog è indicativa di cosa significhi il mestiere dell’editore, ovvero incessante attività di ricerca e relazione. A proposito di relazione permettetemi una parentesi per ricordare una telefonata ricevuta nei miei primi giorni di lavoro. Diceva: «Pronto sono Ugo Cornia, c’è Giovanna?» A chi ha avuto la fortuna di ascoltare Cornia dal vivo, sa quanto riconoscibile e incisiva sia la sua inflessione modenese; per me fu un momento di breve, pura allegria che prefigurava incontri futuri. Per darvene un'idea, rubo un’immagine memorabile da Autobiografia della mia infanzia, che posso leggere decine di volte senza mai riuscirea trattenermi dal ridere:

[...] In classe con me c’era Stefano Ghetti, uno che abitava in casa mia, al quarto piano, mentre invece io stavo al secondo[...] e in quell’epoca proprio della nostra prima amicizia giocavamo sempre a leoni per le scale, che era come giocare ai cavalli, solo che invece che correre stavamo di fronte uno all’altro messi a quattro zampe facendo dei ruggiti e poi ci davamo delle specie di sberle in faccia con uno dei due bracci, come si vedeva che facevano i leon imaschi nei documentari, e infatti poi quando avevamo quattordici o quindici anni, ogni tanto uno diceva ti ricordi quando facevamo i leoni?, e ci scappava da ridere, e con Ghetti proprio ci siamo visti tutti i giorni per tanto tempo, fino a quando non ha iniziato ad avere delle fidanzate, che aveva iniziato un po’ prima di noialtri, e lo guardavamo stare tutto il pomeriggio seduto su un muretto a chiacchierare con queste sue fidanzate e non capivamo bene il perché e che cosa ci trovasse, e così via.

I topi sono abili aggregatori di talenti, autori, illustratori, studiosi, appassionati di letteratura. Tantissime sono le facce che passano di qui, lasciando il segno su progetti che possono avere tempi di gestazione molto lunghi, sottoposte all'esame di molteplici, attentissimi sguardi. Questo lato quasi “collettivo” della realizzazione dei libri illustrati è la parte più affascinante del nostro lavoro e consente un grado di affinamento e sperimentazione sempre nuovo. Molte di queste persone hanno scritto per questo blog contribuendo alla sua spiccata polifonia e biodiversità – sì, biodiversità, perché anche qualche membro del regno animale ha contribuito al blog dei Topipittori.

Hans, il topo da compagnia opera di Anna Masini.

La Wunderkammer topesca dietro la mia scrivania.

Devo dire, inoltre, che post come questo, questo e questo mi hanno permesso di capire da dove provengono alcuni degli oggetti che fanno da pareti alla mia scrivania, una specie di wunderkammert o pesca. Infatti, i Topi non si limitano a riunire talenti, ma anche chincaglierie di ogni foggia e dimensione – prevalentemente a misura di palmo di mano –, spesso uscite dalle mani geniali di amici artigiani. Delle chincaglierie, così come io le intendo, ne parla Dolores Prato in un libro magnifico, ingiustamente dimenticato tra i capolavori della letteratura del secolo scorso.

Leonard e Virginia Woolf.

Per finire, vi segnalo un post che insieme a Giù la piazza non c’è nessuno, appartiene all’ampia categoria che chiamerei le mie affinità elettive coi Topi. Agli albori della Hogarth Press, Virginia e Leonard Woolf stampavano libri con un piccolo torchio artigianale nella loro casa di Bloomsbury, regalando tesori alla storia dell’editoria. Ma, come spiega il post, la fama [della Hogarth Press] deriva soprattutto dalla totale identificazione con i suoi artefici, con le loro idee, il loro gusto e l'influenza che ebbero sulla cultura del tempo. Qualche settimana fa mi hanno regalato dei narcisi e mentre scherzavo con un’amica sul loro significato simbolico, mi disse che a una lectio della facoltà di psicologia scoprì che Freud la prima volta che conobbe la Woolf le regalò dei narcisi. E, che nonostante la Hogath Press pubblicassele sue opere, lo scetticismo di Virginia Woolf nei confronti della psicoanalisi era tale che non lesse mai Freud, fino al 1938 almeno, posteriormente dunque a La signora Dalloway, Gita al faro e persino a Leonde. Notizia che, per me, ha dell’incredibile. Così Virginia Woolf ritrae Sigmund Freud nel 1939:

Il dottor Freud mi diede un narciso. Era seduto in una grande biblioteca con delle piccole statue sopra un ampio tavolo scrupolosamente ordinato. Noi, come pazienti, sulle sedie. Un uomo molto vecchio, rattrappito e rinsecchito; occhi brillanti da scimmia, movimenti sincopati e spasmodici: scoordinato ,ma vigile. Dialogo difficile. Un’intervista. La figlia & Martin ci hanno aiutato. Potenziale immenso, voglio dire un vecchio fuoco ormai vacillante. (Traduzione della redazione).

[La citazione dai diari di Virginia Woolf mi sembra una chiusa perfetta. Ma devo fare una seconda parentesi: Per 50 euro, un post popolarissimo, uno dei primi 5 più letti, per me è tra i più divertenti del blog. Non posso riportarlo tutto perché è lungo,perciò eccovi l'incipitQualche tempo fa, mi sono imbattuta nella più stravagante iniziativa di promozione alla lettura da me mai sentita. Un amico mi ha raccontato di avere offerto 50 euro al figlio ventenne in cambio della lettura di Il giovane Holden. E un piccolo spoilerChe Guerra e pace, che è un capolavoro del genio umano, possa “venire via” a una decina di euro, in qualsiasi libreria, è uno di quei misteri per cui dovremmo ringraziare l'Onnipotente a ogni istante. Perciò grazie Onnipotente e a tutti voi, buona lettura!]