Prendere il volo. Storia di uno spettacolo a figure.

[di Enrica Carini]

ph. Miriam Costamagna

Era un giorno di sole di inizio autunno quando Miriam Costamagna, della compagnia Drogheria Rebelot, con uno dei suoi sorrisi migliori mi ha allungato il libro Prendere il volo al tavolino di quello che da una vita è ormai il mio bar e mi ha detto: “Vorrei farne uno spettacolo, piccolo e gentile. Tu lo faresti con me?”. Se sono qui a raccontarlo, potete immaginare la mia risposta. Ora che lo spettacolo Prendere il volo sta debuttando alla Casa del teatro ragazzi e giovani di Torino, che lo ha accolto e sostenuto tra le sue produzioni, posso dire che è iniziato tutto con quel caffè. E nella parola tutto, insieme al lavoro, la cura e lo studio, ci sono l’amicizia, le lunghe discussioni, i sentimenti e l’attenzione in cui è cresciuto non solo lo spettacolo, ma anche la condivisione di una poetica dell’abitare l’infanzia e la visione di un teatro come tempo in cui immaginare, crescere, amare, soffrire un poco, cambiare e, soprattutto, imparare a essere liberi.

Adattare Prendere il volo, il libro di Marina Marinelli con le illustrazioni di Silvia Molinari edito nella collana Piccoli Naturalisti Osservatori dei Topipittori, a spettacolo teatrale per un pubblico dai quattro agli otto anni, è stato un percorso di progettazione e ricerca drammaturgica intenso, ma leggero. L’obiettivo è sempre stato quello di arrivare alla composizione di un racconto unitario in cui Zazì, la protagonista immaginata per la scena, cresce attraverso il tempo degli incontri, della cura e delle liberazioni degli uccellini che trova e salva, mantenendo contemporaneamente sia la semplicità dell’impianto descrittivo originario sia la molteplicità delle esperienze raccontate dall’autrice. Tutto questo, insieme a una serie di specifiche tecniche - uno spazio scenico di 4x4 m, una sola attrice in scena, la possibilità di andare anche in luoghi non teatrali, facilità di montaggio, numero limitato di luci... - ha condotto la scrittura verso una forma scenica che mi piace definire “spettacolo a figure”.

ph. Andrea Macchia

È da un po’ di tempo che la definizione di spettacolo a figure mi ronza nella testa. Esattamente da quando ho trovato tra alcune riflessioni di Sergio Ruzzier l’espressione: libri a figure. Ne sono rimasta subito colpita e mi ha, in qualche modo, fatta sentire chiamata in causa e portata a riflettere proprio sul mio modo di fare teatro. Io non ho gli strumenti per entrare nel merito delle riflessioni di Ruzzier relativamente ai libri ma il lavoro drammaturgico che ogni volta affronto e il risultato dello spettacolo che ne deriva penso possa riconoscersi in questa definizione. Con Prendere il volo ho capito ancora di più come questa espressione possa definire una poetica.

ph. Andrea Macchia

Il teatro d’ombre, di cui da anni ormai fortunatamente mi prendo cura, gravita in quell’universo chiamato teatro di figura, ma questo spettacolo, grazie alla comunione di lavoro e di poetica con Miriam e Andrea Lopez Nunes di Drogheria Rebelot, con Gabriele Genova che ha realizzato tutte le figure, e Paolo Codognola che ha composto le musiche originali, penso sia proprio uno spettacolo a figure. E con questo intendo uno spettacolo in cui le figure, sotto forma di disegni o sagome bidimensionali di varie dimensioni e usi, sono sempre sulla scena, a volte animate in ombra, altre a vista, ma sempre presenti nello spazio insieme alle parole, alle musiche e alle luci in una coerente continuità drammaturgica. Uno spettacolo a figure, dunque, perché le figure sono la lingua che ci permette di sentire ciò che accade senza doverlo definire, per poter poi tessere, attraverso la trama delle parole e l’ordito delle musiche, l’esperienza in emozione. È così che il teatro si anima e ci anima, è così che viviamo il tempo dell’occasione, quello in cui accade l’inaspettato mentre lo sguardo si posa, la pelle sente, l’orecchio ascolta.

Uno spettacolo a figure si anima come un libro in cui le figure non sono illustrazioni, qualcosa che si affianca a un testo, ma sono corpi che abitano lo spazio e si animano in ombra o in luce grazie allo sguardo, alle mani e alla voce di un attore/animatore.

Ed è Miriam Costamagna che in scena interpreta Zazì, la protagonista, che anima parole e figure di queste piccole storie vere, a partire da Tommaso il merlo, il primo uccellino salvato, a Cinci la cinciallegra, Sdentato il rondone e Zazà la ghiandaia, attraverso cui ci parla della crescita degli uccellini e della loro liberazione, a Razzo il passero, il più piccolo e simpatico, fino a Sette la taccola che, in fondo, cambierà la sua vita.

ph. Andrea Macchia

Così, nell’emozione di questi giorni, io, Miriam, Andrea, Paolo e Gabriele vorremmo ringraziare Marina per aver scritto questo libro, Silvia per averlo illustrato, Giovanna e Paolo per averci concesso la loro fiducia, la Fondazione TRG per aver prodotto lo spettacolo, e tutti coloro che lavorano alla Casa del teatro e ci hanno accolto in questo bellissimo posto, e tutti quelli che con amore e pazienza in questi mesi di lavoro ci hanno sostenuto, sopportato, ascoltato, visto inseguire uccellini e permesso di essere liberi in questo nostro fare teatro. Perché chi ti ama ti farà sentire sempre libero.

ph. Andrea Macchia.

Per info e date, qui.

Fondazione TRG

Uno spettacolo di Drogheria Rebelot

Da Prendere il volo di Marina Marinelli e Silvia Molinari © Topipittori 2020

Ideazione Miriam Costamagna e Enrica Carini

Con Miriam Costamagna

Regia Enrica Carini e Andrea Lopez Nunes

Drammaturgia Enrica Carini

Sagome e figure Gabriele Genova dalle illustrazioni di Silvia Molinari e dipinte dall’artista

Musiche originali Paolo Codognola

Scene e luci Andrea Lopez Nunes

Costumi Ilaria Ariemme

Sarta Beatrice Farina

Stagista Anna Lia Maggioni 

Con il sostegno di IntercettAzioni - Centro di Residenza Artistica della Lombardia: un progetto di Circuito CLAPS e Industria Scenica, Laagam, Teatro delle Moire, ZONA K