Ce ne fossero più spesso di giornate così

[di Elena Sartori]

Liliana ha maninepiccole da duenne, una maglietta a righe colorate ed una schedaarancio tra le mani, pronta per essere scarabocchiata. Visitail Museo ad altezza “braccia di mamma” e davanti al crocifissodel Guariento, artista del 1300, non esitaproprio: i personaggi, lei, lo sa benissimo dove vanno! Conun ditino li indica uno per uno, e la mamma li mette tuttial loro posto!

Un branco di cavallinidi Didò (ma solo le teste eh?), riproduzione del lavoro canovianodestinato al Monumento per Ferdinando IV di Borbone, scendelo scalone della pinacoteca e si apposta sul fondo nero del setfotografico, pronto ad essere immortalato per la “Galleria degliartisti” di questa Giornata.





Arianna, dal canto suo, èperfettamente sicura che lo sfortunato bambino de Lospino, dipinto da Antonio Bianchi, si sia avventatocon troppa baldanza a piedi scalzi su quel cespuglio spinoso, infingardoe nascosto! E ce lo testimonia così.


564  paia di scarpe, piccole e grandi, hanno percorsodomenica 12 ottobre il Filo di Arianna, tema2014 della Giornatanazionale delle famiglie in Museo, che per il secondoanno viene proposta nel mese di ottobre da un’idea di Kidsarttourism econ il patrocinio del Ministero dei Beni e della AttivitàCulturali e del Turismo, del Senato della Repubblica, dellaCamera dei Deputati e di Icom.


Un filo che idealmente ha collegato tutti i musei d’Italia aderentiall’iniziativa, quasi seicento, e a questi le famiglie. Nel nostro caso,quello dei MuseiCivici di Bassano del Grappa (MBA), un lungo filo azzurrodal sagrato della chiesa di San Francesco, lungo il chiostroe su, su per la scalinata e poi attraverso le sale museali eattorno alle opere ha condotto i visitatori a riappropriarsi di unpatrimonio che l’evento esigeva fosse osservato dalla prospettivadi un metro e mezzo al massimo!


Per loro erano pronti dei laboratori di disegno e poi unamappa colorata del Museo e il nuovo Kit famiglia, composto da unblocchetto di schede gioco sulle principali opere esposte, una lente incartoncino per osservare “nel dettaglio” i dipinti (o il vicino!),una porzione di pasta modellabile.


Ci siamo preparati all’apertura delle porte con la danzadella haka, come gli All Blacks. Pensavamo didover placcare decine di piccoli visitatori in corsa sciolta lungole sale espositive, dover intercettare insidiose punte di matitetroppo vicine alle tele, interrompere spontanee lotte di cuscini einvece niente di tutto questo. C’erano occhi spalancati e attentiche si guardavano intorno, al Museo civico di Bassano del Grappa ieripomeriggio. Gambette incrociate, distese, accavallate, raccolte, piegatead angolo retto all’indietro…. Ma educate. Bambini acciambellati aterra, a cercare di risolvere l’enigma proposto più velocemente delfratello. Nonne che potevano concedersi un tempo tranquillo e coinvolgenteda passare con i proprio nipoti.

C’erano genitorisoddisfatti a pavoneggiarsi, in mano la scheda di sala, e spiegare che no,non è vero che tutte le modelle del Canova soffrivano di una fastidiosaed invadente “foruncolite”, oh no! Quei puntini neri, e come nonsaperlo, erano i “famosissimi” punti di repère,utilizzati dallo scultore per riportare le misure dal gesso almarmo.
E poi, con la scusa che «Sai, secondo me potresti anchefare così…», rubavano i pezzettini di pasta modellabile (vi abbiamovisti!) dalle mani della progenie. Ma non solo… E c'erano gruppi divisitatori che non andavano più via! E hanno colto l’occasione pervisitare anche le sezioni non direttamente coinvolte dalle propostedidattiche pensate per la Giornata. Si sono insinuati tra le ceramichegreche a decorazione geometrica della sezione Chini, hanno messo il nasonella sala in fase di allestimento che conterrà la Storia della Città, esbirciato dai vetri la rinnovata sala Chilesotti, quella che «ti ricordi,quando si studiava qui dentro, e c’erano le librerie di legno scuro e leluci al neon, e il bibliotecario con i baffi, se facevi la pausa troppolunga, entrava e ti sequestrava i libri?»

Ho dovuto aspettare un’ora buonaper vedere le prime famiglie entrate ridiscendere le scale versol’uscita. Erano visi contenti. Di visi annoiati, non dico bugie, neho visti forse al massimo due o tre. Alcuni sono corsi di nuovo, senzafarsi troppo notare, verso la sala didattica per fare il secondo giro dilaboratori! Il commento più ricorrente, quel «Ehhh, ce ne fossero piùspesso di giornate così…» apriva il cuore, ed alludeva, a parer mio,a tante cose. Alla gratuità dell’evento e all’accoglienza ricevuta,ma anche e soprattutto alla possibilità di passare una parte dellapropria domenica a fare qualcosa insieme ai propri figli, in un luogo doveinsieme ci si può arricchire di mille stimoli e forse anche spunti diispirazione. Meglio di Gardaland. E costa molto meno. In fondo poi, comediceva AlanBennett, citato quiValla pena ripetere che la gente entra in una galleria d'arte per i motivipiù svariati; alcuni, è vero, perché amano la pittura, ma per moltiguardare i quadri non è la cosa più importante. Entrano perché piove,magari per rimanere un po' al caldo, o perché sono stanchi di starein piedi; forse sono in anticipo per un appuntamento, oppure speranodi rimorchiare proprio lì…

Beh,magari da ieri qualcuno deciderà di entrare anche per stare un po’tutti insieme, in famiglia. Un altro, più che valido motivo!

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ElenaSartori ha una laurea in Storiacontemporanea, ha lavorato presso la biblioteca diMontebelluna e ora collabora con i Musei civici e la bibliotecadi Bassano del Grappa per la realizzazione di percorsistorici e di lettura rivolti a bambini e ragazzi della scuola Primariae Secondaria di primo grado. Fa parte del Gruppo di volontari Volta lacarta, che anima letture in biblioteca a Bassano per bambini dai treagli otto anni circa, e del gruppo di lettura genitori che leggono,composto da adulti che si confrontano su titoli di narrativa perragazzi.
A breve, sarà attivatoun gruppo di lettura, da lei condotto, per ragazzi delle scuolemedie alla biblioteca di Bassano. Si chiamerà Terra dinessuno e verranno discussi testi di narrativa perragazzi sulla Grande Guerra.

[Le foto checorredano l’articolo sono © Daniele Bonifazi]