Come mai la serie dedicata alle avventure investigative di Arcibaldo ti piace tanto?
La prima caratteristica che adoro dei libri di questa serie è il loro formato così grande che permette di immergersi nella storia e di notare tutti i piccoli dettagli che Cox inserisce nelle sue tavole, e che li rende adatti a una lettura ad alta voce con un gruppo di bambini. Un altro aspetto che mi piace molto è il fatto che siano scritti in corsivo, un carattere purtroppo sempre più in disuso, ma che nella serie di Arcibaldo trova una propria funzione. Essendo scritti a mano (n.d.r. da Paul Cox, nell’edizione originale francese; da Anna Martinucci, in quella italiana), sembrano antichi manoscritti di un amanuense, come se le avventure del koala fossero una saga epica che ci arriva dal passato, tramandata di generazione in generazione.
Conoscevi già l’opera di Paul Cox? Cosa pensi del suo stile e in particolare della sua produzione rivolta all’infanzia?
Non conoscevo questo autore e sono contenta che lo abbiate portato in Italia! Cox ha uno stile molto riconoscibile, caratterizzato da essenzialità e rigore. Usa principalmente colori primari, stesi in modo omogeneo, senza sfumature, e le sue figure hanno contorni netti grazie a una linea nera sempre ben definita. Sono illustrazioni di forte impatto, dal gusto un po’ retrò e che nascondono una grande abilità tecnica per avvicinarsi il più possibile al modo che hanno i bambini di disegnare.
Perché secondo te le vicende di Arcibaldo sono perfette per tutti i bambini e le bambine?
Perché Arcibaldo è un personaggio grandioso e irresistibile, al quale è impossibile non affezionarsi. Non si lascia scoraggiare da nulla, non ci sono ostacoli in grado di fermarlo, ha senso dell’avventura e un’insaziabile curiosità. E come dicevo, Cox è abilissimo nel costruire e particolareggiare l’ambientazione della serie: moltissimi sono i dettagli delle illustrazioni tra cui perdersi. Sono storie perfette per quei bambini che vorrebbero che un’avventura non finisse mai e che si rifiutano di dormire se prima non viene letta loro ancora un’altra pagina (l’ultimissima!). Sono storie che possono essere lette ad alta voce ai più piccoli o in autonomia dai più grandi. Cox ha la straordinaria capacità di rivolgersi ai bambini con testi per nulla infantili. Aggiunge complessità e ricchezza per non sminuire e, anzi, essere all’altezza della visione del mondo dei bambini. Sono interlocutori che pone sul suo stesso piano, e questo, a mio parere, è ciò che rende davvero grande un autore di letteratura per l’infanzia.
Dopo il mistero degli eucalipti che perdono le foglie, è la volta di quello dell’isola galleggiante: cosa troviamo di nuovo e imperdibile in questo secondo capitolo della serie?
Per quanto mi riguarda, il secondo volume è ancora più riuscito del primo per due motivi. In primis, i lettori hanno modo di saggiare più approfonditamente il fiuto investigativo di Arcibaldo e possono partecipare attivamente alle indagini, non conoscendo la soluzione del caso (a differenza del primo volume, dove chi legge ha uno sguardo universale e sa fin dall’inizio come mai le foglie di eucalipto spariscano). Il mistero dell’isola galleggiante, quindi, è carico di suspense, come un vero e proprio giallo, particolarità niente affatto scontata per un albo illustrato. In secondo luogo, i bambini dell’isola di Rastepappe hanno un ruolo più importante in questa vicenda e maggiore spazio nella narrazione: sembrerà scontato, ma questo fa sì che i piccoli lettori si sentano più coinvolti e possano più facilmente immedesimarsi nei protagonisti della storia.
Tra gli abitanti dell’isola, così ben caratterizzati da Cox, ce n’è qualcuno a cui sei particolarmente affezionata?
Ho una speciale simpatia proprio per i marmocchi dell’isola, perché ci ricordano che a chiunque, ogni tanto, capita di combinare dei pasticci!
C’è qualcosa che vorresti aggiungere per concludere?
Personalmente trovo geniale la ricchezza di informazioni che Cox inserisce nel testo, il modo fluido che ha di passare da un dettaglio all’altro. Dettagli che non sempre sono funzionali allo svolgimento dell’indagine o dell’intreccio, ma che donano complessità alla narrazione e rendono credibile la meravigliosa assurdità (assurdità per noi adulti!) di vivere su un’isola governata da venticinque koala e venticinque tassi.