Presentarsi bene/ 2. Evelyne Laube e Nina Wehrle

Credo che,per gli illustratori, la storia dell’Arca di Noé abbia unfascino quasi irresistibile. Come le Favole diEsopo. Da secoli, infatti, l’arca rappresenta uno dei campi suiquali gli illustratori si cimentano per provare la loro capacitàdi interpretazione del testo e di rappresentazione del mito.

Ho visto per la prima volta Die grosse flut di Evelyne Laube e NinaWehrle a Lisbona, come giurato al concorso Ilustrarte2012 (di questa esperienza ho parlato qui). Uno strano libro. Una carpetta di formato verticale (165 x 255 mm.) che si chiude con eleganza sutre fogli di grande formato (980 x 500 mm) piegati in ventiquattresimoe raccolti.  Niente colla, niente cuciture, niente altro checarta e inchiostro.

Letre segnature piegate hanno ciascuna un titolo, che corrisponde altesto che contiene (Genesi 6 – 8), con illustrazioni in bicromia:nero e rosso per Genesi 6, con la sezione di un tronco d’albero eun tarlo che lo scava; nero e blu per Genesi 7, con una nuvola chescarica la sua pioggia sulla Terra; nero e giallo per Genesi 8, conuna penna remigante, di colomba, forse.

C'erano poitre strane illustrazioni, a matita e penna, con fondi sporchiche immagino realizzati in monotipia, o stampando una lastracalcografica vergine:
la prima affollata di coppie dianimali che si accalcano all'ingresso di un’arca appena costruita,in un cantiere abbandonato in fretta e furia dagli uomini, lasciandosul terreno materiali e utensili da costruzione;

la seconda popolatadi occhi spalancati nel buio della stiva di un’arca che si immaginain navigazione sulle acque del diluvio;

e la terza interamenteoccupata dal guscio di una tartaruga dal quale spunta la sola testa,guardinga e sospettosa, come a domandarsi se davvero sia tutto finitoe si possa ricominciare a vivere.


Illustrazioni affascinanti, dense di mistero, come densodi mistero è il testo della Bibbia che ci ha tramandato la vicenda, dallequali, oltre una straordinaria perizia tecnica e compositiva, trasparela capacità di interpretare il testo e di raccontare – o, meglio,evocare – le altre storie che da questo si dipanano.
Tuttala giuria ne è stata conquistata. E le illustrazioni si sono guadagnatela selezione e una menzione speciale. Qualche settimana dopo, da Seoulci è giunta la notizia che Die grosse flut e le sueillustratrici sono risultati fra i vincitori, sia nella categoria New publication, sia nella categoria Illustration, del 4th CJ Picture BookAward.


Tornato a casa da Lisbona, ho trovatonella posta – piacevoli scherzi del destino – unacopia del libro con un semplice biglietto scritto a mano conalcune frasi in inglese e l'indicazione di un sito web: www.itsrainingelephants.ch.Andate a visitarlo. Ne vale la pena.
La ragione per cuine parlo sotto questa rubrica è perché è una delle miglioripresentazioni che abbiamo mai ricevuto in casa editrice. Poche parole;le indicazioni essenziali; e un progetto (in questo caso un librovero e proprio) che rivela talento, competenza, comprensione deimeccanismi narrativi e inventiva.


Certo, direte, ma qui c’è di mezzo anche uneditore; un progetto che, stando a come è stato descritto qui, è frutto di più di una mente; uninvestimento in stampa e confezione. Vi concedo che tutto questo èvero e ha un suo peso. Ma questo rimane indubbiamente un modello alquale ispirarsi per realizzare, anche con poca spesa, anche a casa,anche con una semplice stampante inkjet e qualche foglio di carta ecartoncino un oggetto che sia in grado di rivelare la capacità nontanto e non solo di disegnare, il “dare luce al testo”, ma anchee soprattutto di pensare il libro come meccanismo narrativo e comeprodotto industriale.

AEvelyne e Nina auguro tutto il successo che meritano, certo checonquisteranno altri allori, oltre a quelli già guadagnati. E chiudocon un interessante confronto fra l’arca di Evelyne e Nina e quellache Massimo Caccia ha recentemente disegnato per C’è posto per tutti: in fondo èesattamente la stessa idea, ma la sua trasposizione in immagine è cosìdiversa per segno e atmosfera che ci ha fatto molto riflettere. Anchea proposito di quello che Alice Barberini ha scritto qui.