Esperienze / 5: Libri tattili e multisensoriali (prima parte)

[di BarbaraMazzoleni]


Antefatto

Buongiorno a tutti, mi chiamo Barbara Mazzoleni esono una illustratrice e graphicdesigner.
Ho la fortuna di lavorare senza risentiredella crisi dal 1988 grazie alle mie competenze sui mezzi digitali(sia come designer free-lance, che come docente di ProgettazioneDigitale e Tecniche di Illustrazione Digitale in alcune importantiscuole di Design di Milano e Lombardia). Faccio questa premessa perchétrovo che la mia formazione e professione rappresentino un paradossorispetto all'esperienza che vi sto per raccontare e che ha mi hasegnata profondamente, come persona, mamma e professionista.
Nel 2011, a marzo, cercavo su internet approfondimentisui Prelibri di Bruno Munari:ho una bimba che allora aveva quattro anni e mezzo, Viola, e volevofare qualcosa di speciale per lei e con lei.
ConoscoMunari perché da giovane, nel 1987, ho avuto la fortuna dipartecipare come assistente ai famosi laboratoriGiocare con l'Arteche il grande maestro tenne a Palazzo Reale di Milano:mi ci portava una delle sue storiche collaboratrici, CocaFrigerio, allora mia docente di Illustrazione alla Scuola delFumetto.

La lezione diMunari e di Coca Frigerio è sempre rimasta viva, anche se spessoinconsciamente, nel mio lavoro e nel mio approccio alla comunicazionevisuale. Con una bimba di quattro anni e mezzo, come non ritornaread approfondire cose che avevo messo da parte, tutta presa dallamia carriera professionale digitale?
Così, mentre cercavoinformazioni sui libri di Munari attraverso un motore di ricerca, percaso mi è apparsa la pagina di un blog che riportava il bando della Prima Edizione del ConcorsoNazionale di Editoria Tattile Illustrata Tocca aTe!, per bambini non vedenti e ipovedentifino ai 12 anni.

Che strano: nonavevo mai partecipato a concorsi, e nemmeno mai desiderato fare libriper l'infanzia, nel mio percorso professionale, ma in questo caso èstato come se improvvisamente mi si fosse accesa una lampadina nellatesta. Io lavoro da 25 anni con le immagini, come illustratrice, comegraphic designer, come docente: le immagini e l'espressione visuale intutte le sue forme sono una parte imprescindibile di me. Sapete quandouno pensa: "Oddìo, se dovesse succedermi qualcosa di brutto, per favore,qualsiasi altra cosa, ma non alla vista, altrimenti come farei a goderedel bello con i miei occhi?" Ecco, una cosa così.
Scoprireattraverso internet questo mondo fino ad allora a me sconosciuto, fattodi illustrazioni per non vedenti o ipovedenti, mi ha fatto innanzituttopensare a quanto sia fortunata; e soprattutto, ormai abituata da parecchioa lavorare praticamente solo con mezzi digitali, mi ha motivato allaprova di inventare un libro per chi non può vedere e illustrarlo condelle immagini tattili.

Ho subito deciso dipartecipare al concorso, ma credetemi, non perché avessi qualche minimapretesa di successo: l'ho fatto per me stessa, perché ero colpita daquesta forma di comunicazione, per sperimentare qualcosa di nuovo.
Inoltre il bando del concorso chiariva che tutti i partecipantipotevano donare il proprio libro alla Federazione Italiana IstituzioniPro Ciechi, che si sarebbe così arricchita di nuovi materiali e spunti
Per la precisione, il concorso era stato organizzatodalla Federazione Nazionale Istituzionipro Ciechi, dalla Fondazione Robert Hollman e dall'Istituto deiCiechi di Milano. La giuria sarebbe stata composta da espertitiflologi vedenti e non vedenti, esperti di produzione di materialetiflodidattico, rappresentanti dei genitori, rappresentanti del Ministerodei Beni e Attività Culturali, pedagogisti ed esperti di letteratura perl'infanzia.

Mi sono buttata acapofitto in questo progetto, impegnandomi in una ricerca molto intensaper imparare tutte quelle caratteristiche tecniche e quei codici dirappresentazione che sono indispensabili per confezionare un librotattile davvero adeguato per i bambini con deficit visivi: in internet hotrovato un po' di materiale. In italiano si trova poco, a dire il vero,mentre in lingua inglese ci sono diverse guide, relazioni, articolidi esperti eccetera.

Comunque, riassumendobrevemente: innanzitutto bisogna analizzare formato e tipo di allestimentodel libro; che sia facilmente e completamente apribile (il libronon deve restare aperto a "V", si deve appiattire completamente),con una misura adeguata che lo renda fruibile e sfogliabile dallepiccole mani di un bambino, per di più non vedente.
Poi,bisogna capire quanto i codici di rappresentazione siano diversi dainostri, di persone "normodotate della vista": un non vedente dallanascita non capisce la prospettiva, perché ovviamente non la conosce,quindi tutto va rappresentato frontalmente o di profilo, nella suainterezza e non parzialmente; le figure non devono essere sovrapposte,altrimenti non è possibile seguirne il profilo correttamentecon le dita.

Non devono mancareparti di figure: se si vuole rappresentare un animale che ha quattrozampe, non se ne possono mettere due lunghe e due corte perché sonodi scorcio, o addirittura solo due perché le altre sono nascoste,altrimenti la figura non è comprensibile.
Mi sono documentatae ho studiato anche il meccanismo di formazione delle immagini mentalinelle persone non vedenti per capire meglio come evitare errori dirappresentazione.

I materialidevono essere molto significativi da un punto di vista tattile,oltre che avere uno spessore marcato. Sapete quanti materiali bellie interessanti per me - vedente - ho scartato perché assolutamenteinsignificanti, se toccati a occhi chiusi?
È una provache invito tutti a fare. Ricordo che in quel periodo sembravo in preda asmania: toccavo tutto e tutti, per esplorare i materiali che capitavanosotto le mie mani.

Poi c'è laquestione dei testi (il libro doveva avere, oltre alle illustrazionimateriche-tattili, anche un testo in Braille e con caratteriper ipovedenti): il Braille ha dimensioni fisse e non può essereridimensionato a piacere solo perché a noi grafici piace un corpo piùpiccolo o più grande; il testo per ipovedenti, invece, deve avereun forte contrasto cromatico, dei font assolutamente chiari, linearie leggibili e rispettare dimensioni minime. Quindi, immaginate per unacome me, abituata a rompere le scatole ai suoi allievi sulle dimensioni esul valore estetico del lettering: è stata una lotta con i miei occhi econ le mie abitudini.

Per produrre le pagine stampatecon il Braille mi sono dovuta recare diverse volte all'Istituto deiCiechi di Milano, dove ho trovato la grande disponibilità e competenzadella dottoressa Paola Bonanomi e del responsabile del centro diproduzione del materiale tiflodidattico, Aurelio Sartorio, che mi hannogentilmente accolto, e oltre a stampare su fogli di acetato trasparenteil Braille così come serviva al mio progetto, mi hanno fatto visitareil loro centro di produzione e laboratorio: un posto pieno di tesoritattili.

Le immagini che illustranoquesto post si riferiscono al libro di Barbara Mazzoleni Scopriamo le forme con il ditino,vincitore del premio Tocca a te!come miglior libro assoluto e miglior libro didattico, di cui verràtrattato diffusamente nella seconda parte del post.

(Fine prima parte; la seconda parte, venerdì 1 febbraio)