Un irragionevole bisogno di disegnare un coccodrillo

Tempo fa, sul sitodi RandomHouse, che in America pubblica i libri di Leo Lionni, e cheha unasezione molto bella a lui dedicata, trovammo un suo brevescritto che parlava del processo creativo. Lo trovammo limpido,esauriente, illuminante. In poche parole, vi si descrive qual è ilcomplicato e rigoroso compito di chi lavora con la creatività. Che moltopoco ha a che fare con una casuale e narcisistica espressione di sé emolto invece con un processo severo che richiede distanza, precisione,nervi saldi, concentrazione e senso critico. Lo abbiamo tradottoe qui ve lo proponiamo.
Vi ricordiamo che in Italia ilibri di Lionni sono pubblicati da Babalibri.

 


Di tuttele domande che mi sono state fatte come autore di libri per bambini,senza dubbio la più frequente è stata: “Da dove ti vengono leidee?”La maggior parte delle persone sembra pensare che un’ideasia qualcosa di misterioso e, allo stesso tempo, semplice. Misterioso,perché l’ispirazione sembra arrivare come un particolare stato digrazia da cui solo gli spiriti più dotati sono toccati. Semplice,perché ci si aspetta che le idee piovano nella mente sotto forma diparole e immagini, pronte per essere trascritte e realizzate sotto formadi libro, completo di risguardi e copertina. Il termine “venire”esprime bene queste aspettative. Niente può essere più lontano dallaverità.


È vero che, di tanto in tanto, dal flusso caotico delleimmagini mentali, inaspettatamente emerge qualcosa che, per quanto inmodo vago, sembra portare la promessa di una forma, di un significatoe, più importante ancora, di una irresistibile carica poetica. Lasensazione di istantaneo riconoscimento con cui poniamo questa immaginenella piena luce della coscienza è l’impulso iniziale dell’attocreativo. Ma, sebbene ciò sia importante, non si produce che il germedi un’idea. Ogni libro, alla nascita della sua storia creativa,ha un momento così. Alcuni sono abbastanza fortunati da avere, findall’inizio, un eroe dalla personalità forte e ben definita, conun destino a cui non si sfugge. Altri sono segnati dalla promessa diun inizio, o forse dalla visione di una fine (che significa lavorarea ritroso, verso un inizio a sorpresa). Altri sono contrassegnati dauna situazione conflittuale chiaramente articolata. Qualche volta, devoammettere, si può trovare la motivazione del libro in un improvviso,irragionevole bisogno di disegnare un coccodrillo. E può anche accadereche nel buio della nostra mente appaia, come dal nulla, una costellazionedi parole che ha la brillante e arrogante certezza di un titolo. Propriola scorsa notte sono stato strappato a un sonno profondo dalle parole“il topo che non esisteva”. Sono sicuro che, messe temporaneamenteda parte nella mia memoria, alla fine diventeranno un titolo per unastoria di cui ancora non sonulla.


Dare forma e affinare la logica della storia, concatenarneil flusso degli eventi e, in ultima istanza, definirne l’idea nel suocomplesso, è come una partita a scacchi. Alla luce di una strategiagenerale, ogni mossa è il risultato di dubbi, ipotesi e selezioni,che riportano inevitabilmente alla memoria i successi e i fallimentidelle esperienze precedenti.

Iraptus creativi possono verificarsi, ma la maggior parte dei libri sicreano attraverso un duro, disciplinato lavoro. Lavoro creativo, certo,poiché i suoi materiali vengono dalla sfera dell’immaginario. Ma permanipolare questi materiali è richiesto molto più che mera attitudineo talento. È un processo complesso quello attraverso cui l’ideaprende forma attraverso prove e tentativi, deviazioni e diramazioni che,qualora non si sia guidati da rigore professionale, possono condurrel’autore in un inestricabile labirinto di alternative.