Il burrone ovvero la scoperta di ciò che ignoriamo

La nostra collana Linguacce non è una delle più frequentate del nostro catalogo. Rispetto a Parola magica, per esempio, o a I grandi e i piccoli, apprezzate e conosciute anche perché ospitano titoli di grande successo, è meno nota. Probabilmente questo capita anche perché è una collana più giovane, e forse perché raccoglie libri particolari che hanno bisogno di un po’ più attenzione rispetto ad altri.

Il tema di Linguacce, detto in senso molto ampio, è quello della lingua e del gioco, dei nomi e dei loro significati, della grammatica e dei suoi scherzi, del linguaggio e del suo modo meraviglioso, ironico, fantastico di invitarci a esplorare il mondo. Qui potete vedere quali titoli comprende Linguacce: per ora sono sei, tutti contrassegnati da immagini e grafica pulite, da una prevalenza di bianco, da un segno che corteggia la geometria e da scelte cromatiche decise e sofisticate. Del resto la lingua è così: ha un’indole matematica e un cuore letterario, e le immagini sanno come prendersi cura di numeri e lettere.

L’ultimo volume di Linguacce è Il burrone, testo di Giuseppe Caliceti e illustrazioni di  Liuna Virardi, un libro che prosegue sulla medesima strada inaugurata da Caliceti con In ogni Pinocchio, illustrato da Gaia Stella.

Giuseppe Caliceti, scrittore e maestro in una scuola primaria, porta nelle sue classi e ai suoi bambini una quantità di esercizi e giochi linguistici che hanno l’obiettivo di rendere l’insegnamento dell’italiano, parlato e scritto, un’esperienza fatta di sperimentazione, gioco, apprendimento, riflessione, significato, osservazione, memoria, consapevolezza, che sia la più ricca, lieta e profonda possibile. I testi per questi libri che abbiamo in catalogo partono dal suo lavoro scolastico, sono un frammento di quella fucina creativa che è la sua riflessione e presenza scolastica.

Fra alcuni che ci sono stati proposti, abbiamo scelto questi perché le dinamiche messe in atto da questi testi, fondati su giochi verbali (nati per illustrare regole grammaticali), si sposano bene con sequenze di immagini particolarmente interessanti, dando luogo a libri illustrati in cui, durante la lettura, il meccanismo della sorpresa e della scoperta la fanno, splendidamente, da padrone. Ed è proprio il principio della scoperta, il meccanismo che sta alla base di tutti i libri della collana Linguacce, un meccanismo perfettamente descritto da una riflessione di Munari: «La cultura è fatta di sorprese, cioè della scoperta di ciò che ignoriamo».

In Il burrone si gioca con gli accrescitivi e i diminutivi. E si gioca in modo spavaldo, presentando ai bambini le conseguenze che un errore di valutazione sulla natura di una parola potrebbe avere sulla realtà: un montone non è un grande monte; un piccolo mulo non è un mulino; un torrone non è una grande torre; un cavalletto non è un piccolo cavallo e via discorrendo di equivoco in equivoco.

Ogni volta il racconto parte in grande stile con il più classico degli incipit, C’era (una volta), predisponendo il lettore a ipotizzare una naturale continuazione della storia che tuttavia, invece, ogni volta, girata la pagina, subisce una battuta d’arresto, si blocca. Perché il meccanismo della trama si inceppa, ingannando le nostre aspettative e mostrandoci una falla nel senso delle parole e la necessità, quindi, per il narratore e il lettore, di riprendere da zero la storia, ricominciarla con un nuovo incipit. Solo alla fine del libro la storia troverà la propria conclusione naturale, ma lo farà mostrando per accumulo tutti gli errori e i cambi di prospettiva che l’hanno costruita, in una grande catena di eventi che conduce all'ultima grande sorpresa finale.

Così se il diminutivo e l’accrescitivo in grammatica sono un fenomeno di alterazione che prevedono l'uso di suffissi come -ino, -ello, -etto, -uccio, -one (es: bicchierino, asinello, isoletta, calduccio, donnone) per trasmettere un senso di piccolezza o di grandezza dell'oggetto di cui si parla, qui diventano i protagonisti di una escalation narrativa che oltre a sorprendere e divertire, suggerisce al lettore che il linguaggio è un oggetto delicato: basta pochissimo per cambiare il senso, la direzione e la tonalità di una frase, e per questo il suo utilizzo, cioè il parlare e lo scrivere, presuppongono attenzione, creatività e competenza. Insomma, la grammatica è una scienza niente affatto noiosa, che ci mette al corrente di tutte le magie e le stranezze della lingua.

Liuna Virardi, estrosa e allegrissima illustratrice, costruisce una narrazione visiva essenziale e di grande effetto, che sottolinea da una parte il gioco grammaticale con immagini pulite da abbecedario e dall’altra valorizza la tonalità surreale del racconto con scelte cromatiche e figure di grande impatto. In questo modo la sua sequenza visiva asseconda senza incertezze e con precisione il ritmo perfetto del testo fino alla eclatante conclusione nascosta nell’ultima aletta del libro.

Come nel precedente libro, In ogni Pinocchio, anche nel Burrone al lettore sono proposti piccoli esercizi di creatività linguistica. Nella prima aletta del libro, infatti, potrà divertirsi a formulare ipotesi in merito ai personaggi caduti fuori dalla storia. Un modo per sottolineare che le storie dei personaggi continuano oltre le pagine, e che perciò il lettore potrà aiutare a decidere il loro destino di montone, pulce, mela, matto etc. fuori dal libro.