Giocare con il design. Una mostra a Valencia

 ©Fredun Shapur (Piqpoq) e D.R.

[a cura di Flat Magazine, trad. Lisa Topi]

“Il giocattolo ha una posizione prioritaria nell'arte, perché, attraverso di esso, l'artista, cioè colui che anticipa l’evoluzione futura, si avvicina direttamente al bambino, che è il principale recettore delle correnti e delle forze creative emanate dall'arte”. Così, nel 1926, il grafico ceco Ladislav Sutnar (1897-1976) esprimeva la dimensione utopica e sociale dell'arte tipica delle avanguardie, che lo portò a realizzare numerosi progetti rivolti ai bambini, alcuni talmente in anticipo sui tempi che non furono mai davvero compresi.

Il Centre del Carme Cultura Contemporània di Valencia presenta “Play with Design: i maestri del design giocano a Valencia”, una mostra che mette in risalto il carattere ludico del design attraverso un’ampia retrospettiva del lavoro di diversi professionisti di fama internazionale. Curata dallo studio Milimbo e prodotta interamente dal Centre del Carme, si potrà visitare dal 23 giugno al 23 ottobre.

La mostra si svolge nella sala che porta il nome del pedagogo ed esperto d'arte e di avanguardie Carlos Pérez, che fu l'artefice di una memorabile mostra “Infanzia e arte moderna” all' Institut Valencià d’Art Modern, IVAM, nel 1999. Carlos Pérez è stato un punto di riferimento essenziale per la scena artistica valenciana e dedicò tutta la sua carriera a far sì che la città non diventasse ciò che egli chiamava “la capitale della Terra della Modernità Impossibile”. Sarebbe entusiasta di questa mostra.

“Play with Design” raccoglie il lavoro di maestri del design come Fredun Shapur (Sudafrica), Ken Garland (Regno Unito), Patrick Rylands (Regno Unito), Cruz Novillo (Spagna), Antonio Vitali (Svizzera), Libuse Niklová (Repubblica Ceca), Bruno Munari ed Enzo Mari (Italia), oltre ad artisti più contemporanei come Séverin Millet (Francia), Damien Poulain (Francia), Isidro Ferrer (Spagna), Vincent Mathy (Belgio), Richard McGuire (Stati Uniti), Paul Farrell (Regno Unito), Héctor Serrano (Spagna), Pep Carrió (Spagna), Floris Hovers (Olanda) e Raquel Franjul (Spagna). Una selezione di creativi che spazia dall'illustrazione alla scenografia, dal papier découpé alla ceramica, dalla grafica al gioco combinatorio.



Alcuni di questi designer hanno creato espressamente per il CCCC una serie di giochi con cui il visitatore può interagire, non solo come spettatore, ma come parte attiva del percorso. La mostra s’inserisce nel programma ufficiale di World Design Capital València 2022 ed è un vero e proprio invito al gioco, all'interazione e all’istinto di costruzione dell'essere umano.

Più di venti artisti, designer e illustratori hanno creato proposte di ogni tipo, manifesti, copertine, imballaggi, oggetti domestici, ceramiche, costruzioni, giochi visivi, interattivi, di grande formato eccetera, con l'intento di risvegliare il lato ludico latente in ogni società.

«Play with design»: i maestri del design giocano a Valencia.

«Play with design»: i maestri del design giocano a Valencia.

Alcuni dei pezzi in mostra al CCCC.

Giocare e disegnare, cose da bambini

“Play with design” gioca sul parallelismo tra la progettazione di giochi per bambini e il processo creativo del designer. La ricerca dei materiali, la scelta dei sistemi di costruzione e la definizione delle regole sono solo alcuni dei punti in comune tra le due attività. Il presupposto è che qualsiasi design possiede un intento ludico implicito che stabilisce una comunicazione tra l'utente e la società a cui appartiene.

La prima parte del percorso si concentra sul bambino come ideologo o costruttore di una nuova società, attraverso una selezione di fotografie della collezione privata di Vincent Mathy che raffigurano bambini che giocano. Molte sono state scattate in parchi giochi, o “playgrounds”, creati da grandi designer come Isamu Noguchi, Pierre Székely o Enzo Mari.

Accanto alla mostra fotografica, il visitatore trova il primo gioco di grande formato, un enorme gatto che invita a entrare dalla sua bocca e a percorrere un percorso labirintico, progettato da Milimbo insieme a Naifactory Lab (qui trovate un'ampia galleria di immagini relative all'esposizione).

Alcuni esempi di parchi giochi progettati da Noguchi.

Il design nella vita quotidiana

“Play with Design” dimostra che il design è sempre presente nelle nostre vite fin dall'infanzia, in luoghi quotidiani come la scuola, la casa, il piatto a forma di leone su cui mangiamo o la sedia che imita la forma di una zebra.

In mostra ci sono lavori di grandi designer come Fredun Shapur, Ken Garland, Patrik Rylands, Libuse Niklová e Ladislav Sutnar, che hanno contribuito alla creazione di modelli come Creative Playthings, Galt Toys e Abbat Toys. Questi progetti propongono materiali didattici e giochi in legno, cartone o tessuto, tutti con un design accurato, in contrasto con l’uso smodato della plastica negli anni Settanta.

L’esposizione al Centre del Carme presenta per la prima volta in Spagna l'opera completa di Fredun Shapur, designer poliedrico e icona del design internazionale. “Play with Design” riunisce, ad esempio, i meravigliosi Playsack che Shapur costruì per i suoi bambini a partire da buste di carta (un travestimento improvvisato realizzato perché si era dimenticato dei loro costumi), e che poi mise in produzione  (vedi foto all'inizio di questo articolo), o i giochi visivi in cui sperimentava i suoi puzzle con i materiali più disparati.

Disegni di Fredun Shapur

“Play with Design” mette in risalto l’aspetto ludico degli oggetti di uso domestico intorno a noi – a scuola, negli ospedali o in biblioteca – in forma immersiva. Per questo motivo, il pezzo forte della mostra è un grande gioco di costruzioni che permette al visitatore di giocare con l'iconografia e il linguaggio visivo di tutti i designer in mostra.

Quando il designer gioca

L’idea del gioco è strettamente legata alla necessità del designer di creare strumenti per progettare il gioco stesso. La mostra riflette quindi sul processo creativo, documentando l'intera trafila che porta alla nascita di un progetto, dallo schizzo al prototipo, per arrivare al prodotto finale.

Molti dei materiali didattici esposti sfidano i visitatori a trovare nuovi modi di costruire e creare, a partire da progetti creati dai designer per giocare da soli o con i propri figli, ma che non furono mai prodotti.

Alcuni dei maestri del design inclusi nella mostra, come Fredun Shapur, Ken Garland e Cruz Novillo, furono sostenitori e in parte fautori di una società moderna e dello stile “mid-century” che abbandonava la figurazione in favore della geometrizzazione, ciò che Fernand Léger definì la “geometrizzazione sociale”.

Con l’industrializzazione degli anni Sessanta e Settanta, il design è entrato in tutte le case sotto forma di lampade, stoviglie, mobili, e si può dire che si sia democratizzato. Lo stesso avvenne nelle scuole, con ogni tipo di giochi didattici e visivi, che in qualche modo avevano lo scopo di sviluppare un’educazione estetica e non solo di istruire.

I designer di oggi seguono la strada marcata dai maestri degli anni Sessanta e Settanta, cercando di interagire con l’utente e suscitare riflessioni nei bambini. Progetti come Kotok Playthings, Ikonic Toys o Milimbos producono giochi e progetti sulla scia dell’esempio di Creative Playthings o Galt Toys con l'obiettivo di stimolare, attraverso il gioco, il lato creativo della società.

“Il design è la forma d’arte più presente nella nostra vita quotidiana e, tra l’altro, si manifesta fin dalla nostra infanzia. Questa mostra ci invita a riflettere sul lato più ludico, divertente e persino infantile degli oggetti che ci circondano, nonché sul processo creativo dei designer", afferma il direttore del Consorci de Museus e del CCCC, José Luis Pérez Pont. “Per questo, abbiamo selezionato con cura i pezzi di alcuni dei più straordinari designer internazionali di tutti i tempi, che ci invitano a sorprenderci e a tornare bambini attraverso il gioco, scoprendo il lavoro di progettazione dietro ognuno di loro”.

[Questo articolo è apparso su Flat Magazine il 20 giugno 2022, ringraziamo la redazione per averci consentito la sua traduzione e pubblicazione.]