Tre colori bastano?

[di Francesca Chessa]

 

Da bambina, l’idea di dovermi limitare a utilizzare solo tre colori per i miei disegni sarebbe sembrata una tragedia. Crescendo, ho compreso che circoscrivere a tre tonalità la palette colore non significava soltanto fare una scelta estetica, ma adottare un vero e proprio principio teorico. Fin dal mondo antico, artisti e studiosi cercarono di individuare un numero minimo di colori capaci di generare tutti gli altri. A metà del Settecento, Moses Harris, incisore ed entomologo, fu uno dei primi che propose una ruota di colori generatrice possibile di tutto l’universo colore, basata su tre sole tonalità: rosso, giallo e blu. Penso che ognuno e ognuna di noi abbia già avuto conferma che non bastano tre colori per elaborare la totalità di sfumature che riusciamo a percepire con i nostri occhi. Ci possiamo avvicinare. È quello che si cerca di fare con l’utilizzo del magenta, giallo e ciano, i cosiddetti colori primari nella stampa e con i tre colori luce: rosso, verde e blu per i monitor dei nostri dispositivi elettronici. Ricordo però che noi non siamo un toner o una apparecchiatura elettronica e quindi la cosa bella di essere una persona che ama giocare con i colori nelle proprie opere, è che i gialli, blu e rossi di partenza per la nostra palette, se proprio vogliamo limitarci a tre colori, possono essere quelli che vogliamo. Vorrei anche ricordare che tra le prime triadi utilizzate troviamo in realtà il bianco, il rosso e il nero: emblemi di nascita, vita e morte. Ne avevo accennato in un precedente post sul rosso, pubblicato su questo stesso blog. Presente già nelle pitture rupestri, questa combinazione cromatica continua a riaffiorare, ad esempio, in vari manifesti del Novecento, basti pensare a quelli di El Lissitzky, artista e grafico russo (1) dove il rosso dialoga in equilibrio cromatico con il bianco e il nero e dove utilizzando solo due colori (il rosso e il nero) sul bianco della carta, la stampa risulta anche più economica.

Lavorare con tre colori significa anche scegliere un equilibrio tra troppi o pochi colori, tre rappresentano spesso una soglia interessante e sufficiente per costruire tensione, differenza, armonia. Nella grafica e nel design moderno questa logica è diventata quasi una regola implicita. Il Bauhaus, con il suo rigore costruttivo, privilegiava combinazioni essenziali di tre colori per comunicare chiarezza visiva, creare identità, riconoscibilità e ritmo come per esempio nelle opere grafiche di Herbert Bayer, artista e grafico austriaco, i cui manifesti giocano con triadi nette.

La storia dell’arte è ricca di esempi di artisti che hanno lavorato con tre soli colori, ognuno scegliendo la propria triade. Piet Mondrian, per esempio, costruì la sua visione del mondo non come scelta decorativa, ma filosofica: con i tre colori scelti voleva ridurre la rappresentazione della realtà all’utilizzo della linea retta, avvalendosi dei colori primari (rosso, giallo, blu) con l’aggiunta dei neutri, il nero e il bianco.

Amo molto la triade rosso giallo blu (non andatelo a dire alla me bambina), un illustratore che cito spesso per averla utilizzata, a parere mio in modo molto interessante, è Bruno Angoletta. Sono usa contrapporre due sue immagini quando illustro, nei miei corsi, uno degli schemi derivati dall’arte del colore di Johannes Itten: lo schema triadico, dove tre colori equidistanti nel cerchio cromatico, collegati da un triangolo equilatero sono la base di partenza della palette da utilizzare. Ricordo brevemente la simbologia dei tre colori. Il rosso è collegato alla passione, alla velocità, alle emozioni forti, alla potenza, “il rosso come colore divenne il colore dei re; il velluto rosso passò con la democratizzazione, dal teatro al cinema. Su un tappeto rosso si ricevono oggi gli uomini di stato” (2). Al blu è associata la “profondità, la contemplazione, la calma, la spiritualità” (3) Il blu era prima del rosso il colore dei reali, oggi è il colore del popolo e del lavoro. (4) Al giallo è associato l’intelletto, “metaforicamente , svela ciò che è nascosto nell’ombra, e per questo è legato alla curiosità e alla saggezza”. (5) È altresì collegato alla velocità, alla vitalità e inafferrabilità. Accostare il giallo al nero crea un contrasto di grande impatto che attira l’attenzione. Il bianco è collegato all’assenza, ricordiamoci che può essere utilizzato per fare “respirare “ i colori allontanandoli in modo da diminuire l’interferenza tra di loro. A questo punto mettiamo a confronto le due immagini di Angoletta: non vi sembrano “perfette” sia a livello di colore che a livello di simbologia?

Non so ovviamente cosa pensasse Angoletta quando disegnò le due immagini, ho provato a cercare tra i miei libri e nel web, ho persino chiesto all’Intelligenza Artificiale che, non solo non sapeva il motivo dell’utilizzo dei tre colori, ma ha citato Angoletta con il nome di Giselda (!). In ogni caso, che Bruno Angoletta ne fosse consapevole o no, collegando le immagini e il colore con le simbologie delle quali vi ho parlato mi sembra abbia avuto una grande intuizione nel scegliere cosa e chi colorare con quel determinato colore. Se scegliete di utilizzare tre colori, non esiste ovviamente solo lo schema triadico come “mappa” visiva di riferimento. Un altro schema molto interessante è quello detto analogo, che prevede l’uso di tre colori accomunati da una tinta principale. Un esempio classico è la combinazione giallo-verde, giallo e giallo-arancio. In questa immagine del 1942 di Tyrus Wong, illustratore Disney considerato il “padre” di Bambi e delle sue atmosfere magiche, viene utilizzata proprio questa triade. Lavorando con tutte le varianti tonali dei tre colori di partenza, Wong riesce a creare un’atmosfera meravigliosa, non trovate?

Un’altra triade interessante consiste nell’abbinare una coppia di colori (scegliete quella che preferite) a un colore neutro. (6) Tra le coppie potete optare per colori “amici”, cioè tinte che condividono un colore in comune come ad esempio rosso e arancio (entrambi legati al giallo), oppure blu e verde (entrambi con il blu come base). A questa coppia potete poi aggiungere un neutro come beige o grigio. In alternativa, potete usare una coppia di colori complementari insieme a un neutro, per ottenere un equilibrio visivo più dinamico. E se desiderate una triade “a prova di errore”, lasciatevi ispirare dalle parole di Van Gogh in una lettera a Émile Bernard:“Non c’è blu senza giallo e senza arancione, e se si aggiunge del blu, bisogna aggiungere anche del giallo e dell’arancione.”

 

 

 

(1) Taylor Slattery ,Graphic Giants: El Lissitzky, in Seesions College, https://www.sessions.edu/notes-on-design/graphic-giants-el-lissitzky/

(2) Jorrit Tornquist, Colore e luce, Teoria e Pratica, Ikon, Milano, 2005, pag. 262

(3) Lia Luzzatto, Renata Pompas, Conoscere e capire il colore/2, Il Castello, Trezzano sul Naviglio, 2005, pag.18

(4) Jorrit Tornquist, op.cit., pag. 266

(5) Sara Caldas, Palette Perfette per Graphic Designer e illustratori, Hoepli,Milano, 2024, pag.90

(6) Jennifer Orkin Lewis, 100 disegni in 100 giorni, 24 ORE Cultura, Milano , 2020

 

 

 

Link su alcune Opere citate:

 

El Lissitzky https://principieprincipi.blogspot.com/2012/05/i-due-quadrati-racconto-suprematista.html

Herbert Bayer https://www.behance.net/gallery/67020851/Herbert-Bayer-Bauhaus-Poster

Piet Mondrian https://www.moma.org/collection/works/78682

Van Gogh https://www.skuola.net/storia-arte/moderna-contemporanea/van-gogh-notte-stellata159506x.html