Perché sei qui?

Qualche anno fa, MassimoScotti, che è ricercatore di Letteratura francese e insegnantepresso le università Kore di Enna e lo Iulm di Milano, mi raccontò diuno studio che stava svolgendo: il tema era quello dei fantasmi nellastoria della letteratura, o meglio delle case infestate. Mi sembrò unargomento magnifico per un libro illustrato. E pensammo subito che AntonioMarinoni sarebbe stato perfettoper illustrarlo.
L'idea di Casestregate è nata in questo modo. Daquel momento, è trascorso qualche anno. Massimo intanto, nelsettembre 2013, ha pubblicato con Feltrinelli il suo studio: Storiadegli spettri. Fantasmi, medium e case infestate fra scienza eletteratura, la cui lettura senz'altro viconsigliamo ( e se vi innamorate della sua scrittura sappiateche ci sono anche Ces vipères de lueurs. Il mito ofidiconell’immaginario valériano, 1996; Sul mare degliDei. Mitografia dell’isola di Capri, 2002; Goticomediterraneo, 2007).

A un annodi distanza, ecco la versione narrativa e visionaria di questo coltolavoro, un libro che prende per mano il giovane lettore per condurlocon sapienza, ironia e sentimento attraverso la dimensione sfuggente,inquietante e romantica dell'invisibile e delle sue leggendarie,romanzesche manifestazioni: i fantasmi. Un viaggio nel tempo enello spazio, attraverso epoche e luoghi di cui i fantasmi portanoi segni: perché per quanto qui si abbia a che fare con l'eternità,un fantasma della Roma antica è certo molto diverso da un fantasmaamericano di due secoli fa. Verità che emerge immediata e prepotentedalle immagini del libro che, insieme al testo, raccontano atmosfere,personaggi, stili, architetture, con la maestria e il rigore acui ci ha abituato Antonio Marinoni. Raffinate, forti, suggestive,cariche di suspance e mistero, le immagini di Antonio nascono dauna lunga e attenta ricognizione dell'iconografia legata al temadei fantasmi e delle case stregate.

Chel'immaginario di questo scrittore e di questo illustratore sianostraordinariamente affini, non è una novità, come dimostra L'orablu, storia di un incontro fra un viaggiatoreinglese e due fantasmi emersi da un diario settecentescodurante un viaggio in treno attraverso le alpi svizzere. E in Velluto.Storia di un ladro, con testo di SilvanaD'Angelo, il tema del passato e dellepresenze nascoste che abitano interni domestici e simanifestano di tanto in tanto nel presente, è al centrodel lavoro figurativo di Antonio Marinoni. Così come in Unchicco di Melograno. Come nacquero le stagioni,incentrato sul mito di Persefone e Demetra, Massimo siavventura con la protagonista nel regno delle tenebre, finoad Ade, oscuro signore di quei luoghi (illustrazioni di PiaValentinis).
Così oggi, abbiamo pensato dirivolgere qualche domanda a Massimo e Antonio per capire qualiesperienze personali, letterarie e artistiche si intreccinoin questo libro e siano alla base del loro immaginario cosìprossimo a queste dimensioni.


Massimo, quando è cominciato il tuo interesse perquesti temi?

Come si dice,mi interessano “da sempre”. Da piccolo, per tanti motivi, l’ideadella morte ti viene nascosta. Con il risultato di renderla arcana –se possibile ancor più di quanto non lo sia già di per sé – e moltopoco chiara. Dove vanno i morti, che ovviamente non sono più accantoa te? Risposta tipica: in Cielo, con gli angioletti. Sì ma alloracome mai si accompagnano i morti al cimitero? Cosa resta nella tomba ecosa va in Cielo? I bambini si pongono domande del genere, di solito,e siccome nessuno lo sa davvero, le risposte sono contraddittorie ela fantasia si scatena. Da questo tipo di interrogativi e di misteripuò nascere l’interesse per questi argomenti, fino al punto in cuicerchi di “saperne di più”. Così capita di addentrarsi in una lungaricerca, come ho fatto io con la Storia degli Spettrie ora con le Case Stregate. Dato che il tema non èdei più allegri, ho cercato di mettere nei due libri almeno un tocco diironia, tanto per tirarci tutti un po’ su di morale.

Antonio, a quando risale la tua passione perarchitetture e interni?

È unapassione nata quando ero molto piccolo.


Secondo la vostra esperienza, per quale ragione ladimensione dell'invisibile, del mistero, riguarda così da vicino quelladell'arte?

M.S. L’arte e lacultura, l’ho sempre pensato, servono a tener lontano il vuoto. Chepuò essere il vuoto di un pomeriggio fatto di noia, oppure il vuotodi risposte a cui accennavo prima. L’arte è misteriosa (ho pauradi dire una cosa tanto evidente da risultare banale), è alla radicestessa del mistero, eppure è tanto umana e vitale da manifestarsi alleorigini stesse dell’esistenza; i dipinti straordinari delle grotte diAltamira o di Lascaux dimostrano che l’uomo, quando aveva poco piùdi quanto gli serviva per non morire di fame o di freddo, provava giàil bisogno di forgiare oggetti artistici, per comprendere la realtàche lo circondava, riproducendola. E mi verrebbe da aggiungere chenon lo fa solo l’essere umano: ricordi, Giovanna, quando scrivevamoinsieme il Manuale di Re Leone? Scoprivamo che certespecie di uccelli, per esempio, erano in grado di allestire magnificigiardini con foglie, rami e petali di fiori, per conquistare i lorooggetti d’amore, perché – altra cosa ovvia – anche l’amoreha a che fare con l’arte, proprio come ogni mistero, compresa lamorte.

A.M. Perché l’immagine artistica èin grado di suggerire l’invisibile. L’arte, sin dall’antichità,ha ricercato i modi per raffigurare l’invisibile (il divino, i miti,i sogni, i mondi immaginari) così da facilitarne la comprensione,rendendolo visibile. Da qui: una lunga tradizione iconografica, allaquale cerco sempre di fare riferimento.


In che modo avete affrontato,l'uno con parole e l'altro con immagini, il raccontodell'invisibile?

M.S. Nelmio caso la questione è proprio questa: un fantasma è un’anima(che nessuno vede) a rendersi in qualche modo “visibile”, almenoa metà, in modo evanescente; è questa la cosa inquietante. Lo“spirito” per definizione non si vede – perché è privo dicorpo – ma può diventare “spettro” o “fantasma”, cose chehanno a che fare con la luce (pensiamo allo “spettro solare”)e con il fenomeno visivo, in vari modi e a vari gradi. Ho imparatomolte cose sulla definizione di questi termini e di questi concettidurante un interessantissimo convegno che si è appena svolto a RoccaGrimalda (Ovada), dal titolo Fantasia e Fantasmi,organizzato da Sonia Barillari e Martina Di Febo, che sono state cosìgentili da permettermi di presentare in questa occasione proprio leCase stregate.

A.M. Ho cercatodi suggerire le atmosfere. Mi sono concentrato sulle ambientazioninotturne e, tramite la composizione, il chiaroscuro e il colore,ho tentato di rendere il tono emozionale del racconto. Penso chel’atmosfera possa guidare la nostra percezione e favorire il nostrocoinvolgimento nella storia. La meta, che come illustratore sentoaltissima e difficile da raggiungere, sarebbe quella di riuscire aricreare e a trasmettere un’emozione.


Da sempre l'uomo immagina e sente che i luoghioltre che da abitatori sono abitati da presenze. I luoghi sono abitaticioè dai tempi che hanno attraversato e dalle persone che hannoappartenuto a quei tempi. Quanto la relazione con il passato conta nelvostro lavoro?

M.S. L’hocapito, quasi tangibilmente, proprio a Rocca Grimalda. Un luogo sceltoapposta dalle organizzatrici perché ha un’atmosfera del tuttosingolare, piena di “presenze”. Quando parliamo di atmosfera ciriferiamo proprio a questo: è come se l’aria avesse un peso diverso,fosse più densa o più sottile, piena di voci silenziosissime, dimusiche non udibili, di colori non definibili e di tante caratteristichenon spiegabili; si crea un’atmosfera durante una cena piacevole, mapuò capitare di trovarsi in un luogo dall’atmosfera sinistra. C’èqualcosa che non vediamo o non percepiamo, almeno con i nostri sensi; masappiamo che c’è, perché “lo sentiamo”. In un castello sappiamoche è presente la storia, perché le mura antiche ci parlano del passato;pensiamo inevitabilmente a chi c’è stato prima di noi, percorriamole stanze su cui si sono posati altri passi, il tempo trascorso èquasi palpabile; la stessa cosa si prova in un museo o in una galleriad’arte: pittori e scultori hanno lasciato traccia della loro esistenzanegli oggetti che hanno realizzato (proprio nel senso di “renderereali” per i nostri occhi). In una biblioteca ci sono migliaia,milioni di voci che parlano ancora, chiuse nelle pagine dei libri,c’è un pensiero molteplice che aleggia, è un concerto di sussurri,ma anche di voci potenti; in questo senso si può dire che lo spiritosia sempre vivo e presente, impossibile da cancellare.

A.M. Mi interessano molto le tracce del passato e mi sento legatoaffettivamente agli oggetti familiari tramandati attraverso diversegenerazioni. Anche quando disegno il riferimento a quanto è stato fattoin passato è spesso presente. Mentre lavoravo alle illustrazioni per Casestregate ho riflettuto più volte su certe opere di Léon Spilliaert,quelle più cupe e visionarie, e su certi lavori di Füssli, di Redone di Delvaux, sulle fotografie di Deborah Turbeville e di Mimmo Jodice(che ho citato due volte nel libro) e sulle immagini di alcuni film,come The Innocents di Jack Clayton.


Che cos'è per voi unfantasma?

M.S. Probabilmentela mancata elaborazione di un lutto. Lo intuivo alla fine dellaStoria degli Spettri: il fantasma è l’immaginedella perdita. Se ci credi, vedere un fantasma significa trovarsi difronte a qualcosa che non c’è più, non appartiene più al nostrospettro visivo consueto (e non è un gioco di parole), ma rimanelì ancorato all’esistenza, non riesce ad andar via, per motivioscuri. Non ho mai visto un fantasma, però se mi capitasse vorreitrovare il coraggio di chiedergli: “Perché sei qui? Cosa posso fareper aiutarti?”. Perché secondo la tradizione anche loro vorrebberoandar via, solo che non trovano la strada per allontanarsi. Ho lettoun articolo su Internazionale, qualche settimanafa, che mi ha molto turbato. Raccontava di un sacerdote spiritistachiamato in Giappone, nei luoghi colpiti dallo tsunami. Sentiva lapresenza di anime sperdute. I tanti morti provocati dal cataclisma eranostati strappati alla vita troppo in fretta. Ma rimanevano lì, come intrappola. Alcuni non sapevano nemmeno di essere morti. Il sacerdote avevail compito di aiutarli ad “andare via”. E lui – così riferiva –riusciva a recidere i legami fra quei “non morti” e l’esistenza,perché potessero liberarsi e salire – sono sempre parole sue –“verso la luce”.

A.M. Penso ai fantasmi conleggerezza. Per me sono come quelle spiritose presenze che agiscononel film Fantasmi a Roma, che mi ha incantato da bambino.

Disegno preparatorio perPoveglia.
Disegno preparatorio perPoveglia.





Vi è mai capitatodi aver pensato di essere stati testimoni di fatti non riducibiliattraverso a una spiegazione razionale?

M.S. No, l’ho detto spesso, non mi è capitatomai. Per questo forse sono così fissato. Ero un bambino molto credulone,sempre convintissimo dell’esistenza di fate, spiriti, UFO, ma nessunapresenza inspiegabile si è mai degnata di farmi visita. Forse perchépensavano: “Con questo non c’è gusto, ci casca subito”, oppure:“Inutile scomodarsi, tanto ci crede lo stesso”. Forse qualche amicobuontempone, o qualche società spiritica, prima o poi mi organizzerannouna bella messinscena fantasmatica, giusto per farmi contento, e perfarmi spaventare un po’.

A.M. Meglio nondire.

Disegno preparatorio perPoveglia.
Prova colore perPoveglia.






Cosa vi ha interessato di più nelcorso del lavoro per Case stregate?

M.S. Per quanto mi riguarda, immaginare cosa Antonio avrebbe fattodelle mie parole, come le avrebbe interpretate; cercavo di spiegargli icolori che immaginavo, glieli descrivevo, sempre un po’ umiliato dalfatto che le parole, Cenerentole, possano dire così poco delle immagini;mi è piaciuto moltissimo vedere la trasformazione dei bozzetti intavole, e seguire il lavoro lenticolare, paziente, affascinante, cheandava facendo intorno a idee (vaghe), concetti (confusi) e leggende(oscure) che la tradizione ha conservato così ostinatamente. Questoè l’interrogativo persistente che ci propone l’immaginario: ma sesappiamo che queste cose non sono vere e razionali (come i fantasmi,appunto), perché la gente ci crede da secoli e millenni? Un’ultimacosa, molto interessante: se davvero non esistessero, questi fantasmi,se fossero esclusivamente fantasie, ognuno se li inventerebbe un po’ amodo suo, e invece, no. Ogni storia, recente o antichissima, di qua e dilà dal globo, in Giappone come in Europa, presenta sempre, eternamente,le stesse strutture: i fantasmi, da che mondo è mondo, si manifestanosempre secondo le stesse leggi e nelle identiche modalità. Questo èdavvero strano, no?

A.M. Ho trovato interessantestudiare questi micro-racconti per immagini, che integrano il testo diMassimo e che si risolvono nello spazio di una o due pagine, così brevi(e pur completi) che li ho immaginati come trailer di possibili e piùestese storie.
Poi, mi diverte sempre la raccolta delladocumentazione per la scelta dei personaggi e delle ambientazioni:fatta per selezioni successive, è una specie di casting.

Prove per le grafica dicopertina.