Un grande giorno di niente

di Beatrice Alemagna, 2016

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La noia, il tempo vuoto e un mondo da esplorare: Un grande giorno di niente di Beatrice Alemagna, Topipittori, celebra l’infanzia e la libertà che ci regala una noiosa giornata di pioggia.

Il bambino dagli occhiali grandi, dalla mantellina arancione e dagli occhi un po’ tristi riporta il lettore a quella sensazione unica di noia irrimediabile, difficilmente replicabile nell’età adulta. È da quella noia che nascono le idee, i sogni, l’esplorazione di sé e del mondo esterno, trasformando quella nota di tristezza nello sguardo in curiosità e poi in meraviglia.

Una casa di campagna immersa nella natura e una pioggia fitta che non lascia alcuna speranza all’affacciarsi del sole, un divano e un videogioco tra le mani. Tutto sembra perfetto per un pomeriggio passato a uccidere marziani sullo schermo di un videogioco, ma la mamma guastafeste brontola, come al solito, e spinge il bambino a uscire fuori di casa. Il fango, la pioggia, l’umidità e l’odore dell’erba bagnata vi avvolgeranno, osservando le meravigliose illustrazioni di Un grande giorno di niente.

Quante cose si possono scoprire quando sfuggiamo alla routine, quando ci lasciamo trasportare dagli eventi, quando siamo costretti a guardare ciò che ci circonda con occhi diversi: lumache giganti, funghi, terra brulicante di vita, sassolini luccicanti e insetti sconosciuti.

"Entrare in sé e fabbricarsi vite diverse. Questo mi sono ricordata, pensando alla mia perduta noia infantile.Penso che la noia debba essere un diritto per tutti. Il momento importante è imparare a realizzare che la noia è libertà": Beatrice Alemagna racconta la noia come valore positivo insieme alla genesi di questo bellissimo albo in una riflessione profonda e carica di spunti, che ha voluto condividere con i lettori sul blog di Topipittori, il suo editore (potete leggerla qui).

In Un grande giorno di niente possono succedere molte più cose di quanto si possa immaginare: cose avventurose come saltare sui sassi di un laghetto, cose drammatiche come perdere il proprio gioco preferito, cose emozionanti come vedere i raggi del sole che filtrano dalle nuvole, cose speciali come bere la cioccolata con la mamma dopo "un magico, incredibile giorno di niente".

Da Un grande giorno di niente: scoprire il mondo attraverso la noia, di Ilaria Cairoli, in Panorama, 9.12.2016

La bravura assoluta sta nel dire le cose piccole, il quotidiano, il niente. Sta nel dirlo con semplicità, riuscendo a mettere sulla pagina – in questo caso in mix perfetto di parole e di accuratezza delle immagini – la sensazione della noia. Beatrice Alemagna si fa “maestra del sapere di dire” più del solito in questo albo e mi piace pensare che sia un punto alto in un percorso del parlare al lettore con essenzialità.

Questo albo parla di quel niente che è la noia, per di più la noia di un giorno di pioggia, nella solita casa delle vacanze di cui si conosce già tutto, mentre la mamma scrive al computer come sempre, come probabilmente fa anche a casa. Il protagonista si fa una cuccia sul divano, gli incollati allo schermo del videogioco. E intanto pensa a suo padre, a tutte le meraviglia che gli avrebbe mostrato fuori di lì. Non sappiamo altro di suo padre, non sappiamo se non ci sia perché è da un’altra parte o perché sia morto; sappiamo però quel che leggeva nella natura, nel paesaggio intorno, nel tempo: meraviglie. Che non appaiono esattamente così al bambino, quando la mamma lo mette fuori casa e la pioggia continua a scosciare sui suoi occhiali e sulla mantella arancione, con tutta la noia del mondo lì convenuta. Sono passi pesanti e persi i primi che muove e le illustrazioni fanno percepire benissimo a chi legge l’umidità, le pietre scivolose, l’odore dei funghi nella pioggia: ecco intanto la scoperta, le mani affondate nella terra, la paura, il capitombolo e tutto che sembra come nuovo. Il sole che torna e la sensazione di libertà che viene dal viverla , quella natura, dal rotolarcisi dentro. Perché la noia è libertà ed è infangata, fradicia, luccicosa e piena di schizzi di una pozzanghera. E non ha bisogno di parole né di racconti; a volte il conforto di uno sguardo che sorride complice – da uno specchio come sopra una tazza di cioccolata bollente – è sufficiente.

In Un grande giorno di niente, da Le letture di Biblioragazzi, 24.12.2016