Nel corpo dell'immagine

Suonatore di tamburo su cavallo, Deccani,sec. XVIII

Ilcoltissimo e documentatissimo blog Ajourney round my skull, dedicato a illustrazione,arte, immagini, immaginario, e sfavillante di meraviglie (da qualchegiorno, ancora più abbagliante grazie al nuovo layout e alla nuovadenominazione),nel luglio del 2010 postò un interessante articolosulle miniature Mughal, lette in relazione ad Arcimboldo(a cui Milano dedica, in questi giorni, l'ennesima mostra...).Così recita il testo che accompagna le immagini riportate.
  
Leopere che più da vicino ricordano nella concezione e nell'esecuzione leteste composite di Arcimboldo sono le pitture miniate Mughal, mosaicidi forme intrecciate di animali e uomini. Nella tradizione Hinduqueste pitture rappresentano la credenza dell'unità interna di tuttigli esseri e illustrano la dottrina della trasmigrazione delle animeattraverso le successive reincarnazioni. 

Donna su dromedario, Murshidabad,sec. XVIII

Èpossibile, e tuttavia non è documentato, che Arcimboldo sia statostimolato a sperimentare figure composite dopo avere visto le miniatureindiane, o negli avori o nei libri che appartenevano alla collezioneimperiale di curiosità. Nell'opera di Arcimboldo, inoltre, e neicalligrafici ritratti di animali, così come nelle esposizioniinteressanti e provocatorie delle Wunderkammer, l'intenzione èsottolineare l'ambigua e mistica relazione fra uomo e mondo naturale. Èanche possibile che Arcimboldo, come i pittori indiani, cercasse diesprimere la credenza della metempsicosi, una dottrina popolare aquei tempi, e una di quelle che certamente aveva una presa sul suoimperiale, enigmatico signore Rodolfo II (testo tratto dalvolume From Asia in the Making of Europe, Volume II: A Centuryof Wonder).

Uomo e tigre, tardo Mughal, periodo ShahAlam, sec. XVIII

Aparte la bellezza di queste immagini di animali, quello che micolpì al primo sguardo fu la somiglianza di concezione condue immagini realizzate da Simona Mulazzani per il libro Vorreiavere, in cui nel corpo di una balena e di unelefante si leggeva la presenza di una folla di ombre animate,un coacervo di figure viventi in silenziosa coabitazione:bestie, fiere, oggetti, piante, fiori...


Demoni ed elefante, Murshidabad, Bengala,sec. XVIII

Questo mutoesercito di vite trascorrenti nell'unità individuale mi conquistòimmediatamente per la profonda religiosità, per la poesia, e perla stessa verità biologica, ecologica che sottendeva. Conosciute lesmaglianti miniature Mughal, chiesi poi a Simona se le fossero state diispirazione, dando per scontato che le conoscesse. Simona fu molto stupitaperché non solo non aveva mai visto queste pitture, peraltro in effettidifficilmente accessibili e rare da incontrare, ma la coincidenza diavere realizzato qualcosa di così affine a una cultura e a una religionetanto lontane, la sorprendeva molto.

Per quel che miriguarda, credo che in effetti, la ricerca che ogni disegnatore compieall'interno dei proprio universo formale, del proprio immaginario, dellepotenzialità della propria visione, lo spinga attraverso una quantitàdi esperienze concettuali in altri ambiti esperite in altro modo,attraverso altri medium, altre discipline, altri linguaggi. Così quelloche la religione o la letteratura o la poesia raccontano in concetti eparole, il disegno, quando è praticato come strumento di indagine, èin grado di fissarlo con efficacia, precisione e immediatezza attraversole proprie specifiche modalità espressive. E in questo sta, appunto,la sua prodigiosa forza conoscitiva.
Nel corpo dell'immagine,sembrano suggerirci i misteriosi animali Mughal, dormono le religioni,i sogni, gli incubi, le culture, le tradizioni, i pensieri, le idee checi legano gli uni agli altri, e che silenziosamente attraversano iltempo, per emergere con intatta potenza, nel presente.
Leminiature Mughal sono tratte dal volume fuori catalogo Floraand Fauna in Mughal Art.