di Francesco Pittau e Bernadette Gervais, 2011
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Unica nel suo genere, impareggiabile in complessità di trame, perfezione di intrecci, qualità e quantità di registri, duttilità linguistica, ritmo narrativo, definizione dei personaggi, varietà di soggetti e ambientazioni, pathos, mistero, crudeltà e amore – c'è tutto –, la natura scrive da millenni la propria autobiografia senza parole e non nasconde il proprio genio creativo a chi con lei si consulta. Forse per questo Pittau e Gervais si inoltrano nelle stagioni senza nulla inventare, in ascolto. Rinunciano ai commenti, alle interpretazioni, all'abbondanza verbovisuale. Percorrono la via del naturalismo con la stessa pazienza e desiderio di oggettività, che furono del medico e botanico greco Dioscoride, quando nel I secolo d.C., si accinse a scrivere e disegnare il più antico erbario del mondo.
C'è un miracolo chiuso in ogni tavola, una vita in corso, da farsi raccontare. Spetta ai lettori muovere il meccanismo, stupire dei “lo so” e dei “non sapevo” suscitati a ogni giro di pagina, far essere Primavera estate autunno inverno il libro delle magie, oppure il libro per imparare a scrivere in corsivo, oppure il libro di scienze e filosofia, oppure il libro di geometria e disegno. La scuola complessa della natura unisce i piani di cui è composta, invece di separarli.
Da Il libro lento delle stagioni, di Giulia Mirandola, Catalogone 2012.