App e Ebook: cosa ne pensano le mamme

L'intervento che state per leggere è statofatto in occasione dell'incontroL'editoria per l'infanzia volta pagina. Ilprimo intervento pubblicato, Libri cartacei e libridigitali a confronto, di Anna Pisapia, lo trovate qui. La pubblicazione degli altri interventisul tema proseguirà nelle prossime settimane.

[di Martina Fuga]

Sonouna “mamma digitale” con dei figli fin troppo “digitali” e giàda troppo tempo, perché hanno cominciato davvero da piccoli a usaretelefoni, tablet e computer. I miei figli, Giulia 10 anni, Emma 7,Cesare 6, come quelli di molti genitori di oggi, stanno crescendo conquesti strumenti a disposizione: per loro sono oggetti quotidiani, quasiscontati, talmente scontati che non serve insegnare loro a usarli. Daiin mano uno smartphone a un bambino e saprà naturalmente usare igesti touch più semplici, gesti che sembrano studiati per loro e perle loro risposte gestuali istintive.

In questo contesto,vivo la costante contraddizione di proporglieli come risorsa, ma anchedi toglierli quando li usano per troppo tempo.

Le app, piùche gli ebook, al momento riscuotono più successo con i bambini,alcune piacciono talmente tanto che non staccano gli occhi e le ditadallo schermo: come sempre c'è bisogno di una misura! 
Creanodipendenza, quindi devo controllarne l’uso, dosare il tempo,a volte devo strappare letteralmente di mano ai miei figli l'ipaddi mio marito (il mio non si tocca).
Il più dellevolte a loro piacciono quelle che non piacciono a me, quelle cheio non considero educative. Vorrei che potessero sempre impararequalcosa: leggere, scrivere, contare, avvicinarsi a una linguastraniera. Oppure mi piacerebbe che le app fossero capaci di attivarequalche competenza (memory), affinare il senso estetico, favorirele attitudini grafiche o motorie (coordinazione).

Sento forte ilbisogno di app di qualità, con contenuti educativi e di una graficaraffinata. D'altra parte queste istanze le ho anche nei confrontidell'editoria "cartacea", ma ai bambini per lo più interessa giocare. Eallora, forse, dobbiamo aspettare che vengano prodotte applicazioni diqualità che insegnino qualcosa giocando.
Quanto agli ebook,credo che siamo davvero agli albori dell'editoria digitale. C’è ancorail deserto, o quasi, in lingua italiana. Qualche punta di eccellenzasi incontra all’estero, e sono questi gli ebook che faccio leggere indigitale ai miei figli: parlo del Fantastic Flying Books of Mr. Morris(Moonbot Studios) e i libri dell’editore indipendente Nosy Crow, ogli ebook/app di Hervé Tullet per i più piccini.

Come mamma sentoancora forte il bisogno della carta, sento il bisogno delle sollecitazionidi tutti i sensi. Credo che si perdano del tutto l’olfatto e iltatto. Il formato del libro diventa del tutto indifferente e tuttoquel che era pop up è sostituito da altro. Ma i nostri bambini sononati in un contesto diverso, hanno bisogno di altre sollecitazioni,saltano da un tema all’altro, approfondiscono in modo diverso danoi, le loro testoline lavorano già come mappe mentali, non esistepiù la linearità della storia di un tempo.

A proposito distorie, i miei figli giocano con un’app che si chiama Storiespeciali, l’ho comprata per mia figlia Emma, è un appper bambini con special needs, serve a costruire il proprio libro, lapropria storia con foto, testi e voce. Tutti e tre i miei figli, siaquella con la sindrome di Down che gli altri due, la adorano. Eppureè un'app banale senza fronzoli, senza una grafica attraente(peccato!), che tuttavia risponde al loro bisogno di raccontarestorie, scrivere e creare il loro libro.
Questo perdire che a volte non servono cose molto complesse, ma qualcosa cherisponda a un bisogno autentico del bambino e soprattutto che lorenda protagonista, facendo fare qualcosa a lui.


Credo chela strada sia questa, non tanto libri trasferiti dalla carta aldigitale, ma una via di mezzo tra libri e app che diano un ruoloai nostri figli, che li portino nella dimensione del fare,del gioco, ma che rapiscano anche la loro attenzione. Un livre di Tullet ―che abbiamo citato in molti ― non è un libro, o almeno non è solo unlibro, è già una app, anche quello cartaceo… Munari ideava libricome Nella nebbia diMilano, che non sono solo libri, ma sonoopere d’arte e come tali sopravvivranno a ogni innovazionetecnologica e al tempo che passa.

Ma non dimentichiamoci che Munari è anche autoredi Più e menoche a noi mamme piace tanto, e non è forse questo libro/giocogià una app?
Allora è proprio vero che i tempinon sono maturi? Gli artisti sembrano pronti, come gli autorie gli illustratori, non dimentichiamoci che Munari lo era oltrequarant’anni fa. A noi genitori le app piacciono, i bambini ne sonoaffascinati se non ipnotizzati... Allora perché si dice che i tempinon sono maturi?
Noi mamme e papà siamo ancora nel limbo,ma sappiamo che lì ci dobbiamo passare, forse arrivare, anche magarinon rinunciando del tutto al cartaceo.

 Ma forse (e questa vuole essere più unadomanda che una provocazione), siamo più pronti noi genitori di quantonon lo siano le case editrici o le aziende produttrici di app, comese il bisogno si fosse già creato, ma non ci fosse ancora un mercato,come se la domanda ci fosse già, ma non ancora un’offerta pronta asoddisfarlo.
Oltre che portare al convegno la mia riflessionedi mamma su questo tema, mi è stato chiesto di tirare le fila dellevoci delle mamme della Rete che ci hanno lasciato le loro riflessioninei blog, nelle pagine facebook e nei twitter di Happiideas e Artkids. Horaccolto le loro riflessioni qui.