C’era una volta Tuttodunpezzo…


Nella mia scrittura l’improvvisazione non è una risorsa su cuicontare. Accade magari che la prima stesura sia istintiva: certe volte mici costringo, ad affrontare il foglio bianco, mettendo giù intanto anchesommariamente le idee che si sono accese. Ma i testi definitivi sono ilfrutto di tante revisioni: anche solo su una parola, una virgola, un acapo riga, uno spazio bianco. Ogni elemento è necessario all’approdofinale.
Talvolta però accadono sorprese. Forse a benguardare non sono proprio sorprese. Sono attimi fertili e felici favoritidall’intensità del nostro sguardo, dalla disponibilità a vedere nellecose quotidiane possibilità ulteriori, varchi verso l’esplorazione delcuore umano.
Talvolta le storie ti cercano, e ti tormentano,finché ti pieghi al loro desiderio di essere dette.

Per Tuttodunpezzo è successoqualcosa del genere.
Sono le quattro di mattina. Mia figliaviene in camera nostra. Dice che ha avuto un incubo, chiede di dormirenel lettone.
Sono in quella condizione a metà tra il sonno ela veglia. Automaticamente mi alzo: non ci stiamo più ormai, in tre sullettone. Le cedo il posto e, sempre tra il dormire e l’essere sveglia,vado verso la sua camera, per distendermi nel suo letto. Nella mente si fada sé un pensiero: certe volte i sogni brutti ci piegano. Non si puòmica pretendere che un bambino sia tuttodunpezzo.



Ora sono sotto le coperte, sto per tornare nell’altrovedel sonno.
C’era una volta Tuttodunpezzo…
La mente ha deciso di proseguire su quella strada cosìa portata di mano da rischiare di apparire degna di nessunaattenzione.
Sono troppo stanca, voglio dormire.
Tuttodunpezzo era uno molto forte…
Pietà! Giuroche quando mi sveglierò prenderò la penna e ti scriverò.
Un giorno Tuttodunpezzo…


Mi arrendo. Mi alzo e cammino come un automa, vadoin cucina, piglio un blocco. Mi siedo sul divano e lasciolibera la penna di vagare nel bianco. La storia viene fuoricosì. Ed è, salvo qualche piccolo intervento di successivalucidità, la storia del libro.

Ma lesoprese non sono finite.
Ero stata alla fiera di Bologna conun’amica. Il Paese ospite era il Portogallo. Avevamo assistito pienedi meraviglia alla presentazione degli illustratori portoghesi. Liavevamo trovati straordinari. Ma uno di loro ci aveva colpito inmaniera particolare. Era arrivato con una vecchia valigia da cui avevatirato fuori le sue creazioni. Oggetti che aveva affidato al pubblico,perché potessero essere guardati, e toccati. Uomini dai grandi nasi, chedondolavano beati sui suoi indici.
Ci dicemmo che una voltatornate a casa saremmo andate a cercare in rete quell’illustratore,per sapere di più del suo lavoro.
Memorizzammo il nome: André daLoba.


Poco tempo dopo mandai a Giovanna alcuni testi. Tra questiTuttodunpezzo.
Giovanna mi rispose,con una mail che uso spesso come ricostituente vitaminico, scrivendo:Tuttodunpezzo mi fa impazzire.
Ero feliceche avesse capito questa storia, così sintetica e metaforica. Che puòparlare del dolore che ci spezza, ma possiamo andare avanti, riprenderela strada anche spezzati e ritrovare speranza ed energie nuove.
Ora si trattava di individuare l’illustratore giusto, ed erauna bella sfida.
Ancora pochi giorni e mi scrive di nuovoGiovanna: dopo accurate riflessioni abbiamo pensato a un illustratore. Sichiama André da Loba.
André da Loba tra tutti quantie quantissimi gli illustratori!

KarlGustav Jung la chiamava sincronicità, nota Giovanna in risposta al miotraboccante entusiasmo.
E poi, e poi è arrivato il lavoro diAndré: l’impatto è stato forte, senza dubbio.
Naturale che,nella mia testa, un Tuttodunpezzo avesse assunto fisionomie, peraltrosenza caratterizzazione di genere: poteva essere una Tuttadunpezzoo addirittura un Tuttidunpezzo.









 L’incontro è stato, direi, travolgente: ho trovatol’interpretazione di André potentissima. Sintetica anch’essa, come iltesto, e capace di spalancare infinitamente le possibilità metaforiche,in special modo nei giochi di sovrapposizione dei piani.
E ora l’atteso incontro di Tuttodunpezzocon i lettori. Il più importante.







 




I meravigliosi schizzi che corredano questo postsono alcuni studi preparatori che André da Loba ha realizzatonel corso del lavoro svolto per il libro, e riguardano la messaa fuoco dei personaggi. Lo ringraziamo per averceli messi adisposizione (n.d.r.).