Il Natale imperfetto del topo che non c’era

Oggi vi presentiamo l'ultimissima novità autunnale. State all'occhio perché mercoledì su questo blog lanceremo un gioco, legato a questo libro e al corrente periodo di festa. Potranno partecipare solo esseri viventi che non hanno più di dieci anni. Quindi se il vostro bambino o il vostro gatto o il vostro cane o il vostro pappagallo hanno dieci anni potranno essere inclusi. L'ha deciso il topo che non c'era con la sua saggezza tipica da topo: prendetevela con lui, perciò.

[di Giovanna Zoboli]

È strano: dei miei libri ricordo sempre come sono nati, da quale idea, in che momento. Il Natale del topo che non c’era, invece, non ha lasciato tracce. Si tratta del terzo volume della trilogia che ha come personaggi un topo e un gatto, nati dalle illustrazioni di Lisa D’Andrea, di cui ho già raccontato qui e qui. Ricordo che pensai che sarebbe stata una trilogia (ma molti esseri umani sotto i dieci anni si stanno lamentando di questa decisione, dicono che per lo meno debba diventare una quadrilogia o una quinquilogia...), questo sì, e che quindi bisognava fare un terzo volume. Anna Martinucci che ha realizzato la grafia e la grafica dei tre libri, mi ha ricordato recentemente che quando stabilii di fare il terzo volume dissi subito che sarebbe stato sul Natale, ma perché decisi proprio il Natale non saprei dirlo.

Insomma, come e perché sia nata questa storia di liste e di litigi natalizi non lo ricordo assolutamente. Il fatto è, se proprio vogliamo essere onesti, che certe storie nascono nel momento in cui si comincia a scriverle, senza dare altre avvisaglie. È la scrittura che ti porta a capire da che parte andare. Così, probabilmente è accaduto con Il Natale del topo che non c’era.

Se lo guardo ora, il libro, se lo sfoglio, mi accorgo che un senso dietro all’idea della trilogia è presente: nel primo libro i due si incontrano per la prima volta; nel secondo decidono di fare una vacanza insieme, incontrando i cugini gatti di montagna e i cugini topi di mare; nel terzo, i due che ormai abitano vicini e sono inseparabili, finiscono per festeggiare un Natale che pare litigiosissimo insieme alla folla di cugini gatti e topi che intervengono per riportare la pace (Natale, festa sociale per eccellenza). Insomma, dalla solitudine iniziale dei due personaggi, si passa all’amicizia e si finisce con il condividere l’amicizia con un gruppo. Un percorso dall’uno al molteplice.

Tuttavia la trama segreta del libro, il suo centro è sempre il medesimo, declinato in diverse situazioni: lo scarto fra realtà e immaginazione, la distanza fra le cose così come sono e le aspettative con cui le pervertiamo immaginandole, fino a cancellarne la verità. All’inizio il gatto, immaginatore compulsivo di topi, si accorge che esiste un topo che si sottrae alle sue fantasticherie e che questo topo non riesce proprio a immaginarlo: lo conoscerà soltanto nel momento in cui lo incontrerà davvero. Nel secondo libro, gatto e topo vanno in vacanza: sono pieni di idee su quello che faranno, sui paesaggi che vedranno, ma presto capiscono che quello che si erano immaginati - guardando fotografie, riviste, cartoline - non corrisponde del tutto a quello che trovano: la prova di realtà li lascerà un po’ stupiti e scombussolati. Ma naturalmente non sempre essere scombussolati è un male.

Nel terzo libro i due personaggi sono alle prese con la festività più importante e desiderata dell’anno, la più colonizzata da fantasticherie di ogni tipo, la più gremita di immaginario, la più rappresentata e cantata. Pretendere di organizzare un Natale perfetto è, quindi, un’impresa impossibile, destinata a scontrarsi con tutti i limiti della realtà che non è una pubblicità di giocattoli, panettoni o compagnie telefoniche decise a inscenare a ogni costo l’intimità e il calore del Natale come lo festeggiano le Famiglie Perfette (quelle che, come sappiamo, non esistono). Basti dire che in tutti gli spot natalizi fa freddo e nevica su boschi meravigliosi e casette da fiaba, mentre noi nel nostro mondo probabilmente la neve ce la godremo sempre meno, gli alberi li vedremo caduti o tagliati e al posto delle casette da fiaba avremo megalopoli molto poco accoglienti, sempre che qualcuno non decida di invertire il corso dell’economia e della Storia, cosa che auspico con tutta me stessa).

Il gatto e il topo, decisi ad avere il Natale più desiderabile, ognuno secondo le proprie incrollabili opinioni, finiscono per perdere il senso della realtà e, quindi, per litigare. Una situazione paradossale perché il Natale in famiglia non è il momento dell’anno in cui ci si dovrebbe volere tutti più bene? Lascio a ognuno di voi la risposta, su questo punto, certa che risponderete secondo coscienza.

Non vi dirò, ovviamente, invece, come finisce il libro, ma sappiate che il topo che non c’era e il suo amico gatto, al contrario di quello che spesso succede a Natale, dotati di sopraffino senso dell’assurdo, risolveranno brillantemente la questione. E da questo punto di vista, il libro ha un bellissimo lieto fine, un lieto fine davvero natalizio, che se me lo concedete, è come dovrebbero essere tutti i Natali di tutti noi, da oggi in poi.

Su come Lisa D’Andrea, illustrazioni, e Anna Martinucci, scrittura a mano e grafica, abbiano lavorato a questo libro, facendone il piccolo gioiello che è, parleremo più avanti.

Un’ultima cosa: noi Topipittori siamo tutti entusiasti dell’oro in copertina. È la prima volta che su un nostro libro appare l’oro (cosa che nessuno mai avrebbe potuto immaginare, e da questo momento siamo certi che molti figli di architetti, che come sapete sono il nostro pubblico di riferimento, ci guarderanno con sprezzo e delusione). Vi confessiamo che non è colpa nostra: se non fosse stato per il topo che non c’era e il suo amico gatto, che ci hanno piantato una grana colossale, praticamente imponendocelo, non avremmo mai ammesso una cosa simile. Che cos’è infatti un libro sul Natale senza oro? hanno strillato i due. L’oro è in tutte le liste di Natale che si rispettino. E, insomma, è andata così.