Quando c'è una tempesta, bisogna essere in due

[di Simona Proserpio*]

Non riesco a stare ferma. Non riesco a stare seduta sul divano più di dieci minuti. Le bambine potrebbero anche essere contente di vedere tutto il giorno cartoni. O forse no. Sì o no, non è questa la soluzione. In effetti non abbiamo una soluzione, ma i modi per sfruttare questa attesa e trasformarla in qualcosa di costruttivo e positivo eccome se ci sono.

Diciamo che in questo periodo di quarantena io e le mie figlie non ci annoiamo, nonostante l’essere chiuse in casa. La rete è pienissima di spunti, idee, ricette, esperimenti e suggerimenti. Abbiamo tanti libri e un sacco di materiale di scarto, riutilizzabile. Perché non approfittare di tutto ciò in questi momenti in cui pensare troppo può farci male? Eccole Anita e Cecilia, di cinque e tre anni, o meglio quasi sei e quasi quattro. Ovviamente, non potendo andare alla scuola dell’infanzia, manca loro la socializzazione con compagni e maestre. Spero tanto che possano tornare a vedersi al più presto: questa è la cosa che manca di più ed è impossibile trovare un palliativo. Gli incontri su Zoom non sono all’altezza dei reali bisogni che hanno questi bambini. La didattica a distanza per i bambini della scuola dell’infanzia funziona poco. Serve altro.

Credo che Anita e Cecilia siano già molto fortunate a essere in due, per farsi compagnia e poter almeno interagire con qualcuno che non sia esclusivamente un adulto. Eppure sono certa che anche a casa possano comunque imparare un sacco di cose, nonostante tutto. Dopo qualche giorno chiuse qui, ci siamo date da fare: abbiamo scoperto che il ghiaccio può appiccicare o scottarti, ad esempio; che il sale brucia; che i gusci delle uova si sciolgono con l’aceto o che possono essere riutilizzati facendo due buchini per togliere tuorlo e albume e dipingerli, oppure farne sculture con gli stuzzicadenti.

Abbiamo imparato a riutilizzare tantissime altre cose: non solo i banali rotoli di carta igienica, ma ogni genere di scatola, scatoletta, contenitore  - chi l’avrebbe mai detto che avremmo potuto trasformare il bidone del detersivo dei panni nell’Elefantino Elmer? - lattine e tetrapak del latte, cannucce e spazzolini da denti che abbiamo utilizzato come strumenti utili per la pittura, vecchi cd e dvd, per fare solo alcuni esempi. Ormai praticamente non buttiamo più nulla: «Mamma questo teniamolo, può servire, vero?».

Non hanno ancora imparato a fare le lasagne come si deve, anche se ci abbiamo provato. Hanno capito che serve tempo e pazienza a fare le cose, che bisogna far cuocere un sacco di tempo la carne macinata perché venga un buon ragù e che per fare un bell’uovo di Pasqua il cioccolato sciolto deve arrivare ad una certa temperatura; che bisogna aspettare anche un giorno intero perché la pasta lieviti per fare una buona pizza. Come ormai sanno bene che bisogna aspettare perché questa storia del virus passi.



Le lasagne.

Le uova di Pasqua.

Noi siamo fortunate. Abitiamo in una casa con il grande orto del nonno e tanto spazio dove le bambine possono correre, inventarsi percorsi, rincorrere merli e lucertole, fare ginnastica, arrampicarsi sugli alberi, giocare a palla o a nascondino o a unoduetrestella!, cercare tesori, creare rifugi – rigorosamente segreti - tra le palme nane o montare la tenda verde militare di quando mamma e babbo erano giovani. Ormai hanno imparato la tecnica per districarne le bacchette e sanno che è indispensabile farlo insieme, in due, altrimenti la tenda non si riesce a montarla.

In giardino e nell'orto del nonno.

Non ci alziamo tardi la mattina: abbiamo deciso di mantenere più o meno i ritmi di quando si andava a scuola o al lavoro. Tuttavia, almeno in queste settimane in cui io, impiegata part-time in cassa integrazione, sono a casa tutto il giorno, cerchiamo di prendere tutto con più calma e assaporare i vari momenti della giornata.

Cerchiamo di trovare i lati positivi di questa quarantena. Quando mai ci si sedeva tutti assieme a fare colazione? Quando mai si riuscivano a mangiare più di tre biscotti prima del ciao io scappo bacio buona giornata? Quando mai riuscivo a pettinarle come si deve facendo pure le trecce o le pettinature di internet?

«Vabbe' dai, però, diamoci una mossa, altrimenti non ci muoviamo nemmeno dalla cucina, oramai è già ora di pranzo!». Il pranzo e la cena spesso li prepariamo assieme. Sì, lo ammetto: noi siamo quelle che hanno fatto razzia di farina e lievito, ma che soddisfazione mangiarci gli gnocchi che abbiamo preparato con le nostre mani dopo esserci scottate con le patate schiacciate bollenti, sentire trasformare l’impasto appiccicoso in un morbido panetto pronto da lavorare, arrotolare delle striscioline, tagliarle a forma di gnocchetti, gettarli nell’acqua e aspettare che vengano a galla! Volete mettere con gli gnocchi gommosi del supermercato? E la pizza, e i taralli, e le tagliatelle che sono venute troppo sottili… ma chisseneimporta.

Gli gnocchi e i taralli.

La giornata vola in un attimo. Ci siamo, però, date dei tempi. La mattina usciamo spesso a curiosare quello che il nonno sta combinando nell’orto e anche lì si imparano un sacco di cose. Di nuovo, salta fuori che ci vuole tempo e pazienza. Il terreno va preparato, mica si possono piantare gli spinaci così, senza passare vanga, rastrello, setaccio e compagnia bella. Il pomeriggio Cecilia, la piccina, dopo essersi concentrata su qualche puzzle, dopo le immancabili e infinite partite a Uno - che vince sempre lei! - e a rubamazzo (a cui hanno imparato a giocare proprio in questo periodo), si fa il suo bel pisolino di un’ora.

Dopo di che arriva il momento dei nostri laboratori. Siamo arrivate al punto che Anita, la grande, alla sera mi chiede «Mamma, cos'hai trovato oggi su internet da fare domani?». Ormai ho l’ansia da prestazione!

Si parte: liberiamo il tavolo grande e ci mettiamo il materiale. Le tempere sono quasi sempre presenti. Abbiamo i flaconi da un litro e ormai le abbiamo provate con tutto: riso, sale, ghiaccio, uova, olio, sapone, fiori e foglie, borse di carta, latte, detersivo per piatti e pure schiuma da barba! Tutte cose che si trovano in ogni casa.

Le tempere.

A volte tiriamo in ballo pure la chimica e facciamo esperimenti che manca poco che facciamo saltare tutto in aria. Ci voleva la quarantena per insegnarci che il mix aceto e bicarbonato può fare faville e simulare pure l’eruzione di un vulcano? O per imparare a togliere tuorlo e albume dal guscio senza romperlo per poi dipingerlo? Vabbe', la prima volta che si impugna un uovo vuoto ci si deve abituare alla consistenza, altrimenti lo si schiaccia in mano senza accorgersi - vero, Ceci? E chi aveva mai provato a mischiare e manipolare l’amido di mais con acqua e colore? Da rimanere a bocca aperta. E non solo le bambine!

Il vulcano.

I gusci d'uovo.

L'amido di mais.

Tutto questo per dire che ci stiamo divertendo un sacco con materiali di scarto, oggetti comuni o ingredienti banalissimi. Basta poco. Basta poco per insegnare tantissimo. Basta poco per imparare tantissimo. Anche chiuse in casa.

Un’altra chicca che abbiamo trovato per caso in rete in questo periodo sono le dirette Facebook delle 15 di Maria Luisa Morici, cinquantaquattro anni, attrice, scenografa e costumista, regista ed educatrice, che si occupa di progetti per l’infanzia e laboratori di manipolazione. Con il suo accento umbro, che è una meraviglia, propone laboratori con materiali semplici e letture per bambini, in modo molto originale, curato e accattivante. Se se ne dovesse perdere qualcuno, lei ha un sito dove si può rivederli tutti, quando si vuole. A noi piace parecchio e Anita ha costruito tante cose seguendo le sue dirette.

Io amo fotografare e immortalare i nostri momenti unici e condivido sulla mia pagina Facebook le immagini - sgranate, ma significative - dei nostri laboratori, per dare suggerimenti anche ad altri. Mi mette un po’ tristezza sapere che tanti bambini stanno tutto il giorno in pigiama annoiati davanti alla TV. Ecco, noi il pigiama ce lo togliamo appena sveglie e la TV non la guardiamo. Adesso passo per la radical chic di turno, ma è così. No, nemmeno il telegiornale. In rete ormai si trova tutto. Con questo non voglio dire che le bambine non si intrattengano davanti a un video, anzi, in questo periodo lo fanno più del solito, ma cerco di selezionare per bene cosa far vedere loro. I film animati di quel genio di Miyazaki, per esempio, piacciono un sacco e sono diventati un appuntamento imperdibile mentre pranziamo. Sono molto richiesti non solo Totoro, Ponyo o Kiki, più adatti a loro, ma ad esempio anche La città incantata, Il castello nel cielo, Si alza il vento e molti altri, che sembrano più difficili da capire.

È lo stesso discorso dei libri. Non mi limito a libri che potrei definire banali e mal disegnati: sono sempre alla ricerca di libri di qualità con illustrazioni particolari e se ci sono parole a loro sconosciute non mi importa, perché capisco che comunque il senso della storia arriva e, anche se non arriva completamente, va bene così. Anche se non arriva adesso, stiamo mettendo le basi. Stiamo seminando. Ci vogliono, appunto, tempo e pazienza, come per il virus. Loro apprezzano e questo mi basta. Quale soddisfazione migliore potrei avere quando in un momento di noia mi sorprendono con un «Dài, mamma, scegliamo un libro e ce lo leggi?» oppure «Tu mamma vai di là ché noi ora leggiamo i libri alle nostre bimbe». Vanno, si scelgono un libro tra tutti quelli che abbiamo messo bene in ordine sugli scaffali più in basso, dividendoli in base ai disegnini simbolo delle case editrici e si accomodano sul tappeto rosso tenendo in braccio Lucia, Ciccio e Francesca.

Io le spio da dietro la porta e sono felice.

In merito ai libri, poi, ci sarebbe da scrivere per ore. Da quando sono nate le bambine, abbiamo deciso che a ogni compleanno, per loro festa, indirizziamo parenti e amici dalla preparatissima Maria Teresa, nostra libraia di fiducia con la quale abbiamo stilato una bella lista, e i regali si scelgono lì, alla libreria Libri e Giochi. E quando i mitici Tommaso e Valentina hanno fatto il trasloco della libreria La Cornice e hanno svenduto un sacco di gioielli? E il malloppo che ci portiamo a casa ogni anno a dicembre dal ricco Mercatopo? E i vari libri usati trovati nei gruppi Facebook dedicati? In pratica, abbiamo in casa un tesoro inestimabile che ora possiamo sfruttare al massimo tra letture e laboratori. Le bambine erano entusiaste quando hanno ricreato con le loro mani Colori di Tullet.

E gli albi illustrati che, oltre a essere utilizzati alla grande per le letture, utilizziamo per cercare le rime? Anita si allena con la lettura di quelli in stampatello maiuscolo, oppure insieme si divertono a copiarne le illustrazioni.

E quanto ci stiamo divertendo con i silenziosi e particolari Autunno e Inverno di Susanne Rotraut Berner inventandoci le storie dei personaggi? «Mamma, guarda! Le chiavi e il portafoglio sono di Manfred, quello che corre!». Poi, in effetti, dovrei parlare anche di quando le bambine si prendono a pugni o urlano o piangono o si offendono o fanno mille capricci o insistono per vedere un cartone in più, e io sclero e urlo e mi viene il magone e dico «Basta, voglio tornare al lavoro!» e penso all’incertezza che mi attenderà al rientro in ufficio, ai nostri amati viaggi che chissà quando potremo tornare a fare, alla scuola che chissà se a settembre riaprirà e ad Anita deve iniziare la prima elementare. Ci sono inesorabilmente anche momenti così: di sconforto. Per forza. Tuttavia, cerco di non pensare troppo e di non scaricare sulle bambine le mie ansie. Mi rendo conto che tutte le cose che faccio con loro servono tantissimo anche a me.

Quando si arriva alla sera, dopo l’appuntamento immancabile con le nostre letture, andiamo a letto felici di aver scoperto qualcosa di nuovo, qualcosa che non ci ha permesso di pensare a cose sconfortanti, qualcosa che ci ha sorpreso e ha dato una svolta a queste giornate di attesa. Anche se l’esperimento non è venuto come volevamo o gli gnocchi sono venuti troppo molli, ci abbiamo provato. Non sappiamo fare tutto, ma non fa niente. Abbiamo imparato un sacco di cose. Chiuse in casa. Riscoprendo anche il valore dello stare insieme, dell’aiutarsi e dell’abbracciarci stretti quando si sente che si sta per perdere la rotta. Perché forse lo sapevamo già, ma come dice il nonno a Tempestina : «quando c’è una tempesta bisogna essere in due», oppure che «in una famiglia di topi non ci si dimentica mai, ma proprio mai, il bacio della buonanotte».


I libri citati in questo post sono:


[*Simona Proserpio ha 42 anni, è impiegata amministrativa part-time e mamma di due bambine, amante di viaggi, albi illustrati e fotografia.]