Simili a Dio

[di Francesca Zoboli]

Nel 2013 sono stata invitata a partecipare alla mostra Funes o della memoria, curata da Marcella Brancaforte e Marco Trulli, per la terza edizione di Librimmaginari. Il tema proposto metteva al centro il libro inteso come forma/oggetto/struttura per farne scaturire diverse possibilità espressive: «La mostra collettiva promossa quest’anno interroga la natura del libro come oggetto, feticcio, coacervo di memoria e immaginazione….Il libro manomesso, reinterpretato, corrotto nella propria leggibilità assume una dimensione nuova, da narrazione diventa territorio ibrido, in cui parola e immagine costruita possono convivere…», così dalla presentazione della mostra.

Questo è un tema a me molto caro, così subito sono andata a procurami un libro usato atto alla manomissione, pur non avevendo ancora idea di come avrei agito. Al Libraccio ho trovato per 2 euro un libro con un titolo che mi piaceva, Simili a Dio (Edizioni Morcelliana). Poi, forse ispirata dal titolo, ho iniziato a pitturare farfalle nelle pagine e a tagliarle, sfruttando la struttura della legatura del libro come centro di simmetria e di apertura delle ali. Mi piaceva molto che il dorso delle ali con il testo stampato nascondesse la forma  e i colori alll’interno, quasi come un fenomeno di mimetismo tipografico, e che le farfalle, circa una dozzina, apparissero come una sorpresa, nascoste tra le pagine.

Naturalmente feci vedere il libro finito ai Topipittori, a cui piacque molto, e Giovanna, che crea matrimoni felici fra storie e immagini,  ha pensato che da lì poteva nascere l’idea per le illustrazioni di un racconto, Farfalle, che aveva ricevuto qualche tempo prima da Lucia Tumiati.

Lessi il testo: bellissimo, quasi barocco, denso di descrizioni e di immagini. Una storia che racconta della eterna sopraffazione dei prepotenti sui più deboli, in questo caso le farfalle, perseguitate proprio in virtù della loro grazia e bellezza, per di più inutili ai fini pratici. Il contenuto etico che indubbiamente lo pervade è ricco e profondo: una grande metafora del mondo umano in grado di farci ragionare sui nostri piccoli comportamenti quotidiani e contemporaneamente sulla dimensione politica mondiale, può farci pensare alla guerra, ma anche alle cose che sacrifichiamo in virtù del profitto.

Proprio per questo ci sembrava interessante affiancare a questo racconto immagini che esprimessero con immediatezza il concetto di bellezza, che la facessero esplodere quasi come fuoriuscisse dal libro stesso. L’idea della farfalla che apre e chiude le sue ali, ed esce dalle pagine in volo, si decise di tenerla come elemento spettacolare del libro e sua parte fondante, ridotta però a quattro esemplari, questo a causa delle problematiche economiche relative alla fustellatura e all’incollaggio in ambito produttivo.



Iniziai poi a riflettere su come interpretare con il mio stile un po’ astratto un racconto che al contrario sembrava fatto apposta per immagini molto narrative, dove il disegno avrebbe  potuto svilupparsi attraverso una ricca descrizione visiva dei personaggi e delle visioni del mondo raccontato dalla Tumiati. Non era semplice, perciò inizialmente mi trovai in serie difficoltà: come  realizzare una coerente serie di illustrazioni con uno stile che  fosse in tema con le  eleganti siluette  fustellate?

La soluzione mi si è offerta dopo alcuni tentativi assai goffi di disegnare gli animali prepotenti con cui inizia il racconto: più entravo nel dettaglio e nella descrizione, più l’illustrazione non funzionava. Finché, ecco la chiave di volta: sostituire l’immagine visiva con le parole. Il planisfero di un mondo immaginario popolato da terrificanti animali di cui sono noti solo i nomi e che che ognuno di noi può immaginare e disegnare a suo piacere.

Questo approccio concettuale ha funzionato molto bene anche successivamente. Infatti con il procedere della narrazione, Lucia Tumiati dissemina nel racconto nomi scientifici di decine di specie di farfalle, descrivendone le livree e i luoghi di origine. Leggendo questi nomi fascinosi, mi sono resa conto della forza che sprigionavano e ho pensato che sarebbe stato interessante metterne in luce la qualità fonetica e semantica, farla diventare immagine. Così ho deciso che avrei scritto i nomi delle farfalle anziché rappresentarle. Anche perché di farfalle disegnate il libro si è riempito subito...