Pinocchio non aspetta

[di Eleonora Cumer]

Il 3 febbraio è stata inaugurata alla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma la mostra Evergreen. Storia di Attilio, curata da Marcella Cossu e Nunzia Fatone. L’esposizione su Cassinelli è il primo evento all’interno di questo museo relativo al linguaggio dell’illustrazione. Tra le numerose tavole sono esposte le illustrazioni dei tre libri di Pinocchio da lui disegnate e pubblicate in tempi diversi ed è proprio a Pinocchio che mi sono riferita per il mio laboratorio Pinocchio non aspetta.

A partire dalle scenografie che avevo realizzato per il Teatro di Pinocchio delle Edizioni Corsare ho cercato di costruire e reinterpretare delle nuove scenografie che rappresentassero, secondo il mio punto di vista, i contesti più importanti della storia. Ho utilizzato la tecnica pop-up per rendere il tutto tridimensionale, creando nel contempo una struttura di base che permettesse di racchiude il tutto all’interno di un libro, divenendo così un libro scultura.

Prima dell’inizio del laboratorio le curatrici della mostra su Cassinelli ci hanno accompagnato in una visita guidata per dar modo ai partecipanti di osservare, tra le altre cose, le diverse interpretazioni dell’illustratore riguardo a Pinocchio. Terminato l’incontro, ci siamo spostati nell’aula della didattica.  Su un tavolo erano espositi i mei libri, sia il Teatro di Pinocchio, come pure i due libri scultura, per ulteriori spunti.

Ogni partecipante aveva a disposizione un cartoncino colorato che avrebbe fatto da base/sostegno alle quattro scenografie e altri quattro cartoncini più piccoli per le scenografie stesse. La presentazione di alcuni tagli e pieghe del cartoncino ha visto l’inizio del lavoro. Ho presentato alcuni esempi base di pop-up per ottenere la tridimensionalità.

Non vi è stata una progettazione a tavolino, quindi nessun disegno iniziale. Ho voluto che la creatività dei partecipanti originasse dai tagli effettuati sul materiale e da lì la composizione della scenografia. Altra richiesta è stata di scegliere i paesaggi per loro più significativi del libro e di reinterpretarli, facendo riferimento alle correnti artistiche preferite quali futurismo, pop-art, surrealismo, Bauhaus o astrattismo.

Come sempre vi è stato un primo momento di smarrimento: la crisi del foglio bianco. Passato il momento critico, i partecipanti hanno piegato e incollato la base/sostegno, effettuato i primi tagli sulle scene, ricavando personaggi e paesaggi dai cartoncini trovati fra i ritagli di cartoncino contenuti nelle scatole dei resti di altri laboratori, combinando quelli del colore più appropriato.

I partecipanti erano liberi di scegliere se dedicarsi ad alcune pagine del libro, cercando di ottenere effetti particolari, oppure di rappresentare il racconto in quattro scene.

Secondo la mia consuetudine, al termine del laboratorio i lavori sono stati collettivamente presentati su un tavolo, consentendo a ognuno di esporre la propria interpretazione della storia di Pinocchio.