Sufi, bestie e sultani

di  Jalâl âlDîn Rûmî e Nooshin Safakhoo.
adattamento di Anna Villani, 2014.
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Chi è troppo concentrato sulla propria mente, difficilmente sa amare. Allo stesso modo quando la mente pensa di poter capire ogni cosa, è proprio allora che non riesce a vedere la Bellezza, perché concentrata a seguire le inutili preoccupazioni.Questa è la sapiente risposta di Laila riguardo all'amore.

Tutto, in questo libro, ruota intorno alla sapienza.
La filosofia di Jalâl âlDîn Rûmî, poeta e mistico sufi vissuto otto secoli fa, è 'lente' per guardare meglio nel profondo dell'animo umano.
La stupidità, l'astuzia, la capacità di saper moderare il proprio linguaggio, la saggezza di saper prevedere il pericolo incipiente o, al contrario, la dabbenaggine di chi si fida troppo, sono alcuni dei grandi nodi intorno a cui ragionano i testi di Jalâl âlDîn Rûmî, riscritti da Anna Villani e Giovanna Zoboli.
Il pappagallo stupido che si paragona a un sufi che gli passa accanto, o il leprotto astuto che, nonostante le aspettative, riesce a far precipitare in un pozzo il leone che si era creduto invincibile, o ancora il pesce intelligente che fugge nel mare, scampando le reti dei pescatori sono alcuni dei personaggi che popolano questi 16 racconti, da centellinare in una lettura lenta e attenta.
Occorre prendersi il dovuto tempo, il dovuto silenzio, occorre sgombrare la mente dai molti stereotipi su cui viaggia a gran velocità il nostro pensiero occidentale e quindi, solo dopo tutto questo, si può prendere in mano il libro per leggerlo e capirlo.
Ci si potrà soffermare a ragionare su alcune grandi verità, come quella di Laila sull'amore, o quella del sufi sulla prudenza, o ancora quella del pesce intelligente solo a metà, si potrà sorridere nel leggere la storia di una partita a scacchi tra un bravo giocatore e un principe collerico o quella di una moglie bugiarda e ingorda e di un gatto innocente.
Un racconto per pagina, una tavola di Nooshin Safakhoo per ogni racconto. La sensibilità e la capacità di sintesi di questa illustratrice iraniana è in assoluta sintonia con Jalâl âlDîn Rûm. Astrazioni e simbolismi rendono ogni illustrazione emblema di quanto raccontato nel testo. [...] i personaggi, anche loro, così poco caratterizzati nelle fisionomie, sono leggibili come veri 'archetipi' dell'uomo e della donna, al pari degli animali, moltissimi, vere e proprie icone di volpi e cammelli. Questa rarefazione di segno e, sottile ma brillante, la trama di particolari quali l'abbigliamento, gli intrecci geometrici e floreali, ci portano immediatamente nella cultura iconografica mediorientale, che contribuisce a rendere questo libro 'qualcos'altro'.
Andrebbe spiegato ai bambini che anche noi veniamo da lì, ma che, troppo spesso, ce lo dimentichiamo (purtroppo per noi).

Da Lenti e attenti, di Carla Ghisalberti, su Lettura Candita.