Una storia guaranì

di Alicia Baladan, 2010
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Dal cuore della foresta pluviale, come in un sogno, si leva un canto d’amore. Un viaggio iniziatico che fa luce sugli effetti della lentezza, della dolcezza e sui misteri profondi dell’anima umana. Complici un ragno e la sua tela. [...] Tra i petali di un fiore giace un corpo. Chi è costui o costei? Perché l’autrice sceglie di non dichiararne in modo esplicito l’identità sessuale? A cosa si deve un sonno tanto profondo? Perché ci sembra che, con ogni probabilità, stia sognando? [...] Centro del corpo e centro del fiore combaciano, il pistillo, che è l’organo femminile del fiore e il punto in cui nascono i boccioli, tocca il ventre della creatura come fosse una manina a cinque dita, calda. Il fisico è nudo come quello dei neonati appena usciti dal grembo materno, ma le proporzioni rimandano all’età dello sviluppo. Attraverso questi elementi, comprendiamo che l’immagine di copertina è un’immagine simbolica: richiama la pubertà e fa di Una storia Guaraní una storia di e per adolescenti (non solo per bambini), nonostante l’autrice non li chiami mai così e preferisca per loro gli appellativi “giovane”, “ragazzo”, “ragazza”. Ha scritto Françoise Dolto, una psicoanalista che ha dedicato la vita allo studio dei comportamenti dei bambini e degli adolescenti, che: «L’adolescenza è un movimento ricco di forza, di promesse e di vita: uno sbocciare. Questa forza è molto importante, è l’energia stessa di questa trasformazione. Come germogli che spuntano dalla terra, si ha bisogno di “uscire”. Forse per questo la parola uscire è così importante. Uscire è abbandonare il vecchio bozzolo ormai divenuto soffocante, è anche avere un legame d’amore.»
Dunque, forza, promesse, vita, sbocciare, trasformazione, germogli, uscire, bozzolo, amore.

Da Più lenti, più dolci, più in profondità, di Giulia Mirandola, Catalogone 2010.