Un altro caso per il detective Arcibaldo

[di Beatrice Bosio]
 
C’è un isolotto nel mezzo dell’Oceano Pacifico dove i misteri, specialmente quelli più bizzarri, sono all’ordine del giorno. Per fortuna, tra i suoi cinquanta abitanti (non uno di più, non uno di meno!), non manca chi possa affrontarli con professionalità e solerzia: il detective privato Arcibaldo, nonché il koala più elegante e divertente che la storia della letteratura abbia conosciuto. Del talento investigativo di questo personaggio, invenzione del geniale artista francese Paul Cox, i lettori hanno avuto un primo assaggio in Il mistero dell’eucalipto, uscito nelle librerie italiane a febbraio. Adesso possono trovarne ulteriore conferma in Il mistero dell’isola galleggiante, il secondo volume che Cox dedica alle avventure del koala. 
A scomparire improvvisamente, questa volta, non sono più le foglie dai rami degli eucalipti, bensì alcuni oggetti indispensabili ai cittadini di Tassoville e Koalaville, le sole due città sull’isola di Rastepappe, per l’esercizio delle loro professioni. A Tassobasso il cantante scompaiono i costumi di scena per la prima della sua opera; a Tassografico il tipografo parecchi bulloni della rotativa; ad Arciartusi il cuoco lo scolapasta e la frusta per le uova; a Tassonostromo il pescatore i remi; ad Archivista lo scrittore la scala della libreria; ad Architetto i suoi attrezzi; a Tassovintage l’antiquario un prezioso mappamondo; a Tassodotto il maestro la campanella della ricreazione. Questa catena di inspiegabili sparizioni è coronata da un evento ancora più sconcertante: l’apparizione, a pochi metri dalla riva, di una minuscola isola mai vista prima. Un’isola che, per di più, sembra muoversi ed emettere una densa colonna di fumo. Arcibaldo non ha dubbi: il caso è complesso e a dir poco elettrizzante!
Della trama di questo secondo capitolo delle avventure di Arcibaldo non aggiungiamo altro, certi che a conquistare i lettori e le lettrici saranno proprio i colpi di scena, l’assurdità della storia e gli stratagemmi narrativi usati da Paul Cox, autore sempre sorprendete. 
Condividiamo con piacere, invece, le parole di Cecilia Bertol, una giovane libraia di Centofiori (libreria milanese indipendente) a cui abbiamo rivolto alcune domande sulla serie, sapendo della sua particolare predilezione per il koala detective. 
 

Come mai la serie dedicata alle avventure investigative di Arcibaldo ti piace tanto?

La prima caratteristica che adoro dei libri di questa serie è il loro formato così grande che permette di immergersi nella storia e di notare tutti i piccoli dettagli che Cox inserisce nelle sue tavole, e che li rende adatti a una lettura ad alta voce con un gruppo di bambini. Un altro aspetto che mi piace molto è il fatto che siano scritti in corsivo, un carattere purtroppo sempre più in disuso, ma che nella serie di Arcibaldo trova una propria funzione. Essendo scritti a mano (n.d.r. da Paul Cox, nell’edizione originale francese; da Anna Martinucci, in quella italiana), sembrano antichi manoscritti di un amanuense, come se le avventure del koala fossero una saga epica che ci arriva dal passato, tramandata di generazione in generazione.

   

Conoscevi già l’opera di Paul Cox? Cosa pensi del suo stile e in particolare della sua produzione rivolta all’infanzia?

Non conoscevo questo autore e sono contenta che lo abbiate portato in Italia! Cox ha uno stile molto riconoscibile, caratterizzato da essenzialità e rigore. Usa principalmente colori primari, stesi in modo omogeneo, senza sfumature, e le sue figure hanno contorni netti grazie a una linea nera sempre ben definita. Sono illustrazioni di forte impatto, dal gusto un po’ retrò e che nascondono una grande abilità tecnica per avvicinarsi il più possibile al modo che hanno i bambini di disegnare.

Perché secondo te le vicende di Arcibaldo sono perfette per tutti i bambini e le bambine? 

Perché Arcibaldo è un personaggio grandioso e irresistibile, al quale è impossibile non affezionarsi. Non si lascia scoraggiare da nulla, non ci sono ostacoli in grado di fermarlo, ha senso dell’avventura e un’insaziabile curiosità. E come dicevo, Cox è abilissimo nel costruire e particolareggiare l’ambientazione della serie: moltissimi sono i dettagli delle illustrazioni tra cui perdersi. Sono storie perfette per quei bambini che vorrebbero che un’avventura non finisse mai e che si rifiutano di dormire se prima non viene letta loro ancora un’altra pagina (l’ultimissima!). Sono storie che possono essere lette ad alta voce ai più piccoli o in autonomia dai più grandi. Cox ha la straordinaria capacità di rivolgersi ai bambini con testi per nulla infantili. Aggiunge complessità e ricchezza per non sminuire e, anzi, essere all’altezza della visione del mondo dei bambini. Sono interlocutori che pone sul suo stesso piano, e questo, a mio parere, è ciò che rende davvero grande un autore di letteratura per l’infanzia.

Dopo il mistero degli eucalipti che perdono le foglie, è la volta di quello dell’isola galleggiante: cosa troviamo di nuovo e imperdibile in questo secondo capitolo della serie?

Per quanto mi riguarda, il secondo volume è ancora più riuscito del primo per due motivi. In primis, i lettori hanno modo di saggiare più approfonditamente il fiuto investigativo di Arcibaldo e possono partecipare attivamente alle indagini, non conoscendo la soluzione del caso (a differenza del primo volume, dove chi legge ha uno sguardo universale e sa fin dall’inizio come mai le foglie di eucalipto spariscano). Il mistero dell’isola galleggiante, quindi, è carico di suspense, come un vero e proprio giallo, particolarità niente affatto scontata per un albo illustrato. In secondo luogo, i bambini dell’isola di Rastepappe hanno un ruolo più importante in questa vicenda e maggiore spazio nella narrazione: sembrerà scontato, ma questo fa sì che i piccoli lettori si sentano più coinvolti e possano più facilmente immedesimarsi nei protagonisti della storia.

Tra gli abitanti dell’isola, così ben caratterizzati da Cox, ce n’è qualcuno a cui sei particolarmente affezionata? 

Ho una speciale simpatia proprio per i marmocchi dell’isola, perché ci ricordano che a chiunque, ogni tanto, capita di combinare dei pasticci!

C’è qualcosa che vorresti aggiungere per concludere?

Personalmente trovo geniale la ricchezza di informazioni che Cox inserisce nel testo, il modo fluido che ha di passare da un dettaglio all’altro. Dettagli che non sempre sono funzionali allo svolgimento dell’indagine o dell’intreccio, ma che donano complessità alla narrazione e rendono credibile la meravigliosa assurdità (assurdità per noi adulti!) di vivere su un’isola governata da venticinque koala e venticinque tassi.