I regni dell'immagine/ 7. Dentro un quadro

La serasuccessiva a The cave of forgotten dreams (di cui abbiamo scritto qualche tempofa), ancora cinema: questa volta siamo andati a vedere I colori della passione il filmche il regista polacco Lech Majewski ha dedicato al celebre quadroLa salita alCalvario (1564), di Pieter Bruegel il Vecchio. Due filmdiversissimi, ma che trattano entrambi della necessità umana ditrasfigurare l'esperienza della realtà in racconto e visione. Duefilm che potrebbero tranquillamente bastare per i prossimi sei mesi, sefrequentare le sale cinematografiche non ci piacesse come ci piace.

Salita alCalvario, Pieter Bruegel il Vecchio, 1564. KunsthistorischesMuseum, Vienna.
Fotogramma dalfilm, I colori della passione di Lech Majewski,2011.


I colori della passione è un filmbello e complicato: per i temi che affronta (il rapporto fra realtàe rappresentazione, fra destino collettivo e individuale, fra Storia estorie, fra arte e potere), e per i riferimenti storici e culturali cheimplica (uno dei periodi più tragici e violenti della storia d'Europa,straziata dall'intolleranza e dalle guerre di religione).


Durante la conferenza stampa di presentazione delfilm, il regista ha spiegato che quando era adolescentetrascorreva le vacanze estive a Venezia. Compiendo il viaggio intreno, tappa obbligatoria era Vienna, dove il KunsthistorischesMuseum rappresentava un appuntamento imprescindibile. Ilquadro di Bruegel era esposto nella sala 10 del museo. Fuallora che si instaurò un particolare rapporto fra il registae il dipinto che rivisita la passione di Cristo. Osservandolo,Majewski avvertiva un irresistibile invito a entrare nellatela, a osservare le storie inerenti a tutti quei protagonistiinconsapevoli. I colori della passionenasce da qui (ascoltate le parole di Majewski sulla pitturadi Bruegel perché sono strepitose).



Ho avuto la fortuna di vivere, da bambina, in una casadove c'erano molti libri d'arte, posizionati, fra l'altro, su un comodoscaffale dove io e mia sorella arrivavamo senza difficoltà. Il nostropreferito era un librone, L'evoluzione dell'arte(curato da Germain Bazin, conservatore capo delmuseo del Louvre, ed edito da Garzanti)  che partivadalle pitture rupestri per arrivare ai grandi maestri delNovecento, da Picasso a Pollock.

Un corridoio di immagini chefrequentavamo con assiduità e gusto, perdendoci nell'osservazionedelle epoche e degli stili che a seconda dell'umore prediligevamo,fra paraventi giapponesi, teschi aztechi incastonati di turchesi,saliere del Cellini, tappeti persiani, affreschi rinascimentali,gioielli sciti, vedute ottocentesche, legature bizantine, cammei greci,turneriani mari in tempesta. La nostra educazione artistica avevaanche un giorno della settimana dedicato: la domenica, quando, nostropadre ci portava, e fin da piccolissime, nei grandi musei milanesi- Brera, il Castello e l'Ambrosiana - a vedere la pittura.

L'evoluzionedell'arte, Germain Bazin, Garzanti,1962.

A me piacevanole nature morte coi fiori, la frutta, i pesci, gli strumenti musicali,e i ritratti, con quei visi forti e malinconici che sembravano dipersone vive, ma invece erano vissute centinaia di anni prima. Anchei quadri con le storie della Bibbia o del Vangelo erano interessanticon le scene spesso drammatiche e misteriose rappresentate, oppurei dipinti d'oro, con parate di santi e sante, angeli, re e regine,dame e cavalieri con in mano fiori  o oggetti strani (alcunitenevano intere città in un palmo), drappeggiati in tessuti ricamatie colorati splendidamente. O i quadri con le battaglie, le cacce, pienidi cavalli, cani, corazze, lance. Poi c'era anche un'altra categoria diquadri che mi piaceva: quella delle pitture brulicanti di personaggiindaffarati nelle più diverse attività. Categoria di cui, appunto,fa parte il dipinto di Bruguel che è il perno della narrazione, nelfilm.

L'evoluzionedell'arte, Germain Bazin, Garzanti,1962.

Mio padre cispiegava che di quel genere di quadri erano maestri i fiamminghi,pittori insuperabili nella rappresentazione della luce e dellarealtà, nei suoi minimi dettagli. A me, oltre a sembrare bellissimaquella parola, fiamminghi, che immaginavo volessedire qualcosa come “cavalieri di fuoco”, pareva insuperabile ilpiacere di guardare una per una le scene che gremivano la tela ed eranoinesauribili. Affacciandomi oltre la cornice del quadro, sporgendomisul tempo inattingibile che vi era rappresentato, mi chiedevo moltecose. Chi erano quegli uomini e quelle donne? Come vivevano? Cosa stavanofacendo? Come mai vestivano in quel modo? Cosa stavano pensando? Cosaera successo dopo l'istante in cui il pittore aveva fermato la scena,quando la vita aveva ripreso a scorrere? Che paesaggi si aprivano, oltrela cornice del quadro?
Apprendere che il film di Majewskisia nato da questo tipo di riflessioni e interrogativi, e affondi leradici nella giovinezza del regista, mi ha colpito, confermandomi chela pittura è uno strumento pedagogico imprescindile, capace di offrirepunti di vista e suscitare spontaneamente domande profonde e importantiin chi la osservi, anche senza una specifica preparazione, ma solocon l'attenzione e la curiosità di un bambino, di un ragazzo.

Simone di Cirene, dettagliodella Salita al Calvario, Pieter Bruegel ilVecchio.
Fotogramma dalfilm, I colori della passione di Lech Majewski,2011.

Compiendo unpasso entro e oltre la cornice, Majewski conduce l'osservatore nellospazio vivo della rappresentazione, portandolo, passo passo, istantedopo istante, nello spazio e nel tempo della finzione. Insieme allospettatore, nel quadro affollato di una moltitudine di personaggipasseggia e discorre anche il suo creatore, Bruegel in carne e ossa,insieme, di tanto in tanto, al committente dell'opera stessa.

Ilcarro dei ladroni, dettaglio dellaSalita al Calvario, Pieter Bruegel ilVecchio.
Fotogramma dalfilm, I colori della passione di Lech Majewski,2011.


La prima impressione che ho provato, una volta nel quadro,è stata di paura: una angosciata inquietudine, percependo quelpaesaggio sempre identico a se stesso, nelle differenti vedute,come un labirinto senza uscita dove i personaggi erano destinati arimanere chiusi, in tragica attesa del compiersi dell'evento crucialeche il pittore era stato chiamato a rappresentare.


Le croci, dettaglio dellaSalita al Calvario, Pieter Bruegel ilVecchio.
Fotogramma dalfilm, I colori della passione di Lech Majewski,2011.


Per accumulo, e in un elenco puntuale, momento dopo momento,il regista porta in scena tutti i personaggi che faranno partedella scena finale, o quelli che non ne faranno parte, ma le cuiazioni la determineranno o che, semplicemente, il caso ha portato asfiorare l'evento, per mancarlo e perdersi un attimo dopo nel nulladel vuoto oltre la cornice. Tutto si svolge in un clima di attesa,in una sospensione e in una luce surreali, come al prepararsi di unimprevedibile, inspiegabile evento meteorologico o astronomico.

Lavergine e le pie donne, dettaglio dellaSalita al Calvario, Pieter Bruegel ilVecchio.
Fotogramma dalfilm, I colori della passione di Lech Majewski,2011.

Finchépiano della Storia e narrazione evangelica si incrociano, fondendosiinestricabilmente sotto lo sguardo attento dell'artista, testimonedelle feroci e silenziose atrocità compiute davanti i suoi occhi daisoldati spagnoli sulla inerme popolazione. C'è un momento, nel film,in cui la presenza dell'artista e il suo sguardo chiariscono la propriafunzione. È quando il committente chiede a Bruegel se sarà in gradodi rappresentare l'efferata violenza di cui le Fiandre sono vittima,per darne la necessaria testimonianza.
L'artista rispondeaffermativamente e, proprio in quel momento, a un suo gesto (e a ungesto parallelo di Dio, rappresentato come Grande Mugnaio che osservatutto dall'alto di un metafisico mulino del Tempo) ogni cosa si ferma,ogni movimento cessa, ogni personaggio si blocca nella posizione e neigesti rappresentati dalla Salita al Calvario.

Il mulino, dettaglio dellaSalita al Calvario, Pieter Bruegel ilVecchio.
Fotogramma dalfilm, I colori della passione di Lech Majewski,2011.

Bruegelspiega: il soggetto del quadro è la caduta di Cristo che sale alCalvario. Ma è l'osservatore esterno al quadro, colui che guarda, adavere coscienza di questo. I personaggi che vivono entro la cornice, nonlo sanno. La caduta di Cristo è solo uno dei molti episodi che accadonoin quel momento, in quella porzione di spazio, confusi nel caos dellaStoria, delle storie, della vita, del Tempo. Per questo i personagginon sono in grado di rendersi conto di quel che accade intorno e dellasua gravità.
Spiega Majewski, durante la conferenza stampa:“Ti possono accadere davanti agli occhi anche le cose più importanti,però tu non le vedi, non le noti, non riesci ad andare oltre la puntadel tuo naso. Se Icaro (soggetto di un altro quadro di Bruegel,ndr) ti cadesse al fianco, non te ne accorgeresti perché seipreso dalla routine quotidiana.”

Non solo. Credoche, nella scelta di questa modalità di rappresentazione, vi sia ancheun altro aspetto fondamentale: la storia di Cristo, in questo modo,diventa davvero, letteralmente, visivamemente, quella di uno dei tantiuomini che si muovono nel dipinto, fra l'indifferenza della folla. Undestino tragico, perché silenzioso e inascoltato, e comune perchésullo stesso piano di tutte le altre vicende umane, nel flusso dellaStoria.

Lacaduta di Cristo, dettaglio dellaSalita al Calvario, Pieter Bruegel ilVecchio.

Solo perquesta riflessione mi è parso che vedere questo film, - bello, difficile,duro - sia stato importante. Ha risposto con esattezza ad alcune domandeche mi ponevo da che ho cominciato a osservare le immagini, dei quadri enon.