Venerdì scorso, il blog Libri Calzelunghe, nell'ambito di una serie di articoli dedicati alla scuola, ha proposto uno strano abbecedario, che si costruirà nel corso del mese: un abbecedario per parole chiave, costruito da recensioni di albi illustrati, che diventerà una proposta bibliografica per la scuola. Naturalmente, vi invitiamo a seguirne lo svolgersi, certi che - come spesso accade con le pagine di questa "quasi-rivista" - scopriremo e scoprirete un sacco di cose interessanti.
Ma a sentir parlare di abbecedari, a noi ne sono venuti in mente tre (oltre ad ABC Cercasi e Alfabeto delle fiabe, che abbiamo pubblicato negli scorsi anni) sui quali vale la pena soffermarsi.
Un abbecedario a volte riesce a essere il ritratto di un'epoca assai più di un trattato di storia o di sociologia. Un esempio: L'Abécédaire du Marechal Petain del 1943, vero e proprio strumento del culto della personalità del capo del governo collaborazionista di Vichy. E viene da riflettere, al di là dell'ipocrisia di un militare che associa a se stesso la A di "Amore", la C di "Carezza", che questa era un'epoca in cui si riteneva l'alfabeto un medium attraverso cui si potessero veicolare importanti messaggi politici.
Di natura assai diversa è l'abbecedario propedeutico alla lettura. Beh, direte voi, tutti gli abbecedari sono propedeutici alla lettura. Ma in questo caso l'abbecedario è propedeutico alla lettura di uno specifico libro o, meglio, di una collana di libri che raccontano le avventure di Kiri e Kikou, pubblicato nel 1945 da Hazan Editeur Scientifique (che fa onore al suo titolo con un approccio veramente scientifico alla promozione editoriale). Una trovata geniale, non solo pubblicitaria perché, se ci pensiamo bene, in ogni libro abita un particolare alfabeto: quello personale di ogni autore, che è alla radice delle sue storie.
E già che parliamo di animali, come dimenticare il glorioso ABC de Babar? Più che un libro, un fantastico gioco. L'immagine di ogni pagine è un forziere di parole che cominciano con la stessa lettera e non si resiste al richiamo di cercarle e pronunciarle, come Babar ci invita a fare nella prima pagina. Qui, l'apprendimento dell'alfabeto è la chiave di volta per nominare le cose del mondo e cominciare dalle parole a costruire narrazioni.