La luce

di Chenxino, 2019

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Sulla quarta di copertina: «Dedicato a chi cerca l’amore con coraggio». Ad avvertire che qui c’è da maneggiare con prudenza. Perché quando si parla d’amore non ci si può permettere di essere maldestri o di usar poca delicatezza. Occorre aprire una mano e accogliere sul proprio palmo quello che siamo chiamati a custodire, anche solo come spettatori. Richiudere e sbirciare, di volta in volta stando attenti a non far cadere nulla.

«I sentimenti sono più fragili delle uova», diceva qualcuno. Ed è proprio così.

Quella che vediamo in copertina è una ragazzina. Capelli a caschetto. Occhi così grandi, che bastano quelli a definire una fisionomia. Sta scrivendo qualcosa di importante, potremmo giurarci. Quelle cose che non possono attendere il giorno successivo. Ma per le quali ci si attarda alla luce della lampada sulla scrivania.

I colori sono quelli primari con un tocco di rosa. Tradizione cinese e pittura contemporanea si fondono e giocano tra loro senza sovrastarsi ma convivendo quietamente.

Il rosa è quello delle figure che ritroviamo sui risguardi. Segni al pennarello, che si ripetono in una piccola giostra fatta di teste di maiali, uccelli e leoni.

«Di fronte all’appartamento dove abito è venuto a vivere un ragazzo».

Poche pagine dopo ci è chiara l’urgenza di scrivere alla luce di una lampada e di destinare al diario quello che si ha il coraggio di chiamare col suo nome.

«Oggi mi sono innamorata». Oggi a che ora? Il mattino, il pomeriggio o la sera? Prima o dopo aver preso la metro?

Basta un momento di distrazione ed eccolo lì. L’amore. Quello con la A maiuscola. Quello che fa travestire da uccellino e arrampicare sull’albero di fronte alla finestra del proprio innamorato.

O da maiale per porgere una tazza di latte caldo. O da dinosauro per proteggerlo nell’oscurità. Quello che la sera fa dormire con la camera socchiusa perché la poca luce della sua stanza filtri come un raggio catalizzatore di sentimenti nella propria.

Tutto pur di essere vista da un oggetto d’amore il quale possiede un viso che in apparenza occhi non ne ha. Ma d’altra parte, l’amore ha altri modi per manifestarsi.

Gli occhi della protagonista, invece racchiudono un mondo. E sembra di poterle osservare, da vicino, quelle sedie scostate contro voglia, durante ore di corsi interminabili. Punte delle scarpe osservate fino allo stremo in fila alla mensa della scuola. Ore su ore, senza luce, prima che arrivasse lui. La luce della lampadina. La luminosità sfolgorante dell’amore. E da allora, maschere animali indossate per affermare un’identità che scivola in una caotica e policromatica metropoli.

Quella di Chenxino, classe 1993, nata in Cina, formatasi all’Accademia di Belle Arti di Hubei in Animazione e Cartoni Animati, è un’opera prima. Come lei stessa dichiara, il disegno è un atto d’amore che illumina la vita.

È difficile non cogliere un riferimento a se stessa in finale di storia. Per la prima volta scritta anche nella sua lingua tradizionale, ci racconta la complessità del vivere e dei sentimenti, con uno stile semplice che si insinua e dispone ad un atto di coraggio. Per farci trovare pronti, la prossima volta.

Promesso, Chenxino.

Da La luce di Chenxino di Zazie Vostock, in Frizzifrizzi, 14.02.2019.