Un delizioso sapore d'infanzia

Oggi presentiamo l'ultima novità del 2023, è La gran fiaba intrecciata di Beatrice Solinas Donghi, con la quale, dopo il saggio La fiaba come racconto e la raccolta Fiabe incatenate, celebriamo i cento anni dalla nascita di questa grande scrittrice che cadono quest'anno.

[di Beatrice Bosio]

Oltre al centenario della nascita di Italo Calvino, il 2023 vede ricorrere anche quello di un’altra straordinaria scrittrice, Beatrice Solinas Donghi, che festeggiamo ripubblicando il suo libro La gran fiaba intrecciata, da tempo fuori catalogo e ora nuovamente disponibile in libreria.

Dopo Fiabe incatenate e La fiaba come racconto, questa terza uscita ribadisce l’impegno di Topipittori nel restituire la meritata attenzione ai libri dell’autrice genovese. 

Insieme, i tre volumi ci forniscono un’immagine più completa dell’approfondito e vasto lavoro sul fiabesco compiuto da questa scrittrice.

Se La fiaba come racconto, uscito nella collana ‘I Topi saggi’, ci mostra nitidamente il profilo di attenta e appassionata studiosa di fiabistica della Solinas Donghi, La gran fiaba intrecciata che, come le Fiabe incatenate appartiene alla collana ‘L’età d’oro’, ci consente di apprezzarne la raffinatezza di scrittrice, il suo talento per la narrazione e la scelta delle parole.

Ho scoperto Beatrice Solinas Donghi grazie alle recenti edizioni di Topipittori ed è stata una felice rivelazione. Le sue fiabe hanno per me un delizioso sapore d’infanzia: mi riportano un po’ di quella magia che vivevo da bambina al momento della buonanotte. I miei genitori, infatti, avevano l’abitudine di mettermi a letto molto presto e di addormentarmi raccontandomi storie. O meglio, mio padre, dotato di fervida immaginazione, ma pessimo lettore, s’inventava racconti di sana pianta. Mia madre, invece, vorace lettrice e fiera sostenitrice per professione (è logopedista) dell’importanza della lettura ad alta voce, mi leggeva libri. Quello che più preferivo era sicuramente un grosso tomo rilegato dalla copertina blu notte e col titolo inciso a caratteri dorati: una raccolta illustrata di fiabe tradizionali di vari autori regalatami dalla nonna materna. Ogni sera avevo diritto a una fiaba, ma, inesorabilmente, ogni sera, imploravo perché me ne venisse concessa almeno un’altra, la seconda, “l’ultimissima”: uno strappo alla regola al quale mia madre difficilmente era ben disposta, avendo a cuore la disciplina. Conservo ancora quel libro, che tra le pagine custodisce, disseminati qua e là e ormai sbiaditi, miei vecchi scarabocchi infantili, memoria scritta del mio smisurato apprezzamento di allora per quelle storie e dell’irrefrenabile bisogno di conoscerle e appropriarmene in altri modi oltre che con l’ascolto.

Ecco, le fiabe della Solinas Donghi mi ricordano proprio quelle lì che ho tanto amato da piccola e con le quali sono cresciuta, buonanotte dopo buonanotte!

Le sue fiabe rispettano la tradizione e, al contempo, la rinnovano in modo coraggioso. Esperta conoscitrice del fiabesco, Beatrice Solinas Donghi sa combinare con grande maestria ed estro i giusti ingredienti per creare squisiti racconti che incantino e rapiscano i lettori. Fra le caratteristiche tipiche del genere, nelle sue fiabe ritroviamo numeri ricorrenti, prove impossibili, formule in versi o arcani proverbi, ammonimenti privi di spiegazioni e doni magici, ma Solinas Donghi sa anche sorprendere il lettore con trovate e congegni narrativi originali e brillanti.

Come scrive Carla Ida Salviati, studiosa e cara amica dell’autrice ligure: “Beatrice conosceva così bene le fiabe popolari che poteva inventarne mille di nuove e fingere che fossero vecchie come il mondo. Anzi, si divertiva a farle giocare tra di loro, a scombinarle e ricombinarle, a intrecciarle e incatenarle con vari espedienti: per esempio, inseguendo le vicende di qualche personaggio minore, giusto per offrire anche a lui la possibilità di una bella avventura. Insomma, la conclusione di ogni storia può ben contenere l’inizio di un’altra e di un’altra ancora, come una collana lunga lunga: oppure una catena, se preferite, o una treccia, come appunto ha voluto dirci Beatrice intitolando i suoi libri Le fiabe incatenate e La gran fiaba intrecciata, suggerendoci che ogni inizio ha una fine, e ogni fine un nuovo inizio. E questo, ammetterete, contiene una profonda, rasserenante saggezza.”

 

E forse è proprio nell’uso di simili espedienti da parte dell’autrice che risiede la chiave del fascino esercitato dai suoi scritti. La gran fiaba intrecciata, infatti, si legge tutta d’un fiato, come fosse una lunga treccia che imbriglia il lettore e non lo libera prima della fine. Per nove capitoli si trattiene il respiro all’inseguimento di Bella, protagonista tenace e intraprendente, come molte eroine uscite dalla penna di Beatrice, e alle cui vicissitudini s’intrecciano quelle di altri personaggi. Come la più abile delle burattinaie, Beatrice Solinas Donghi manovra e anima le sue creature, dando vita a un vivace e appassionante spettacolo “su carta” dal quale si resta immancabilmente ammaliati. Villaggio dopo villaggio, nel deserto e per mare, dentro botti di ferro, cucine e buie cantine, tra sorelle invidiose, principi e principesse, gigantesche bottegaie, briganti, re e regine, marinai, sirene, uccelli e altri animali, s’infittisce l’intreccio, per poi giungere allo scioglimento finale. E solo allora il lettore può finalmente riprendere fiato.

Frutto dei meticolosi studi e dell’innegabile talento dell’autrice, La gran fiaba intrecciata è senza dubbio un piccolo gioiello letterario, ulteriormente impreziosito in questa edizione dalle magnifiche illustrazioni di Irene Rinaldi. Col suo stile inconfondibile di gusto vintage che si rifà alla grande illustrazione della ‘Scala d’oro’ di Utet, l’illustratrice si dimostra in grado non solo di dare un volto e sembianze visive ai personaggi narrati da Solinas Donghi, ma di renderli ancora più indimenticabili. Anche a un rapido sguardo rimangono impresse con vividezza le immagini delle tre bottegaie sorelle, tozze e con le loro prominenti pappagorge; o quelle dei dodici briganti fratelli, filiformi, con indosso stivali e cappelli neri; o ancora della perfida Regina Leonessa, con il suo mantello leopardato e il viso di un verde spaventoso.

 

Avendo svelato già troppo, non mi dilungo oltre. Non mi resta che consigliare a tutti, grandi e piccoli, la lettura di questa fiaba. Anzi, vi auguro di ascoltarla letta ad alta voce, perché è alla tradizione orale che Beatrice Solinas Donghi si è ispirata ed è quindi all’oralità che le sue parole vanno restituite per coglierne appieno la bellezza.