Un santo e due fidanzati

SanValentino è la festa più trash e imbarazzante dell'anno. Nullala eguaglia. In confronto, Natale coi babbi natali lustri della CocaCola e Pasqua, con uova alte come condomini, fanno ridere. E anchel'orrore da supermercato di Halloween, a base di zucche e faccionisghignazzanti, fa pena, paragonato alla colata di melassa che il 14si abbatte su noi, inermi consumatori. Il terreno dei sentimenti èuna montagna di succulento letame per le imprese di mezzo mondo chein questa festa trovano, a mio avviso, non solo una facile stradaper fare le solite montagne di quattrini, ma una leggittimazionealla perversione estetica a cui, pare, siano patologicamenteavvinte.

Mi sono sempre chiesta che colpeavesse questo povero santo per vedersi appioppatala protezione della fascia più noiosa e prevedibile dell'umanità: gliinnamorati. Indagando, ho scoperto che in realtà è anche protettoredegli epilettici, notizia che mi sembra in qualche modo restituire un po'di dignità alle sue funzioni. Su wikipedia, trovate su di lui numeroseinformazioni: vissuto fra il secondo e il terzo secolo, di famigliapatrizia, divenne vescovo di Terni a 21 anni, il che fa rifletteresulla credibilità che a quei tempi si attribuiva ai giovani.

E non ditemi cheall'epoca si viveva poco: Valentino morì a 76 anni, decapitato, dopoessere stato martirizzato, per ordine dell'imperatore Aureliano,durante le persecuzioni dei cristiani.
Gli episodiper cui a San Valentino è stata attribuita la protezione degliinnamorati fanno arrossire di vergogna: uno narra che prima diessere giustiziato trovò il tempo di scrivere un bigliettino allasua ragazza (a 76 anni? un vescovo?) da cui l'ignominiosa tradizionedei valentini. Un altro, che la sua specialitàera riconciliare coppie litigiose: una sorta di psicoterapeuta dellacoppia. Un altro, che congiunse in matrimonio due giovani moribondi che,a fine nozze, perirono felici: menagramo. Ma l'episodio più improponibileracconta che il santo per ispirare amore a due giovani li avvolse ditubanti coppie di piccioni in volo.

Da cui, pare,è nata l'espressione piccioncini. Se cosìè andata, si è meritato la festa e il suo orrore nei secolidei secoli. Amen.
L'immagine dei piccioni mi ha fattovenire in mente un libro illustrato che quando ero piccola guardavocon curiosità, sebbene non fosse affatto per bambini: Siparla d'amore di Raymond Peynet, illustratore assurto allagloria per i suoi “innamoratini”. Il libro approdò in casa Zoboliregalato dalla famiglia Topi, in particolare da mia zia (non ridete:mia zia faceva Beatrice Zoboli, ma aveva sposato il dott. Mario Topi)che era un tesoro, ed era romanticissima, sentimentalissima, benchéfosse una seria e molto perbene professoressa di lettere. Lo regalòai miei genitori per il Natale 1961 e il Capodanno 1962, anno incui poi io feci la mia apparizione.

Mi rendo contoche il tempo che passa dona ai libri vintage una allure che quellinuovi si sognano.
Però, detto questo, sfogliando quellaproduzione anni Sessanta, mi sembra che in qualche modo, abbia una suagrazia. E poi, c'è poco da fare i superiori, perché Peynet, nato nel1908, ebbe una celebrità planetaria in quegli anni, e in Francia è,tutt'ora, una gloria nazionale (ecco una nazione che sa valorizzare isuoi figli). Basti dire che nel 2000 le poste francesi hanno dedicataai due fidanzati una serie di francobolli, che esistono ben quattromusei a loro dedicati, di cui due in Giappone, e che nel 1987 Peynetfu insignito dalla République Française del titolo di Commandeurde l' Ordre des Arts et Lettres.

La suacoppia ispirò canzoni a Brassens, Les amoureux desbancs publics, e ad Aznavour, Les Amoureux depapier, che non sono proprio gli ultimi della fila. Vadetto che questo onestissimo, garbato e sorridente disegnatore,che si era diplomato a un'ottima scuola parigina di arti applicate,lavorava per riviste come Le Rire, Rireà deux, Paris Magazine, TheBoulevardier, e quindi Marie France,Elle e Paris-Match. Gliinnamorati di Peynet, cioè il poeta-violinista e la sua sbigottita,illogica fidanzata, presero forma nel 1942, davanti a un gazebo perorchestrine nella cittadina di Valence.

La musa di Peynetera la moglie del disegnatore, incontrata nel 1930, dal profeticocognome di Damour.
Sentimenti a parte, i due fidanzatidivennero unbusiness da far impallidire: stampati su libri, cartoline,tazze, biro, stoffe, portaceneri e quant'altro, invasero il mondo. Ele bamboline in lattice che li raffiguravano vendettero sei milionidi pezzi, e furono surclassati solo dalla reginetta assoluta del trashnascente: Barbie, la guastafeste.
Ciò detto, le immagini diquesto libro, ingiallite dal tempo, a riguardarle oggi, con ancora ilricordo esatto della sensazione che mi facevano da piccola (con quellafrivolezza francese della lingérie

sempre in bella vista,fra reggiseni, mutande di pizzo e giarrettiere), non sono poi cosìmale. Specialmente alcune.
Quelle del millebraccia e dellafarfalla-zerbino sono le mie preferite. Non so se è anche per tenerezzaverso il ricordo di mia zia, la favolosa, romantica signora Topi che vedoquesti disegni in questa prospettiva. Sia come sia, in questo diabolico14 febbraio a lei dedico, e a noi e a voi, questa canzone.