Una bacchetta magica

di Antonio Koch e Gwénola Carrère, 2005

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Antonio Koch attribuisce a una cosa qualunque, cioè a «un bastoncino di plastica con in cima una stella di plastica», il potere di cambiare il mondo. Che sia fatta in plastica, la fa appartenere storicamente alla nostra epoca. Che sia una bacchetta magica, invece, è anacronistico e sposta il lettore dalla dimensione realistica a quella fantastica. Che la bacchetta possa cambiare il mondo, da una parte, offre al lettore la possibilità di discutere su cosa ciò significhi e in che modo sia effettivamente possibile farlo; dall’altra, disincanta chi crede che “cambiamento” equivalga, sempre e solo, a “miglioramento”. Inoltre, Una bacchetta magica tenta di soddisfare la curiosità di chi cerca risposta ad alcune domande: per esempio, che cos’è la magia? che rapporti ci sono fra bacchetta e scettro, magia e potere, libertà e costrizione?

Una bacchetta magica mette in luce cosa implichi l’essere disattenti, precipitosi, il fare senza pensare. L’origine dei guai di Dug, infatti, non è la curiosità, bensì un misto di confusione e cedevolezza: «La bacchetta magica è un oggetto molto pericoloso. E gli oggetti molto pericolosi si trovano ovunque. La bacchetta magica sembrava una cosa qualunque. Un bastoncino di plastica con in cima una stella di plastica Non sembrava affatto pericolosa, perché gli oggetti molto pericolosi non sembrano mai pericolosi. Però luccicava.».

Il potere inebriante della magia dura un attimo ed è bugiardo. Le conseguenze della sua forza sono tragicomiche. Solo un gesto primordiale consente a un cane e al suo padrone di tornare a casa interi. Una bacchetta magica mette in luce cosa implichi l’essere disattenti, precipitosi, il fare senza pensare. L’origine dei guai di Dug, infatti, non è la curiosità, bensì un misto di confusione e cedevolezza. Una bacchetta magica dichiara fin dal principio che la bacchetta magica è un oggetto pericoloso. E per un congruo numero di pagine dimostra al lettore quanto ciò sia vero. La piega catastrofica degli eventi, però, non incupisce né libro né lettore. Un messaggio fra le righe, implicito in quello che può essere definito stile o visione degli autori, suggerisce che una catastrofe può cambiare di segno - da negativo a positivo – se la si vive come un’esperienza. Antonio Koch e Gwénola Carrère compongono un libro che invita a uscire dai guai con ironia e fiducia, senza piangere.



Da Oggetti smarriti, di Giulia Mirandola, Catalogone, 2007