Un artigiano che frammenta il tempo

Il castello,1977

Per anni,l'immagine che vedete qui accanto ha vegliato sui miei sonni, dallaparete sopra il mio letto di ragazzo. A tenerle buona compagnia, il Grande cane in piazza inuna giornata di sole (1969) di DinoBuzzati, che - fra parentesi - era anche estimatore ecollezionista delle opere di questa autrice (e prima di questo albero,c'era una grande Mappa della Luna, ma di questo parleremo fra qualchegiorno).

Ora, quella casa non è più della miafamiglia, ma questa incisione mi accoglie nell'ingresso della casadi campagna.

Non è trascorso molto tempo daquando Giovanna, una domenica sera, è tornata a casa con un sorrisosornione. Senza quasi neanche salutare, ha estratto dalla borsa unlibro con un'elegante copertina in carta Ingres Fabriano color celestee un titolo in Bodoni Bauer: Giovanni Testori, Itinerario diFederica Galli. Milano: Compagnia del disegno, 1980 (edizionein mille esemplari; il nostro n. 112)

Iodi Federica Galli non sapevo quasi nulla epoco avevo visto. Ricordavo una serie di incisioni, o forse un libro,dedicate agli alberi monumentali italiani, ma non mi era mai passato perla testa di fare delle ricerche. Mi accontentavo del piacere che mi davala familiarità con quell'immagine, così pacata e precisa, guardata millee mille e ancora mille volte con affetto e gratitudine.

Così, ho perso un sacco di tempo. Per fortuna, su Federica Galli sitrova moltissima documentazione, molta della quale messa a disposizionedalla FondazioneFederica Galli, che ha sede in un bel palazzo milanese sullacerchia dei bastioni, fra Porta Monforte e Porta Venezia. Il sito dellaFondazione merita una visita attenta.

Che cosaci potete scoprire?  Forse solo una cosa molto semplice:la natura del segno. Un segno, quello di Federica Galli, minuto,sottilissimo, quasi fragile. Ma allo stesso tempo denso e potente.

Giudecca: la Corte Grande,1986

Unsegno giusto ed esatto, quasi ingegneristico, che si spezza senzasfumarsi. Un segno che riesce a essere poetico senza essere vago[grazie, Julia Racsko, NdA].


Cascina abbandonata,1973

Unsegno umile e regale, al quale interessa solo la verità. Checerca una verità da spiegare, che la frammenta e la ricomponesu una lastra, per poi raccontarla sul foglio.


La rete delle olive,1985

Ecco,quando penso al mio disegnare penso a questo segno. Non che mi ciavvicini: «neanche di striscio,» ci dicevamo da ragazzini, quando labiglia finiva lontano dalla buca. Però ci penso. E ci penso perchépiù guardo disegni, più mi pare che il disegnatore - disegnatore,non disegnante - si riveli essere alla fin fine un abile orologiaio: unartigiano che frammenta il tempo e lo spazio e li ricompone attraversoincastri minuti e matematicamente precisi. Per restituirceli quasiintatti, renderli portabili, permetterci di tenerli accanto al letto avegliare sul nostro sonno e sulla nostra sveglia.


San Simpliciano senzaluna, 1989

Eneppure il disegno più istintivo e gestuale si sottrae a questaregola, così come alla regola della frammentazione e ricomposizionedel tempo soggiace anche il più semplice degli orologi: lo gnomonedella meridiana; la clessidra; l'orologio ad acqua. Poi, vabbe',non è che io sia maestro di metafore. Ce ne sono di più efficaci epoetiche della mia.

Rio del Piombo,1984

Per esempio,Testori nel libro scrive: Perla Galli questo mezzo [l'incisione], anche volendo ridurci allaconcretezza estrema, è musica; linda, sottilissima, acuta, quasid'argento; ancorché tocchi o traversi spessissimo l'oro, il buiodelle notti ovvero il biancore dei ghiacci. Il suo segno vieneinconfutabilmente da uno strumento che è della musica, per tornarealtrettanto inconfutabilmente alla musica. Musica, voglio dire, comegocce alterne di rugiada: quelle che così di sovente ci sembra disentir cadere giù dalle foglie dei suoi castani, dei suoi platani,delle sue betulle; musica come il «tema e fuga», impercettibilissimoma infinito, che fa sciogliere e scricchiolare le sue nevi ai raggidel sole; ovvero il loro bloccarsi in un «andante maestoso» quasi dastatuto morale, al gelo della sopravveniente notte. Salirà, allora, dadietro i monti o da dietro le cime dei pini, la luna?

Ma, in fondo, forse stiamo dicendo quasi la stessacosa.

[Tutte le immagini acorredo dell'articolo sono state scaricate dal sito della FondazioneFederica Galli, titolare del relativo copyright.]

Lanca gelata,1981