Dentro me

di Alex Cousseau e Kitty Crowther, 2008
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Dentro me sono due parole. Otto lettere in tutto. In pochissimo spazio e un filo voce, dicendo “dentro me” si scatena un big bang che dà vita a un universo. Dentro me non parla dell’origine del mondo, ma dell’origine di sé. È scritto in prima persona ed è la storia di un bambino e del suo orco. Crescere, di fatto, implica lo scontro con un mondo che già c’è e un mondo tutto fare, che ciascuno fabbrica con le proprie mani e le proprie idee. Dentro me è uno dei tanti possibili. [...] Dentro me non vale solo dai cinque ai dieci anni, ma anche poi. Durante l’adolescenza, per esempio, un libro come questo può servire ad ascoltarsi più in profondità e a decifrare i forti cambiamenti in corso a quell’età. [...] Dentro me ci sono questioni private e universali: il buio, la paura, il vuoto, la speranza, la giustizia, il desiderio, la solitudine, la gioia, l’angoscia, il morire, il nascere, la verità, il sogno. Sono temi filosofici su cui l’uomo si interroga da più di duemila anni. Non possiamo aspettarci che siano facilmente digeribili. Per quanto impegnativo, parlare di questi argomenti, è necessario, altrimenti mai si cresce, mai ci si conosce. Farlo attraverso un libro illustrato come Dentro me può essere una metodologia da seguire, sia in una scuola dell’infanzia sia in una elementare. Le religioni «per parlare al cuore degli uomini si servivano non di dogmi, ma di splendide e immediate metafore», scrive Laura Marchetti. Dentro me, per parlare al cuore di ciascun lettore attua la stessa strategia.
Viaggiare dentro sé è un’avventura estrema, paragonabile a quella dello speleologo che si cala in un buco profondo della terra per vedere cosa c’è sotto, cosa c’è dentro. Solo chi, come il protagonista della storia, dopo essere entrato, esce, può raccontare cosa si vede laggiù. Per questo la testimonianza del bambino-orco è preziosa. Rappresenta una mappa per tutti i suoi lettori, fatta di immagini e di parole. [...] Sì può leggere un libro come questo in una scuola elementare? Sì. E in una scuola materna? Ci si provi. Perché rifiutare l’idea a priori? Dentro me insegna una cosa importante agli adulti che vivono e/o lavorano con i bambini tutti i giorni: che non esistono, in verità, libri impossibili. Ciò che ne rende praticabile o impraticabile la lettura, non sono strettamente il contenuto e la forma, e nemmeno l’età di un bambino. Siamo soprattutto noi.

Da Guardare e piangere, di Giulia Mirandola, Catalogone, 2009.