C'è posto per tutti

di Massimo Caccia, 2011
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Animali: sono loro i protagonisti di C'è posto per tutti. Si sono lasciati alle spalle chissà quanti chilometri e giorni, regioni polari, savane, foreste temperate e tropicali, ghiacciai, montagne innevate, deserti, albe, crepuscoli, nottate, per arrivare fin qui, alla bocca dell'arca, per tentare adesso di salvarsi. Vanno verso la catastrofe annunciata, cioè il diluvio universale, in processione laica, non a coppie,  come vorrebbe la tradizione, ma a singoli. Hanno l'aria che hanno: un po' preoccupata, un po' assonnata, molto concentrata, di nessuno si può dire che sia rassegnato all'apocalisse. La sventura che incombe sui loro passi – se fossero umani del 2012, verrebbe da immaginarli trafelati, suscettibili di smorfie deformanti e imprecazioni disarticolate al minimo alito di vento – è dissimulata con un grado di discrezione e self control a cui tutti dovremmo imparare a ispirarci nei momenti di disperazione.
Tanta è la comprensione per la precarietà del loro stato, quanta è la stupefazione e la tenerezza di fronte all'eleganza e alla compostezza con cui ciascun animale contrasta l'angoscia e attende il proprio turno. Ciascuno è fermo e al tempo stesso in moto perpetuo. Prevale un certo senso pratico sulla fretta di prendere posto come capita (perfino dentro l'arca regna un caos ordinato). [...]
C'è posto per tutti è un esempio antiretorico di convivenza riuscita. Quando stare uniti è un vero rompicapo, soggetti tra loro molto diversi, come qui, trovano nel tangram la perfetta soluzione. La geometria diventa il linguaggio per parlare la babele delle lingue e stringere incastri magici. Grazie all'intelligenza delle forme, i piccoli e i grandi, i morbidi e i duri, i molli e i rigidi, i grossi e i sottili, gli aperti e i chiusi, gli storti e i dritti, i leggeri e i pesanti, i caldi e i freddi eccetera, si fanno compagnia e socializzano. Anche perché il viaggio che si profila, dopo l'ultima pagina potrebbe essere infinito: perciò, meglio portarsi rispetto e volersi un po' bene.

Da Incastri magici, di Giulia Mirandola, Catalogone, 2012.