Se diventiamo pensatori deficienti

Scusate,ma non resistiamo a non mandare in onda del tutto fuori orario, lanotizia di questa intervista di GuidoScarabottolo realizzata da Michele Alinovi.
Bellissima.
Che andrebbe imparata a memoria, soprattuttoda chi vuol fare il mestiere dell'illustratore o in generale del'creativo', come si diceva negli anni Ottanta.
L'hapubblicata il blog di La Stampa, Le Voci di Milano e la trovatequi.

Avete tutto ilfine settimana per dedicarvici. Per aiutarvi a vincere la pigrizia, viinvogliamo con alcuni brani delle sue risposte. Che comunque sono tuttestrepitose.

Ho subito trovato divertentel'illustrazione: non esistevano regole prefissate, bisognava cavarsela aseconda dei casi con la fantasia e l'intuito. L'aver iniziato a disegnareè stato un ritorno all'infanzia e insieme una sorta di vendetta controtutto ciò che è teoria, pianificazione, schema, concetti coi quali hosempre avuto un rapporto molto travagliato.

Sonoarrivato a ideare fino a 40 proposte di copertine la settimana. Perl'ultimo romanzo di Bruno Arpaia ho dovuto fare una decina di proveprima di avere l'okay. Bisogna avere tanta pazienza. Poi succede che,tra le centinaia di disegni esclusi, uno di loro vince la Medagliad'Argento della Illustration Society di New York. Equesto ti fa pensare.

Sai quante persone mi sonotrovato davanti che mi hanno detto “l’illustrazione non si capisce,non è chiara, è criptica”? Non deve essere chiara, se no non èdivertente!, rispondo io. E la stessa sorte la condividono, oggi, moltidei miei colleghi, che si trovano a dover spiegare le loro intenzionia committenti la cui formazione visiva è ancorata alle avanguardiestoriche.
 

Riuscire a far cose senza età dovrebbe essere l’obiettivofinale di ogni artista. Anche la formazione è molto soggettiva: bisognaguardare tante illustrazioni, disegni, leggere, cinema, fotografia, dallapreistoria ad oggi, ci vogliono anni. Le scuole possono essere moltoformative, ma uno può imparare a disegnare da solo, come ho fatto io,armandosi di carta, matita e forbici.

Mi piacel'idea del Calendario perché è l'incarnazione fisica del tempo chericorre e che raccoglie ciò che hai seminato durante l'anno, comese fossi un contadino. Ho sempre preferito il tempo ciclico a quellolineare: è decisamente più consolante e vicino al mondo.

A me vengono meglio le copertine degli autoridi cui non mi frega niente. Sono più disinvolto, più sciolto, non sonoincatenato da problemi di riverenza o di rispetto. Paradossalmente,meno l’autore mi piace, più libero e creativo mi sento.

Il nostro è in gran parte un paese di gente abituataa sopravvivere, a cavarsela in qualche modo, con poca voglia di alzarela testa e guardare la bellezza che ha intorno: se uno è ricco sidiverte, se uno è povero tenta di sbarcare il lunario, possibilmentesenza patire la fame.

Già il tentativo di farcidiventare consumatori deficienti; se diventiamo pensatori deficienti,allora è la fine.

E chi l'hadetto che Scarabottolo parla poco? Noi, per esempio. Parlapoco, ma quando parla lo fa a proposito, il che, già diper sé, è una consolazione.

E vistoche ci siamo, vi invitiamo anche ad andare a comprare Manifestosegreto, il bellissimo albo cheGuido ha appena pubblicato con Edizioni Vànvere.