Per chi non c'è a Bologna/2. Cose che non vedo dalla mia finestra

Davveroi libri nascono nei modi più impensati.
Questo, per esempio, è nato riflettendosul testo di un catalogo. Ogni anno si verifica questa situazione:che il Salone del Mobile di Milano e la Fiera del libro per ragazzidi Bologna, cadono più o meno nello stesso periodo. E siccome noilavoriamo come editori all'una e come studio di comunicazione all'altra,la quantità di lavoro da fare è consistente e il periodo è, come dire,abbastanza movimentato. Ma da questo subbuglio, come da tutti i subbugli,possono nascere cose interessanti.

Nel 2010,verso l'inizio di marzo, era appunto a un testo su alcuni mobili chestavo lavorando, osservando priva di idee, le immagini che avevo sottogli occhi, dove facevano bella mostra di sé divani, sedie e poltroneusciti dai pensieri di Philippe Stark, Gaetano Pesce, Piero Lissoniecc. ecc.

Se non che, mi ricordai che unadelle persone con cui avevo parlato a proposito di quegli oggetti,mi aveva detto che i luoghi in cui sarebbero stati fotografatiera un edificio vuoto, da poco finito di costruire, quindi ancoracontaminato dall'atmosfera del cantiere.


Così pensai a cosa accade quando si stafacendo un trasloco e si va a stare in una casa nuova, e cioè chetutto è un gran scomodo, perché manca sempre qualcosa, fra cui perl'appunto mobili come sedie eccetera. Per cui in quei momenti bisognasempre fare buon viso a cattivo gioco e ingegnarsi di usare una cosa perl'altra. Capii allora che sarebbe stato interessante, anziché parlare didivani, & co., fare un elenco di tutte le cose su cui ci si puòsedere in assenza di sedie. Fu divertente, perché subito mi fu chiaroche, se si trattava di un gioco, come tutti i giochi non era affattoscontato: per funzionare un elenco deve essere credibile, ben fatto,brillante, musicale, equilibrato, divertente... Insomma, filare bene allalettura e sprigionare il sapore delle storie in nuceche contiene in sé. Altrimenti è un'accozzaglia di parole messe infila.

 

Venne fuori questo testo:

Cose su cui ci si può sedere in caso di assenzadi sedie o divani:
una cassetta dellafrutta rovesciata, un muretto, un gradino, una pietra, un tronco,un ramo, un televisore, un marciapiede, una pila di quotidiani,un paracarro, un tamburo, la gabbia del pappagallo, un baule, unavaligia, un parapetto, un asse, un cavallo a dondolo, un capitello,uno scoglio, una balla di fieno, un pallone, un prato, una lavatrice,una bitta, un pianoforte, una bicicletta, una moto, un vaso cinese,una ringhiera, un davanzale, un tappeto volante, uno pneumatico,un monumento, un fazzoletto, un guard-rail, un argine, un bidonedella spazzatura, un cane di grossa taglia, un sacco di farina (dicalce, di patate, di terra, di concime), un triciclo, una custodiadi violoncello, un monopattino, una botte, un barile di sottaceti,una slitta, un’altalena, una zucca, le ginocchia del papà,una Bibbia, il pavimento. 

Mi chiesi anchese il mio committente avrebbe mai accettato un testo delgenere. La risposta è: sì, lo accettò, con mia grandesoddisfazione.

Da lì,l'idea fece il nido nella mia testa. E col tempo mutò, si fece autonomae prese diverse direzioni. Divenne un catalogo di cose strane, sghembe,invisibili, impossibili. Ma la matrice, lo intuisco, rimane quella.
In realtà è difficile spiegare esattamente di cosa parli questolibro. Credo sia la sua natura stessa, a renderlo misterioso. ValentinaColombo, la nostra addetta ai diritti esteri, qualche giorno fa,preparandosi a presentare le nostre novità agli editori stranieri,mi chiedeva, perplessa: "Ma secondo te, come lo posso presentare questolibro? Se mi chiedono di cosa parla, cosa gli dico? Perché non è micafacile spiegarlo..." Ha perfettamente ragione. Le medesime perplessitàle ha avute Paola Notari, di Éditions Notari, che pure ha deciso di pubblicarlo (evviva!) inlingua francese. Sull'argomento e problema ci siamo scritte un po' dimessaggi. Paola mi chiedeva: mi puoi spiegare questo libro? Possiamo considerarlo un imagier? Cosa legafra loro le immagini in sequenza? Che titolo potrebbe avere infrancese?
Tutte domande legittime: perché va ben tenuto amente che traghettare un libro da una cultura, da una lingua all'altranon è cosa immediata.

APaola ho scritto una mail, cercando di spiegare cosa io eScarabottolo abbiamo cercato di fare, inCose che non vedo dalla mia finestra:

Ciao Paola,
capisco la perplessità: si trattadi un libro un po' singolare in effetti.
Può funzionarecome un
imagier, ma in effetti non lo è. Il titolosemplicemente è una delle frasi, forse la più significativa, presentinel libro. In Italia a scuola, il tipico tema che si dà, o che si dava,ai bambini per fargli fare un esercizio di descrizione è: Quelche vedo dalla mia finestra. Mi divertiva spiazzare, proponendoun: Cose che non vedo dalla mia finestra. Dallapropria finestra ognuno di noi vede pochissimo del mondo. Ecco, forseè proprio questo, invitare a guardare le cose anche le meno visibili,appariscenti, funzionali, oppure al contrario eccezionali, ma che nonsi sanno più guardare per via dell'abitudine: aprire la vista dellepersone su tutto quello che generalmente non si guarda, perché haqualcosa che allontana lo sguardo, essendo troppo vago, o imperfetto,incompiuto, silenzioso, incerto, precario, inquietante. Il concetto èproprio quello delle cose che hanno dentro un non,o un no, o un dubbio, o un punto interrogativo,o un'anomalia ecc.: tutto quello che sta ai margini, che abita frail non detto e il non visto.

Ecco,questa è la storia di questo testo. L'ho scritto pensando aScarabottolo. Né mai ho preso in considerazione l'idea che potesseillustrarlo qualcun altro. Nelle immagini di Guido, l'assurdo, ilprecario, le cose sul'orlo della scomparsa, che si avviano verso lasmaterializzazione del senso per assurgere al paradiso del mistero edella gratuità, abitano di diritto. Insomma, a mio avviso un testo delgenere sarebbe stato assolutamente incomprensibile e impraticabileper chiunque altro. Ma per Scarabottolo, no. Quando l'ha letto,mi ha chiesto: "Ma come faccio a illustrarlo?" Aveva ragione: micasemplice. Ovviamente ci è riuscito.
Benissimo.

Oggi pomeriggio alle 17, i due autori, che poisiamo Guido, in arte Bau, e io, firmiamo le copie del libro alnostro stand, 29 D36.Vi aspettiamo!