Col tempo. Lo spazio della parola nell’arte visiva contemporanea

[di Elena Dolcini*]

Stefania Galegati, Isola#09, 2019 (exwindow), 96 x 72 cm. Courtesy Stefania Galegati e Pinksummer Contemporary Art, Genova.

“Col tempo” è l’espressione, ancora oggi considerata criptica, che appare sul cartiglio tenuto in mano dall’anziana donna ritratta dal Giorgione agli inizi del Cinquecento; a cosa il grande artista veneto abbia voluto fare riferimento con questo messaggio non si sa con certezza: “col tempo” potrebbe alludere alla caducità della vita, ma anche alla lentezza che accompagna la comprensione del significato delle cose, oppure, più arditamente, potrebbe voler creare un cortocircuito concettuale tra il tempo di cui si ha bisogno per la comprensione dell’espressione (e delle cose tutte) e la vecchiaia della protagonista del quadro, prossima alla dipartita a causa dell’età.

Particolare di Vecchia, olio su tela, Giorgione, 1506 ca, Gallerie dell'Accademnia, Venezia.

In ogni modo “col tempo” ben indica la complessità della parola quando associata alle immagini, una parola che non ha esclusivamente una funzione esplicativa o di commento, ma che spesso mette in discussione l’elemento visivo, suggerendo una verità diversa da quella ovvia, del senso comune, derivativa dall’immagine. 

Durante il breve corso che mutua il suo titolo dall’opera di Giorgione - in programma online il 6, 10 e 13 febbraio -, mi propongo di analizzare lo spazio della parola nell'arte visiva contemporanea, uno spazio che dal Novecento in poi diventa sempre più determinante.

La parola posizionata all’interno dell’opera d’arte non è esclusiva dell’età contemporanea, anzi: basti pensare alle stele funerarie, alle iscrizioni, alle firme stesse degli artisti, alle frasi che compaiono all’interno dei dipinti quasi a mo’ di rebus; ma è lo spazio che questa acquista dal Novecento in poi che qui interessa, il suo diventare co-protagonista insieme all’immagine, se non addirittura unica protagonista del supporto artistico.

Nicola Baldazzi e Veronica Lanconelli, Sulla strada, nella pineta, 2019, installation view, marmo-libreria d'arte contemporanea, Forlì. Gentile concessione degli artisti.

Un argomento paradossalmente di nicchia e vasto insieme, così come il rapporto tra testo e immagine, necessita una precisa contestualizzazione, in modo da delimitare l'oggetto del discorso; in questo corso breve si vuole proporre un'analisi della parola così come questa è stata ed è tuttora utilizzata nell'arte contemporanea. Sarà ulteriormente necessario specificare l’espressione “arte contemporanea”, che cosa si intenda qui, ovvero quella pluralità di media visivi che va dalla pittura al disegno passando per la fotografia, per lo più allestita a parete.

Non c'è dubbio che la riflessione che si vuole portare avanti durante il corso trovi la sua origine nell'osservazione della relazione parola-immagine nell'albo illustrato, che avviene all'interno di un preciso spazio, ovvero quello della pagina. È proprio il lavoro quotidiano a stretto contatto con un genere letterario la cui dimensione ontologica è data dal legame tra testo e immagine ad attivare questa riflessione. Ma qui vogliamo analizzare l'interazione tra parola e immagine all’interno di un'opera vista a muro, non a mezzo libro (si vuole precisare: libro anch'esso considerato una grandissima forma d'arte, non solo contemporanea, qui però non al centro del nostro discorso). Alla differenza del medium di supporto si crede corrisponda anche una differente fruizione, in primis dovuta alla specificità dell’allestimento.

René Magritte, La Trahison des images (Ceci n’est pas une pipe), 1929, olio su tela, 60 × 81 cm, Los Angeles County Museum of Art.

Prenderemo in esame alcuni esempi emblematici dell'interazione tra testo e immagine nell'arte, a cominciare dagli esperimenti delle avanguardie storiche, la ricerca di René Magritte, passando attraverso il manifesto di contestazione e la concrete poetry, per poi soffermarci su pratiche più strettamente contemporanee, come, ad esempio, quella dell’artista australiana Darcey Bella Arnold e dell’italiana Stefania Galegati. Cercheremo di individuare le varie forme nelle quali si articola il rapporto tra testo e immagine, che sia questo di complementarietà, di fusione, o un legame paratattico nel quale i due termini restano per lo più distinti. Un focus specifico sarà dedicato alla fotografia che si compone anche di un testo scritto, non come una mera didascalia, ma come parte integrante dell'opera d'arte; anche qui i riferimenti sono molteplici, tanto da poter parlare propriamente di sottogenere fotografico.

Darcey Bella Arnold, Journey-ed-it-'s, 2020. Courtesy Darcey Bella Arnold e ReadingRoom, Melbourne.

Stefania Galegati, "Isola#31", opera dalla serie She Is-Land, dove la scrittura (una trascrizione del libro Il Secondo Sesso di Simone De Beauvoir) è utilizzata come forma meditativa. Courtesy l'artista e Pinksummer Contemporary Art, Genova.

Non da ultimo, faremo qualche esempio di quel particolare tipo di arte che utilizza la parola come medium caustico, dissacrante, o semplicemente ironico (pensiamo all’artista inglese David Shrigley). 

I riferimenti alla filosofia e alla semiotica saranno molteplici: l'uso iconico delle parole porta con sé considerazioni sul linguaggio ed ovviamente la co-presenza di testo e immagine in un'opera d'arte porta a riflettere sulla percezione e su come avviene la lettura (diversa?) delle due modalità espressive, parola e immagine. Ci si vuole inoltre soffermare sul tema dello spazio, su come lo spazio cambi a seconda del suo utilizzo e sullo spazio come limite e possibilità insieme di ciò che accade al suo interno. Ad esempio, lo spazio della pagina è diverso da quello di una tela: in che cosa consiste la differenza? Qual è il limite della tela e come si relaziona la parola ad esso? A queste e molte altre domande non si pretende di dare una risposta esaustiva; durante il corso cercheremo di riflettere sul rapporto testo-immagine argomentandolo di volta in volta per cercare di offrire utili strumenti di comprensione alla lettura di questa relazione.

Il corso, a cura di Elena Dolcini, si terrà online il 6, 10, 13 febbraio. Le domeniche: dalle 10 alle 12,30. Il giovedì: dalle 18 alle 20,30. Gli incontri saranno registrati per chi dovesse perdersene uno.

Per info:

marmolibreria@gmail.com

3295428673


[*Elena Dolcini è una libraia con una specializzazione in arte contemporanea. Con un background accademico in filosofia estetica (laurea specialistica in Studi Teorico-Critici, La Sapienza, Roma) e un master (MA) in Teoria dell’arte contemporanea (ECA di Edimburgo), ha lavorato per alcuni anni come assistente alla direzione di gallerie, sia in Italia che all’estero. Sue recensioni sono state regolarmente pubblicate da Espoarte; ha scritto anche su Exibart, e su altre testate online come The Quietus e American Suburb X. Elena, prima di aprire marmo - libreria specializzata in arte contemporanea, ha curato con la non più attiva associazione [dif-fù-sa contemporanea] alcuni eventi di diffusione e avvicinamento all’arte contemporanea in collaborazione con il Comune di Forlì, tra cui 1502, un concorso per giovani artisti. Recentemente ha curato i seguenti corsi: Arte contemporanea?! Una storia possibile, Outdoor Art: l’aperto nell’arte contemporanea. Da un passato recente a una progettualità futura, La rappresentazione dell’infanzia nell’arte contemporanea, L’arte dal punto di vista della fotografia: l’occhio dei fotografi su artisti, opere d’arte e luoghi ad esse dedicate.]