Gesù Bambino nella greppia

Quest'anno,fra le letture più belle fatte, c'è stato un libro di Adriana Zarri, Un eremo non è un guscio dilumaca. Mi è tornato in mente in questi giorni, per unbellissimo capitolo sul Natale. Adriana Zarri, scrittrice, giornalista,teologa, eremita, ha dedicato numerose riflessioni alla bellezza e allaforma della bellezza come significato profondo, misterioso dell'essere,della vita. Riflessioni che tramano, in controluce, questo branosul presepe e sul bambino che ne è protagonista. Parole di grandeinteresse, per credenti e non credenti. Ve le proponiamo. Torneremo il31 dicembre, per gli auguri dell'anno nuovo. 
Buon Natale.


Quest'anno, ho fatto due presepi: uno in casa e un secondo nellastalla. Disponendo di una stalla, con tanto di greppia, mi pareva chequella fosse la collocazione più adeguata: tanto che poi ho decisodi lasciarlo, anche durante l'anno. Anziché un'altra immagine sacra,egli è lì, tra il disordine e i topi, come forse neanche a Betlemme glimancavano. Poiché accanto alla casa non si coltiva grano, non ho paglia;e tutti gli anni il fornitore è Giacomo. Viene con una mezza balla (eme ne basta molto meno; il resto farà da strame per le bestie) e io cicolloco sopra la statuina di gesso. È un presepe da poveri. La paglia,Gesù Bambino e basta (in quello di casa, per ornamento, c'è solo unvolo d'angeli: una ceramica di Faenza, essa pure un regalo di amici dilà). È un presepe da poveri, ma è il signore che seguita a nascere,ogni giorno: e non finisce mai di nascere, e non finisce mai di morire,e non finisce mai di risorgere, nella carne e nel mondo. Nasce nontanto «nell'anima», come un'ascesi tutta spiritualistica ci hainsegnato a ripetere: nasce nella vita; nasce dal nostro ascolto,dalla nostra attesa, dal nostro umile e docile accordarci con iritmi profondi delle cose. E noi gli siamo utero, cesto, nido.

Sano Di Pietro,Natività, c. 1470. Barbara Piasecka Johnson,Montecarlo.
Lorenzo Monaco,Natività, 1409. MetropolitanMuseum, New York.

L'incarnazionenon è una storia privata: è la storia del mondo e Cristo non nascesolo nella greppia. Il Verbo sposa la terra e e si fa terra, carne,tempo, storia, finitezza, condizionamento, situazione umana nellasua complessità, e nella sua povertà, vita del mondo, con la suaconcretezza e i suoi limiti. E la vita – questa vita assunta da Dio– è fatta di me, di voi, di storie e destini innumerevoli, di vicendecosmiche e piccoli accadimenti quotidiani. Anche di neve è fatta,la vita, e di germogli che dormono, di gatti che ronfano, di stufe chebrobottano e di polente che inondano le tavole come lune d'inverno.
Dopo gli incontri con gli amici, che hanno sfidato freddo e neveper i doni e gli auguri natalizi, torna la solitudine compatta, nonmi sono lasciata sedurre dai tanti inviti. Per le feste una personasola sembra che faccia pena (che pena sprecata, nel mio caso!) e gliinviti si moltiplicano. Ma io ho sempre difeso il mio Natale, anchequando non ero un'eremita, ma il monachesimo ce l'avevo dentro, in unbisogno di silenzio; e così Pasqua e le festività importanti. Semai un pranzo potra essere accettato nei giorni successivi.

Andrea DeLitio, Natività,1460-1470. Atri,Cattedrale
Benozzo Gozzoli,Natività, c. 1450, Armadio degli argenti, Museo di SanMarco, Firenze.

Ricordoquando abitavo a Roma, in una di quelle case con le pareti di cartavelina, con i rumori che passavano muri, soffitti, pavimenti. E migiungeva, confuso, il chiacchiericcio vuoto di tavolate che si intuivanoconvenzionali, con discorsi di nulla.  Io «là sola come uncane» facevo pena a loro: ma loro facevano assai più penaa me. Sentivo il pomeriggio che naufragava in chiacchiere sempre piùstanche; e il mio silenzio, invece, a onta di quelle interferenze,si faceva più denso, più compatto, più felice. Tanto più adesso,che la mia casa ha solide pareti contadine e al di là c'è soltantola stalla e lo starnazzare dei polli.
I mesi freddi - l'hogià detto - sono più solitari. Il periodo precedente il Natale è unaparentesi di incontri – dolce come sarà poi dolce il silenzio – madopo la parentesi si chiude. La chiude il freddo, l'inclemenza del tempo,la sorda barriera delle nebbie, il desiderio di ciascuno di restarepiù in casa, di coltivare la domesticità. Ed io ricado nel biancosilenzio dell'inverno, illuminato dalla neve, come su di un lenzuolobianco che accoglie la mia contemplazione. Sono stata grata agli amiciper essere venuti a salutarmi; ora sono loro grata perché mi lasciano insilenzio.

Giotto,Natività, 1303-1305, Cappella degli Scrovegni,Padova.
Giotto,Natività, 1303-1305, Basilica inferiore,Assisi.

Iltelefono aveva squillato a lungo, con chiamate da tutte le parti d'Italia:di amici e anche di sconosciuti; ed era stata una dolce manifestazionedi affetto. Ora tace anche lui. Sul tavolo ho ancora i segni dellefestività: resti di panettoni e di liquori con cui tanti hanno volutoricordarmi. E io prolungo le ricorrenze liturgiche, contestando le stoltecontrattazioni tra Vaticano e stato per la riduzione delle feste chehanno abolito l'Epifania in favore dell'Immacolata. Si capisce proprioche le trattative sono state condotte da diplomatici che non sannonulla di storia, di liturgia e di teologia. Ma al Molinasso l'Epifaniasi festeggia ancora, con la medesima solennità di un tempo. QuestoNatale dei pagani, questo Natale ecumenico ha, nella mia cappella,la risonanza che merita e che la storia e la liturgia gli hannodecretato fino a oggi.
Gesù Bambino nella stalla si staambientando a un clima certo più rigido di quello di Betlemme. Un topogli ha rosicchiato la vestina scoprendo un angolo di carne nuda. L'horicoperto con la paglia senza eccessive preoccupazioni. Dopo tutto,se voleva, poteva mandarlo ben via; se l'ha tenuto vuol dire cheil topettino gli piaceva, e magari ci ha conversato un poco.

Beato Angelico,Natività, c. 1440. Convento di San Marco,Firenze.
Piero dellaFrancesca, Natività, c. 1470. National Gallery,Londra.

Del resto ilmio Signore non è esigente. L'ho abituato bene e, se non ci sono fiori,non pretende che vada dal fioraio: costa troppo. Si contenta di qualchepannocchia di granturco, qualche zucchina ornamentale, qualche fioresecco, qualche ramo. Del resto l'idea che soltanto i fiori freschifacciano decorazione è molto restrittiva e molto ingiusta verso altripezzi di natura non meno belli: come un cesto di frutta, o un'ericaseccata che serba il suo delicato color viola, un mazzo di spighe(bellissime le varietà dei prati: bellissime verdi ed essiccate); oanche soltanto un ramo. I biancospini hanno rami elegantissimi. D'invernola mia casa non ha fiori, ma è sempre adorna di qualche pezzo di mondoche mi entra dentro a farmi compagnia. In questo momento, in cappella,c'è un nido d'uccello con le ovette. Naturalmente non sono andata arubarlo sulla pianta, come fanno i monelli: l'ho trovato ai piedi diun albero e l'ho portato ai piedi del Signore. E credo proprio che glipiaccia. Se non gli piacesse, dimostrerebbe di avere scarso gusto,ed è un'ipotesi che non posso prendere in considerazione.

Gentile da Fabriano, Pala Strozzi,Natività di Gesù, 1423, Galleria degli Uffizi,Firenze.



Ottaviano Nelli,Natività di Gesù, 1424. Palazzo Trinci,Foligno.