L’elefante arrotola e srotola la proboscide

Ed eccoci alla nostra seconda novità autunnale. Si tratta di L'elefante, un racconto di Aleksandr Ivanovic Kuprin, tradotto e adattato da Francesca Brunetti e Natalia Lapiccirella, che ci viene presentato oggi da chi l'ha magnificamente illustrato, Riccardo Guasco, qui per la prima volta alle prese con un albo illustrato per ragazzi. Leggerete poi nelle prossime settimane la storia di questo libro e del suo autore scritta per noi da Francesca e Natalia.

[di Riccardo Guasco]

Ero nel bel mezzo di un bosco fitto e silenzioso, camminando su un sentiero ombreggiato che tornava a valle.

Non mi capita tutti i giorni ovviamente di essere in un posto così ma come tutti gli avvenimenti importanti che quando accadono ricordi benissimo dov’eri l’esatto momento in cui sono successi, ricordo benissimo quando ricevetti la mail di Paolo che mi chiedeva se ero disponibile a lavorare a un albo illustrato, il mio primo albo per ragazzi illustrato.

Sulle prime ricordo di aver pensato di dover spegnere il telefono in un luogo come quello, specie quando si è in vacanza, poi una volta letta tutta la mail (si non ho resistito, e per fortuna c’era ancora qualche tacca di campo) ho rallentato il passo e ho realizzato che sarebbe iniziata un’altra bella camminata nel fitto bosco dei libri illustrati, un sentiero nuovo per me che avevo sempre lavorato perlopiù su manifesti e immagini singole per la pubblicità.

Riccardo Guasco, copertina e frontespizio per L'elefante.

Tempo di veder scorrere via una ventina di pini mughi e avevo letto la mail e la storia. Si trattava di L’elefante di Aleksandr Ivanovic Kuprin.

Da subito alcuni elementi, così a pelle, mi fecero amare questo piccolo racconto: il titolo, semplice diretto ingombrante, poi l’origine russa dello scrittore, che sono sincero, non conoscevo ma sapevo che in quegli anni, era il 1907 circa, in Russia stavano muovendo i primi passi le avanguardie come l’astrattismo, il neoprimitivismo, il suprematismo, con artisti come Larionov, la Gončarova, Chagall, Malevich che avrebbero da li a pochi anni trasformato il futuro artistico della Russia.

Insomma la cornice era di tutto rispetto e vicino ai miei gusti personali. Poi lessi la storia, senza soffermarmi troppo sul senso e sul messaggio, è una deformazione credo, appena leggo un testo, ne vedo subito le figure, come dei fotogrammi che trasformano le parole in immagini, non ancora definite ovviamente, però già capaci di solleticarmi le mani e la mente con linee e colori.

Riccardo Guasco, studio per tavola di L'elefante.

Riccardo Guasco, tavola definitiva per L'elefante.

C’è una scena in particolare, intorno a pagina 9, dove un elefante di nome Tommi, coperto da una gualdrappa bianca, cammina imponente a notte fonda, ciondolante, arrotolando e srotolando la proboscide in mezzo ad una città ancora dormiente che pian piano compare in strada e alle finestre per vederlo passare. Non sapevo ancora nulla della storia, di chi fosse, ne dove andasse quell’elefante, ma quella surreale passeggiata di un pachiderma in mezzo ad una città mi aveva catturato. Era già praticamente disegnata.

Riccardo Guasco, tavola definitiva per L'elefante.

La smania di iniziare mi fece accelerare il passo, e con un cinematografico lungo piano sequenza i pini mughi diventarono presto le matite e i pennelli infilati nel portamatite in vetro della mia scrivania.

Sapevo di poter incorrere nell’errore dell’immagine singola, l’avrei sicuramente fatto, il fatto di innamorarsi di una scena o di immaginarsela, era strettamente collegato al mio modo di vedere le illustrazioni per il manifesto. Sono abituato a costruire un immagine come un’esplosione, un colpo di cannone da spararsi in un unica fiammata, carico di tutti i significati del caso e dei messaggi da lanciare a chi guarda, come in pubblicità. La narrazione c’è, ma è sottintesa, "il prima” e “il dopo” di solito li lascio alla fantasia dell’osservatore, mentre in questo caso no, il prima e il dopo spettano a me nella pagina precedente e in quella successiva. La capacità della narrazione è quella di non dire tutto e di creare il giusto collegamento e attesa tra un immagine e un’altra. Poi c’era il testo da inserire nell’illustrazione, non un titolo o un marchio, proprio un vero testo di una decina di righe per pagina, tutte cose con cui non avevo mai fatto i conti.

Riccardo Guasco, studi preparatori per personaggi di L'elefante.

Così dopo alcune prove e alcune parole sentite in un’imbeccata di Paolo, come “teatro” e “palcoscenico” decisi di strutturare il tutto davvero come un piccolo teatro fatto con quinte scenografiche, luci di taglio, tendoni e un palcoscenico dove tutta l’opera andrà in scena.

In tutte le illustrazioni esiste così una linea orizzontale che divide chi recita da chi guarda, o legge, una leggera linea temporale sulla quale scorre il racconto e crea inevitabilmente due aree, dove spesso sono le enormi dimensioni di Tommi a farne le spese e a spezzare la linea entrando nell’area del lettore.

Mi piace lavorare con dei limiti, con dei paletti, poi mettere un elefante in un ambiente piccolo avrebbe aumentato ancora di più le sue dimensioni e questo mi sembrava un buon modo di procedere.

Riccardo Guasco, studi preparatori per personaggi di L'elefante.

C’era anche la forma dell’elefante che mi attirava tantissimo. Una forma antichissima e a arcaica visto che è forse proprio un elefante, o forse il suo antenato più vecchio il Mammuth, il più antico oggetto artistico scolpito dall'uomo quasi 35000 anni fa. Dai graffiti rupestri nelle caverne ai graffiti di Banksy, da Dalì alle opere di Cattelan, l’elefante è sempre stato un soggetto molto rappresentato nell’arte. La forma dell’elefante è decisamente bella e aggraziata nella sua pesantezza, volevo che restasse semplice e primitivo come scolpito nel legno.  

Riccardo Guasco, studio per tavola di L'elefante.

Riccardo Guasco, tavola definitiva per L'elefante.

Non nascondo che un po' di crisi c’è stata, sapevo sarebbe arrivata, era naturale e fisiologica, dopo qualche tavola la mia mano ha cominciato a soffrire la rigidità degli spazi teatrali, la narrazione, gli stessi personaggi su più pagine, la claustrofobia di uno spazio stretto che io stesso mi ero creato e nel quale ora non riuscivo a farci entrare un elefante!

Il problema è nato nel rapporto tra Tommi e Nadia, volevo che ci fosse delicatezza e magia nel contatto tra un animale così grande e una bambina così piccola e gracile come la protagonista.

Riccardo Guasco, studi preparatori per personaggi di L'elefante.

Dopo un bellissimo scambio di mail con Giovanna e qualche spunto bibliografico fornito da Paolo ( è quella la loro forza, sono un bonario e saggio mostro a due teste, una elegantemente grafica e una sapientemente letteraria) il blocco è stato sciolto e alla fine non so se ho superato l’ostacolo, però ho visto Nadia e Tommi leggere libri e mangiare panini insieme e prendere sempre più confidenza pagina dopo pagina.

Riccardo Guasco, studio per tavola di L'elefante.

Riccardo Guasco, tavola definitiva per L'elefante.

Vi informiamo che L'elefante sarà presentato giovedì 6 ottobre, a Milano, da Cartoleria Tipografia Fratelli Bonvini, in via Tagliamento 1, alle 18.30, alla presenza di Riccardo Guasco; di Paolo Canton, editore; e di Francesco Poroli, illustratore. Già solo il posto merita una visita, le copie con dedica personalizzata di Riccardo Guasco, poi, non parliamone...