Per gran parte della mia infanzia

Nel numero 1 di Quarantotto, uscito nel settembre 2021, Sergio Ruzzier racconta la scoperta della lettura durante l'infanzia, quando ancora le edicole erano un punto di riferimento per l'acquisto di libri e fumetti. Questo articolo fa parte della serie di testimonianze che abbiamo chiesto a scrittori e illustratori sulle loro prime esperienze di lettura e su come è nato il rapporto coi libri. Lo proponiamo a coloro che l'avessero perso visto che il numero 1 della nostra rivista è andato esaurita. Vi ricordiamo che la rivista biannuale Quarantotto, arrivata al suo quarto numero, si trova nelle Case dei Topi, librerie fiduciarie della nostra casa editrice.

[di Sergio Ruzzier]

Per gran parte della mia infanzia, arrivava in casa tutte le settimane per posta Il Giornalino, la rivista di fumetti delle Edizioni Paoline, o ‘dei preti’, come si diceva. L’abbonamento credo fosse offerto da un conoscente di famiglia che lavorava per il tipografo, o per il distributore, chissà. Non ho mai appurato. Non era affatto male, Il Giornalino. Ospitava fumetti di livello altissimo, come Asterix, Lucky Luke, Pon Pon, Pinky. Quest’ultimo in particolare, di Massimo Mattioli, è un capolavoro non sufficientemente riconosciuto. In un episodio, Pinky, che per chi non lo sapesse è un coniglietto rosa che di mestiere è fotoreporter, fa a gara con il collega amico/nemico Giorgione a chi ha il teleobiettivo più lungo. Le rubriche di indottrinamento cattolico non erano troppo invasive e si potevano facilmente ignorare. Ero fortunato ad avere accesso a una rivista così, e per di più gratis. Ma si sa che spesso le cose gratuite si finisce con il darle per scontate. E io volevo leggere anche altri fumetti, fumetti diversi, che potessi scegliere io e, soprattutto, fumetti da potere andare a comprare in edicola. In quegli anni, gli anni ’70, le edicole traboccavano di pubblicazioni per bambini e ragazzi, giornaletti di tutti i tipi e di tutte le qualità.

   

Quando capitavo davanti a un’edicola era difficile scrostarmi da lì, da quel posto incantevole. Insomma, a furia di chiedere e di insistere, riuscii a ottenere il permesso di comprare un altro giornaletto al mese, solo uno: che col Giornalino che già arrivava ogni settimana, uno in più sembrava troppo un lusso. Data l’abbondante offerta, avevo l’imbarazzo della scelta e, invece di fissarmi su un titolo, finivo per comprare ogni volta un giornaletto diverso. Allora capitava che per un paio di mesi comprassi Tex, per poi passare al Corriere dei Ragazzi o TopolinoBraccio di Ferro Stanlio e Ollio, Tom e Jerry Diabolik. Alcune cose, buone; altre, molto meno. Ho provato anche l’Uomo Ragno Thor che, però, non mi avevano fatto una grande impressione e, in generale, non sono mai diventato un appassionato di supereroi.

  

Devo subito correggermi perché in effetti un supereroe, tra i miei personaggi preferiti, c’è stato: Superciuk, uno degli avversari di Alan Ford. Immorale, vigliacco, alcolizzato, obeso… Già a dieci anni capivo che i personaggi con più difetti spesso sono quelli più interessanti. Avevo comprato il mio primo Alan Ford un po’ per caso, senza saperne niente, attratto dalla copertina vista in edicola. A essere precisi, era stato il numero 48 della serie di ristampe (Gruppo T.N.T.) ad avermi colpito: Il ricco zio è morto. Perché preferissi la ristampa all’originale credo fosse perché i disegni mi sembravano più belli, erano ancora quelli di Magnus che, nel frattempo, aveva abbandonato la serie, continuata da Paolo Piffarerio. Non che allora sapessi chi fossero Magnus e Piffarerio, ma evidentemente capivo la differenza. Insomma, per un po’ di tempo il giornaletto che mi compravo da solo in edicola è stato il Gruppo T.N.T., che usciva una volta al mese.

  

Anche se sapevo benissimo che era molto poco probabile fosse già uscito, non riuscivo a resistere alla tentazione di andare in edicola già qualche giorno prima della data annunciata, nel caso che, chissà, fosse miracolosamente distribuito prima del previsto. Malgrado la mia grande timidezza con gli adulti e il costante timore di disturbarli e quindi di finire in imprecisati guai, la voglia incontenibile di avere tra le mani il nuovo numero del Gruppo T.N.T. mi dava abbastanza coraggio per riuscire a chiedere all’edicolante se per caso fosse già uscito. Ogni volta, l’edicolante, sempre meno paziente, mi spiegava che no, il nuovo numero del Gruppo T.N.T. non sarebbe arrivato ancora per giorni. Quando cominciavo a rendermi conto che forse sarebbe stato meglio smetterla, almeno per un po’, di interpellarlo, allora semplicemente mi piazzavo lì, in piedi, a qualche metro dall’edicola, ad aspettare. Mi posizionavo in modo che il giornalaio non pensasse che fossi lì per sbirciare le copertine dei giornaletti porno, che in quegli anni occupavano buona porzione dello spazio espositivo e che erano piazzati non troppo lontani dai fumetti non porno. Non che fossi disinteressato a titoli come JaculaIl Montatore o Cappuccetto Rotto, anzi: io e altri bambini del mio isolato sapevamo bene dove trovarli, quelli usati, negli immondezzai di quali palazzi. Però non mi sarei mai sognato di farmi vedere da un adulto mentre guardavo quelle cose: sarei morto di imbarazzo. E così me ne stavo lì, sul marciapiede, per ore intere, sperando di assistere all’improvviso arrivo del furgone del distributore di periodici.

Illustrazione di Sergio Ruzzier per Quarantotto n.1/febbraio 2021

Quando l’agognato giornaletto finalmente era nelle mie mani, sempre nel giorno d’uscita annunciato e mai prima, provavo un’emozione che non credo di essere in grado di descrivere e che non ho mai più provato con altrettanta intensità. Era quasi più eccitante dell’attesa dei regali di Natale. Un appagamento completo, una realizzazione sublime, anche se di breve durata. Di solito il giornaletto, bello nuovo, compatto, profumato di stampa, me lo portavo subito a casa, in cameretta, e me lo leggevo tutto d’un fiato, come si dice. Essendo così preso dalla lettura, non riuscivo quasi mai a evitare di causare la cosiddetta ‘lunetta’ al cartoncino rigido della copertina, danno di cui poi mi rammaricavo moltissimo, e che vanamente mi ripromettevo di non replicare col numero del mese dopo. È intorno a quel periodo che ho scoperto la Fiera di Senigallia, il mercatino delle pulci milanese. Lì si potevano trovare tantissimi fumetti usati a prezzi bassissimi, che mi consentivano di acquisirne tre o quattro al costo di uno nuovo, fornendomi, così, il pretesto per aggirare il limite imposto di un giornaletto al mese. Le bancarelle che vendevano fumetti, essendo popolate da tanti ragazzini più o meno soli e distratti, attraevano un certo numero di pedofili, che per lo più, almeno nella mia esperienza, si limitavano a qualche ammiccamento o, al massimo, a uno strofinamento più patetico che molesto. Comunque, nel giro di qualche mese, ero riuscito a mettere insieme una buona collezione del Gruppo T.N.T., collezione che, però, non riuscii mai a completare, anche perché un paio d’anni dopo, inspiegabilmente, accettai di vendere tutto a un mio compagno delle elementari, tale Giammario.

I libri di Sergio Ruzzier pubblicati da Topipittori

Una cosa che trovo molto interessante è che non riesco a ricordarmi neanche una delle tante storie di Alan Ford che ho letto e riletto. Ricordo solo che erano tutte molto arzigogolate, incoerenti, confuse e che si risolvevano sempre in modo un po’ arbitrario nelle ultime pagine, spesso con l’avvento di un qualche improbabile deus ex machina. I disegni, invece, me li ricordo bene: il chiaroscuro, le espressioni dei personaggi, i loro nasi, gli ambienti sporchi e bui, i gesti delle mani, così caratteristici e innaturali, scomodi.

Malgrado oggi sia molto facile trovare in vendita quegli stessi giornaletti del Gruppo T.N.T. che in quel periodo della mia infanzia bramavo come fossero ossigeno, per qualche strano motivo non ho mai avuto la forza di riguardarli. Chissà perché.

In piedi, in alto a destra, Sergio Ruzzier