La felicità di piantare alberi

Tavoladi Frédéric Back per L'uomo che piantava glialberi.

Oggi28 luglio, giorno in cui, cento anni fa, l'Impero austro-ungaricodichiarò guerra al Regno di Serbia, si ricorda l'inizio dellaprima guerra mondiale: 50 milioni di morti, senza valutare leconseguenze catastrofiche: 50 mila persone morte di fame nellasola Germania, le basi gettate per il secondo conflitto mondiale,con la tremenda crisi economica, la nascita dei nazionalismi e deiregimi totalitari. Oggi, vogliamo ricordare questo evento così,con due storie gemelle, una solo immaginata, l'altra accadutadavvero. Ci sono venute in mente si può dire per caso, perchénelle ultime settimane entrambi questi filmati hanno circolato inrete, in mezzo a quelli delle immagini dei bombardamenti di Gaza, el'accostamento ci ha fatto pensare.

Nel 1987, FrédéricBack ha realizzato L'uomoche piantava gli alberi, bellissimaanimazione, vincitrice di un Premio Oscar come migliorcortometraggio d'animazione, dal racconto omonimo di Jean Giono,nella versione italiana letto da Toni Servillo (in quella franceseda Phlippe Noiret). Protagonista del racconto, il pastore ElzéardBouffier che, da solo, con pazienza, e mentre in Europa infurianoguerre devastanti, riesce a compiere una impresa incredibile: riportarealla vita un territorio malato e inaridito, disertato dalla vita.

Quercia, schizzo di di FrédéricBack, 1942.


Qualche giorno fa, in rete girava il documentario ForestMan, dedicato a un uomo dinazionalità indiana protagonista di una vicenda identicaa quella narrata da Giono. Ma se Elzéard Bouffier,protagonista di Giono, è una creatura immaginaria, JadavMolai Payeng è un uomo in carne e ossa che ha compiutodavvero quello che accade nella storia di Giono e di Back.

Nel 1979, dopo che alcune violente inondazionidevastarono l'isola di Majuli nel fiume Brahmaputra, nella regioneindiana dell'Assam, Jadav Molai Payeng cominciò a piantare alberiper cercare di rimediare all'ecatombe di uomini, piante e animali. Intrent'anni, ha seminato 1360 acri di quella che oggi è chiamataMolaiForest, popolata da una fauna ricchissima, dichiarata parconazionale e nominata dall'Unesco patrimonio dell'umanità.

Jadav MolaiPayeng.

Nelsuo romanzo, Giono insiste sulla solitudine e la felicità che nasconodal gesto di Elzéard; nel documentario realizzato nel 2013 dal registaWilliam Douglas McMaster, Molai afferma di avere rinunciato a tutto e diessere l'uomo più felice della terra.

Scrive Giononel suo racconto: "Se si teneva a mente che era tutto scaturito dallemani e dall'anima di quell'uomo, senza mezzi tecnici, si comprendevacome gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di Dio in altricampi oltre alla distruzione."

In questo mese,in cui davvero in ogni momento della giornata ci si è chiesti qualefollia distruttiva domini la mente umana, questa riflessione di Gionova tenuta bene a mente, soprattutto riflettendo su ciò che Jadav MolaiPayeng, isolato e con le sue sole forze, ha fatto.
Anchequesto può essere un modo di parlare di guerra e di di pace, conbambini e ragazzi.

Vi proponiamo in visioneentrambe le storie.