[di Giulia Andrei*]
In ogni epoca il ruolo dell’insegnante/educatore è continuamente ripensato e dialoga con i fermenti culturali e vitali delle diverse società. Il bello di questo lavoro è, quindi, che esso non si ripete mai uguale a se stesso e si muove in sintonia con l’evolversi delle realtà umane (o almeno, così dovrebbe essere quando le cose funzionano). Oggi che senso ha per noi insegnanti porci come punto di riferimento per i nostri alunni? Insegnare ai ragazzi dei giorni nostri credo significhi innanzitutto farli innamorare della vita, farli appassionare, attraverso gli strumenti della cultura e della bellezza. L’idea di insegnare esclusivamente a livello nozionistico è ormai ampiamente superata da tempo, lo sappiamo; se il ruolo di noi insegnanti si riducesse a ciò, saremmo ben poca cosa, perché saremmo una copia sbiadita e imperfetta, perennemente incompleta di quello scibile umano di cui i ragazzi sono sempre assetatissimi e che ormai, nella nostra contemporaneità, è molto più facile afferrare, attingere e verificare attraverso molte possibilità.
Chiudilettera stampato a Norimberga nel 1910, raffigurante l’imbuto di Norimberga, metafora sull’apprendimento che prende il nome da un’incisione settecentesca in cui l’insegnante versa il sapere dentro la testa dell’allievo tramite un imbuto, appunto.
La figura dell’insegnante trova il suo pieno senso nell’essere un educatore, ed ex-ducere, lo sappiamo bene, è un’arte delicata e raffinata, di grande potenza quando è ben condotta, ma che rischia di fare danni se praticata maldestramente. Non si tira fuori del buono a spintoni, spremendo o schiacciando: è il canto dell’usignolo che fa far capolino agli esseri della natura, è la luce del sole che invoglia le foglie a schiudersi; è questa la vera forza che permette di tirar fuori, di far esprimere, un’energia che l’insegnante può e deve avere per compiere bene il suo mandato.
Una scena dal film Freedom Writers (USA, 2007), scritto e diretto da Richard LaGravenese e tratto dal libro The Freedom Writers Diary, che racconta la storia vera dell'insegnante Erin Gruwell (Hilary Swank) e della sua classe di ragazzi con difficoltà socio-culturali di un liceo californiano.
Una scena tratta dal film Detachment (USA, 2011), diretto da Tony Kaye e scritto da Carl Lund, con protagonista Henry Barthes (Adrien Brody), un supplente chiamato a insegnare Inglese per un incarico di un mese in una scuola superiore con molti studenti in difficoltà e dalle basse prestazioni.
Lo scorso anno ho pensato di leggere loro la riscrittura romanzata di Romeo e Giulietta a firma di Roberto Piumini. Per dei ragazzi di seconda media che non leggono mai, se non obbligati e controvoglia, abituati al linguaggio visivo veloce e accattivante degli schermi onnipresenti nella loro giornata, prendersi quotidianamente un tempo lento di attenzione e puro ascolto era una sfida. Una sfida in realtà pienamente vinta, i ragazzi fremevano per il momento di lettura quotidiana, e ogni volta essa accendeva dibattiti, domande, suscitava emozioni, portava a confronti stretti con la loro quotidianità, parlava a loro; in questi momenti privilegiati tocchi con mano la grandezza dell’arte che attraversa immortale i tempi ed è commovente vedere quanto Shakespeare abbia da dire a dei giovani che oggi attraversano un periodo difficile e di trasformazione della loro vita.
Gli alunni si sono talmente appassionati alla vicenda ascoltata che mi hanno chiesto di poterla mettere in scena; a dire il vero ero titubante, non avendo competenze teatrali né esperienze pregresse in tal senso, ma il loro entusiasmo è stato il motore di tutto. Abbiamo messo in piedi nella nostra scuola una piccola rappresentazione teatrale di Giulietta e Romeo, lavorando ai costumi, alle sceneggiature, alle scenografie, alla musica e alla presentazione.
Scaletta e sceneggiatura della rappresentazione teatrale di Romeo e Giulietta a opera dei ragazzi.
È stato commovente, per me e per chi ha assistito alla rappresentazione; quei ragazzi così avvezzi al linguaggio violento, così disillusi sulla realtà, spesso così privi di entusiasmo e prospettive, erano lì coinvolti nell’attenzione estrema, nella delicatezza, nella collaborazione costruttiva tra loro, soprattutto erano lì a parlare di sentimenti puri, di cose alte dell’uomo. Ed erano molto felici.
Dall'alto al basso: locandina dello spettacolo (i colori erano il tema dell'open day durante il quale lo spettacolo è stato messo in scena); prove generali dello spettacolo (un alunno ha preso nota degli aspetti da modificare).
Quest’anno, infatti, mi hanno chiesto di replicare e lo abbiamo fatto in altre forme. È stato il miracolo dell’arte, quell’arte che si propaga come un’onda di energia meravigliosa dal passato fino a noi, quell’arte che permette a ognuno di dare veramente il meglio di sé, quell’arte insomma che nobilita e che chiede a noi insegnanti di essere come direttori d’orchestra o pittori: in tal modo è veramente un onore essere un insegnante.
*Giulia Andrei è insegnante di lettere e storica dell’arte. Per lungo tempo in università (Università Cattolica, Milano) ha collaborato con un gruppo di ricerca sul tema di educare attraverso l’arte. Ha condotto molti laboratori rivolti ai giovani pubblici mescolando il linguaggio visivo, la musica e le parole.
Nel cover Facebook Un momento del Giulietta e Romeo con la regia di Mario Martonre, 2023, foto di Masiar Pasquali.