Per il ciclo di interviste dedicato alle Case dei Topi, a cura di Beatrice Bosio oggi parliamo con Patrizia Scardigno ed Eugenio Martiradonna, della Libreria Svoltastorie di Bari. Qui trovate le altre interviste alle nostre librerie fiduciarie: Libreria (e festival) Tuttestorie di Cagliari; Libreria GiraeVolta di Jesi; Libreria Momo, di Ravenna; Libreria Gli anni in tasca di Pisa; Libreria Farfilò di Verona; Libreria degli Asinelli, di Varese; Spazio Libri La Cornice, di Cantù; La tana del Bianconiglio di Maerne di Martellago; La Pazienza Arti e Libri, di Ferrara; Testolinee Libreria dei Ragazzi, di Manduria; Libreria Aribac, di Milano; 365 storie di Matera; Libreria Dudi di Palermo; Libreria Trame di Bologna; Libreria Punta alla Luna di Milano; Libreria Baobab di Porcia.
[di Beatrice Bosio]
Cominciamo da una breve presentazione della vostra libreria: come si chiama, dove si trova, quando è stata aperta e da chi, chi ci lavora adesso, in cosa è specializzata e com’è strutturata.
“Svoltastorie libreria per ragazzi/e” è una libreria indipendente dedicata a bambini/e e ragazzi/e.
È nata a Bari nell’ottobre del 2012 e l’abbiamo voluta in tre: Alessandra e Patrizia Scardigno ed Eugenio Martiradonna. Alessandra, che è sorella di Patrizia, è stata la prima ad averla pensata, ma la segue un po’ più da lontano. Noi (Eugenio e Patrizia), invece, siamo sempre lì, tra le mura verde e arancio della libreria.
Verde e arancio come i colori delle due arance nel logo della libreria? Chi lo ha ideato?
Le pareti presentano i colori verde e arancione più o meno dappertutto, in più abbiamo un piccolo alberello di arance all’ingresso. Abbiamo ideato il logo insieme al nostro amico grafico Piermarino Zippitelli ed è rimasto invariato dal 2012.
Come mai avete scelto questo frutto come simbolo per rappresentare la vostra libreria? E quale significato ha per voi il nome “Svoltastorie”?
L’arancio è una pianta che fiorisce in primavera e fruttifica in pieno inverno: ci dava il senso della bellezza, dell’energia, della vitalità. Nel logo una grande arancia sostituisce la prima “o” di Svoltastorie e una piccola arancia il puntino della “i” capovolta.
La scelta del nome per la libreria è stata lunga. Alla fine ci siamo fatti ispirare dal nome della via in cui si trova (via Alessandro Volta), ma anche dal fatto che aprire la libreria rappresentasse per noi una vera e propria svolta, un cambiamento: nelle nostre vite precedenti ci eravamo occupati di tutt’altro e ora, nel 2012, le nostre strade “svoltavano” verso una nuova direzione, diversa. Per questo la seconda “s” del logo è al contrario.
E quali strade, sia di formazione sia di lavoro, vi siete lasciati alle spalle quando avete aperto la libreria?
(Eugenio) L’esperienza lavorativa che mi lasciavo alle spalle era lontanissima da quella di libraio. Mi ha aiutato molto, soprattutto per quanto riguarda il rapporto col pubblico e la gestione ed esposizione della merce, l’anno e mezzo di collaborazione, da volontario, con la Bottega del Commercio Equo e Solidale di Bari. In più, naturalmente, amavo molto leggere e ho regalato e letto tanti libri alle mie figlie.
(Patrizia) Io ho studiato sociologia e, prima di diventare libraia, ho lavorato a diversi progetti per la tutela dei diritti dei cittadini stranieri. A un certo punto, però, ho capito che il lavoro sociale, che io ho sempre inteso come impegno “politico”, non aveva un vero margine di azione… Mi sono resa conto, cioè, che le istituzioni non ti pagano per cambiare e migliorare concretamente le condizioni di vita e di integrazione delle persone, bensì paradossalmente per mantenere lo status quo. E così ho mollato tutto, convinta che il mio impegno dovesse trovare altre strade.
Oggi credo che l’unica via possibile per un lavoro davvero politico passi attraverso la cultura e la cura dell’immaginario.
Vi vengono in mente tre aggettivi, oltre a “specializzata” e “indipendente”, che usereste per descrivere Svoltastorie?
“Appassionante”, “impegnativa” e “divertente”. Questi aggettivi descrivono perfettamente il modo in cui viviamo il nostro lavoro in libreria.
Un lavoro che, come avete sottolineato, ha una forte valenza politica, a partire proprio dalla scelta di libri che si mettono a scaffale. A tal proposito, come selezionate i vostri titoli e secondo quali criteri li ordinate e disponete in libreria?
Vogliamo che Svoltastorie sia una libreria di qualità: è la qualità, quindi, a orientare le nostre scelte. Leggiamo le recensioni nelle riviste, nei blog specializzati e negli inserti dei maggiori quotidiani nazionali, ci confrontiamo con i clienti e gli insegnanti più attenti e sensibili che frequentano la nostra libreria. Guardiamo sempre alle novità promosse dalle reti di distribuzione, ma prestiamo anche molta attenzione ai piccoli e piccolissimi editori, che sono quelli più disposti a sperimentare e cercare nuovi autori e nuove idee; in ogni caso, i libri che ci piacciono, anche se datati, non mancano mai. Prestiamo un’attenzione particolare agli albi illustrati e spesso organizziamo delle mostre di illustrazione. Negli ultimi due anni abbiamo scelto di dedicare uno spazio più ampio e maggiori energie ai libri per gli adolescenti.
La libreria è suddivisa orientativamente in tre ambienti: infanzia, scuola primaria e medie/liceo (più un minuscolo spazio per gli adulti e uno dedicato ai giochi). Volutamente non abbiamo indicato sugli scaffali fasce d’età, generi o case editrici, perché ci piace accompagnare personalmente, chi lo desidera, nella scoperta e nella scelta dei libri.
Se a guidarvi nella selezione dei titoli è la qualità, vi chiedo allora qual è la vostra definizione di libro di qualità?
Sono diversi gli aspetti che apprezziamo e ricerchiamo nei libri e possiamo riassumerli con questa definizione: un libro di qualità è curato nei materiali (fondamentali, perché la prima esperienza di un libro tra le mani è il tatto) e nella fattura; è il risultato di una ricerca capace a sua volta di alimentare ricerca, cioè di stimolare domande che non portino mai a risposte univoche; guida il lettore verso nuovi spazi e altri orizzonti, dentro e fuori di sé, e ne rispetta e coltiva l’intelligenza, adulto o bambino che sia.
Ci sembra che il mercato editoriale, specialmente quello rivolto all’infanzia, molto spesso si basi sul presupposto che basti raccontare una storiella e aggiungerci qualche disegno colorato per fare un libro per bambini. Per non parlare, poi, dell’esorbitante produzione di libri prescrittivi – non ti arrabbiare! sii gentile! attento ai bulli, quei cattivoni! –, libri che danno etichette ai sentimenti, alle emozioni, ai comportamenti, e non danno spazio invece alla complessità delle esperienze dell’infanzia.
Potete farmi l’esempio di qualche titolo (almeno uno per ciascuno dei tre ambienti in cui è suddivisa la libreria) che risponda alla vostra definizione di libro di qualità?
Questa è una domanda che ci mette in grande difficoltà perché – fortunatamente – la scelta è vasta e, citandone solo alcuni, facciamo un torto a molti altri titoli di cui non potremmo mai fare a meno.
Comunque, ci proviamo indicandone due per ogni fascia d’età, a partire da quella dei più piccoli: Killiok di Anne Brouillard (Babalibri) e La storia vera di Sergio Ruzzier (Topipittori); Papà ha perso la testa di André Bouchard e Quentin Blake (Logos) e I numeri felici di Susanna Mattiangeli e Marco Corona (Vanvere edizioni); L’isola. Una storia di tutti i giorni di Armin Greder (Orecchio Acerbo) e Gossamer di Lois Lowry (21lettere).
Cosa rende particolarmente speciale ciascuno di questi sei titoli?
Killiok è una storia piena di luce e di silenzio, una storia che va controcorrente rispetto ai messaggi che costantemente ci sommergono e che vedono il “fare” sovrano, una storia dove, al contrario, non accade niente. O meglio, accadono il silenzio e la meditazione nel trascorrere di una giornata qualunque.
La storia vera è una storia non “bacchettona”: le bugie che racconta Topo sono pura arte immaginativa, così come lo sono i disegni di Ruzzier.
Papà ha perso la testa racconta con irresistibile ironia di dinamiche familiari. Avremmo potuto scegliere qualunque altro titolo di Bouchard, perché lo adoriamo per la sua capacità di ribaltare lo sguardo sulla realtà, per l’ironia e la critica sociale che sempre sottostanno alle sue divertenti storie. I numeri felici ha una bella voce narrante, autentica e schietta, ed è una cosa non comune: sembra di sentirla leggendo.
L’isola è un libro essenziale, necessario. La sua storia mette a nudo quelle dinamiche di potere e di esclusione che caratterizzano l’oggi.
Gossamer è ben scritto e riesce a unire un livello puramente immaginifico con quello di una realtà dura e complessa.
Dato che Svoltastorie fa parte della rete delle Case dei Topi, conoscete bene il catalogo Topipittori: quali sono i vostri titoli preferiti e perché?
Un po’ tutti, non a caso siamo una Casa dei Topi!
Dovendo fare dei nomi, tra i nostri preferiti ci sono quelli di Sergio Ruzzier per l’ironia; quelli di Kitty Crowther per la profondità e la delicatezza delle storie che disegna e racconta; quelli di Rotraut Susanne Berner per le loro doppie pagine brulicanti di oggetti, personaggi e storie; quelli del duo Giovanna Zoboli e Simona Mulazzani per la poesia di testi e immagini; quelli di Beatrice Alemagna per l’originalità del suo segno.
Come mai negli ultimi anni avete deciso di dedicare maggiore attenzione ai libri per adolescenti? Organizzate gruppi di lettura dedicati? E avete scoperto qualche chicca?
Abbiamo voluto inoltrarci in un territorio impervio: la fase dell’adolescenza pare essere quella in cui più facilmente ci si allontana dalla lettura e noi proprio per questo abbiamo raccolto la sfida. In più, desideravamo un confronto più diretto con i lettori. Quando si vendono libri per i piccoli, difficilmente si interagisce con chi li leggerà: molto spesso, infatti, sono gli adulti – insegnanti, genitori, o altri – a sceglierli per i bambini e a rivolgersi a noi. Con gli adolescenti è diverso: possiamo guardarli in faccia, ascoltare le loro richieste, imparare a conoscere i loro gusti, addentrarci nel loro mondo di ricerca e inquietudini.
Da poco più di un anno abbiamo inaugurato un gruppo di lettura apposta per loro, chiamato LEGGILO!. È rivolto a ragazzi e ragazze che leggono forte e che quando vengono colpiti da una storia non sanno trattenersi dal dire: “Leggilo!”. I libri che leggiamo, dunque, sono quelli consigliati dagli stessi partecipanti.
Se per “chicche” ti riferisci a titoli non ancora particolarmente noti al grande pubblico, allora citiamo a titolo di esempio i libri dell’autrice francese Malika Ferdjoukh, pubblicati da Pension Lepic.
E quali classici, invece, non dovrebbero mancare secondo voi sul comodino di un adolescente?
Difficile rispondere a questa domanda con esaustività, come difficile è definire cosa sia un “classico”. Intanto dovremmo rileggere noi stessi molti dei libri comunemente noti come classici per riappassionarci e poterli poi consigliare: ai ragazzi non riusciamo a vendere libri di cui non ricordiamo le emozioni e le sensazioni suscitate.
Ripensando a quelli letti ormai tantissimi anni fa, alcuni che, a nostro parere, non dovrebbero mancare nella biblioteca di un giovane lettore sono: Le avventure di Tom Sawyer e Le avventure di Huckeberry Finn di Mark Twain; L’isola del tesoro di R.L. Stevenson; Pinocchio di Collodi; Zanna Bianca e Il richiamo della foresta di Jack London; Il corsaro nero e Le tigri di Mompracem di Emilio Salgari. Per i più grandi: Ragazzo negro di Richard Wright (purtroppo fuori catalogo da tempo); Un anno di scuola di Gianni Stuparich (ripubblicato da alcuni anni da Quodlibet); Lettera a una professoressa della Scuola di Barbiana.
Mi parlate un po’ del contesto culturale di Bari? C’è fermento in termini di iniziative per la promozione della lettura? Librerie indipendenti come la vostra sono una rarità? Ci sono realtà territoriali con cui avete collaborato o tuttora collaborate?
Negli ultimi dieci anni abbiamo riscontrato sicuramente un certo fermento a Bari (noi siamo qui da dodici). Intanto naturalmente non siamo l’unica libreria indipendente: in città ce ne sono otto o nove, di cui un’altra, oltre alla nostra, specializzata in letteratura per l’infanzia.
La giunta comunale precedente ha dimostrato grande attenzione nei confronti della lettura promuovendo diverse iniziative, prima fra tutte il “Lungomare di Libri”. Organizzata dall’Assessorato comunale alla cultura e dalla Regione, in collaborazione con il Salone del libro di Torino, si tratta di una fiera a cielo aperto che si svolge in un tratto del Lungomare cittadino e offre alle librerie dell’area metropolitana barese la possibilità di esporre e vendere i loro libri, mentre nel frattempo si svolgono incontri con autori, tavole rotonde, mostre e anche attività rivolte ai bambini. Siamo giunti ormai alla quinta edizione: quella di quest’anno si svolgerà dal 25 al 27 giugno.
Un’altra iniziativa proposta dalla precedente assessora al Welfare è stata la realizzazione di una rete di soggetti (associazioni, biblioteche, librerie) chiamata “Bari Social Book”. L’originalità di questa iniziativa è stata quella di legare la promozione della lettura al welfare, dunque al benessere della comunità.
Un ruolo importante lo svolge la Biblioteca dei ragazzi/e di Bari, finanziata dal Comune, che ha una eccellente catalogo di titoli ed è molto vivace nelle attività di promozione
Noi collaboriamo spesso con la Biblioteca dei ragazzi/e. Con loro abbiamo condiviso anche importanti occasioni di formazione, come tre annualità di corsi per docenti tenuti dall’associazione culturale Hamelin di Bologna.
Ci sono dei progetti, delle iniziative, o degli eventi che avete portato avanti (o tuttora portate avanti) di cui siete particolarmente orgogliosi?
Ci sono due ambiti del nostro lavoro a cui ci dedichiamo da sempre con grande impegno e particolare attenzione.
Il primo riguarda il meraviglioso mondo dell’illustrazione. Almeno metà degli scaffali della nostra libreria sono occupati da albi illustrati e organizziamo spesso mostre di illustratori e illustratrici, esponendo – quando possibile – le loro tavole originali. Abbiamo ospitato Armin Greder, Lucia Scuderi, Cinzia Ghigliano, Patrizia Ranaldi, Sonia Maria Luce Possentini, ma anche autori e autrici - alcuni dei quali molto giovani - espressione del nostro territorio, come Massimiliano di Lauro, Liliana Carone, Francesca Quatraro, Francesco Dabbicco, Francesco Mangini, Carmela Linda Leuzzi, Maura Roberta Orlando. Poi ci sono state mostre in collaborazione con le case editrici, come “Tour bestiale” con Minibombo, “Donne nella scienza” con Editoriale Scienza, “Io sono blu” con Carthusia (e l’autrice Irene Guglielmi), “Sendak in mostra” con Adelphi.
Alcune di queste iniziative le abbiamo realizzate con il circuito CLEIO, un movimento di librerie indipendenti per bambine/i e ragazze/i che conta più di 70 librerie in tutta Italia. Insieme proviamo a condividere strade innovative per sopravvivere in un mercato, quello dell’editoria, che proprio facile non è.
Il secondo è quello della formazione, che riteniamo fondamentale per chiunque si occupi di letteratura per l’infanzia: appena possiamo, perciò, organizziamo percorsi rivolti agli adulti – insegnanti, librai, bibliotecari, genitori, zii, … – e con la partecipazione di esperti, come l’associazione Hamelin o Carla Ghisalberti.
Ci sarebbe poi un terzo ambito che abbiamo cominciato a esplorare da qualche anno, grazie alla collaborazione con l’Associazione culturale Giancarlo Santelli, ed è il teatro dei burattini, legato all’editoria per l’infanzia molto più di quanto non sembri. Nato a Santeramo in Colle (in provincia di Bari), Giancarlo Santelli è stato un artista e artigiano di grande spessore: attore di teatro ma soprattutto creatore di splendidi burattini e maschere del teatro greco e romano. Ha girato per strade e teatri, ha creato la maschera di Pulcinella per Edoardo De Filippo e per Massimo Troisi, ha lavorato al fianco di Macario e di Gigi Proietti. Oggi i suoi nipoti si stanno impegnando nel valorizzare l’immenso patrimonio di manufatti che Santelli ha lasciato nel suo laboratorio e in diversi musei e teatri italiani. È proprio insieme a loro che abbiamo deciso di allestire ogni anno una mostra che approfondisca un ambito specifico del lavoro di questo artista. La prima è stata quella dell’anno scorso, “Burattini per tutti”; la seconda, “Onomasticon - Giancarlo Santelli e il teatro antico”, è attualmente in corso: in libreria sono esposte otto maschere del teatro antico, realizzate per gli spettacoli Curculio e Truculento di Tito Maccio Plauto, più una, creata per la tragedia Agamennone di Eschilo messa in scena nel 1995 al Teatro greco di Siracusa con la regia di Roberto De Simone.
Quello che più ci piace di questo percorso, oltre all’entusiasmo e alla competenza degli eredi dell’artista e alla bellezza dei suoi manufatti, è la possibilità di raccontare attraverso queste mostre come le storie e le narrazioni acquisiscano e a loro volta regalino una ricchezza diversa a seconda dei contesti e dei supporti dei quali si servono. Una storia, letta su un libro, guardata su una pellicola cinematografica, partecipata in un teatro, agita in un videogioco, arricchisce ed emoziona. Le narrazioni, come fiumi inarrestabili, ci attraversano da sempre e in ogni modo.
Infine, ci piace ricordare due appuntamenti storici della libreria, che, salvo il periodo della pandemia, proponiamo da circa dieci anni, ovvero: “Venti di lettura”, letture per i piccoli dai 3 ai 5 anni, e “Gigilegge & il sindaco di Madonnella. Letture contagiose”, per la fascia 5-10 anni. Gigi è il papà di Elias, un ragazzo con autismo e con una naturale propensione alla relazione con gli altri e all’ironia. E così, Gigi ed Elias si sono dati una missione speciale, un intento parascientifico: vogliono dimostrare che l’autismo è “contagioso”. Perché quando Elias (alias Sindaco di Madonnella) legge i suoi albi per far ridere, i bambini si divertono come matti: e la bellezza, è tutta lì. L’autismo è una ricchezza e ci mostra una bellezza speciale, nuova, quella che i bambini sanno cogliere d’istinto, senza giudizio e semplicemente interessati a godere di una storia divertente. Gigilegge & il Sindaco di Madonnella è uno spettacolo per bambini/e di promozione alla lettura e un progetto di inclusione e dimostra che non fa alcuna differenza chi sia a farti ridere, l’importante è ridere insieme.
Come descrivereste grossomodo la clientela che frequenta Svoltastorie?
La clientela della nostra libreria è davvero molto varia. Ci sono genitori, altri familiari, qualche babysitter e tanti insegnanti. Di questi, molti vengono in libreria in cerca di libri belli che li aiutino nei loro percorsi didattici, ma che al contempo stimolino domande, nutrano l’immaginazione, aprano orizzonti. Ci sono gli illustratori, interessati a confrontarsi con bravi autori di immagini, e non mancano, poi, i ragazzini più grandi. Capita, infatti, che dopo i 12 anni vengano in libreria da soli, o che comunque scelgano da soli i libri e questo ci permette di conoscere davvero i loro gusti, le loro letture autonome e capire cosa cerchino in una storia. I ragazzini che leggono forte e che non si fanno troppo influenzare dalle varie tendenze sono affamati di storie “ad alta intensità”, come i gialli e i misteri, spesso amano l’avventura, la distopia, o i racconti di amicizia. Sanno riconoscere le storie originali e ben scritte. Da questo è nata l’esigenza di un gruppo di lettura apposta per gli adolescenti.
Un altro aspetto interessante è la provenienza dei clienti: Svoltastorie non è una semplice libreria di quartiere. Gran parte di loro viene da zone limitrofe (siamo a pochi passi da un grande viale che delimita due quartieri, non distanti dal centro della città), ma altri arrivano da zone più lontane della città, da comuni della provincia e, talvolta, anche da altre province. Spesso si tratta di clienti che già ci conoscono, ma anche di lettori in cerca di una libreria specializzata o persone di passaggio, turisti, che vengono attratti dalla selezione di titoli esposti nelle due ampie e luminose vetrine.
Ci pare che la nostra sia una clientela che in qualche modo si autoselezioni: sono persone che sanno darsi il tempo di scegliere, mettersi in ascolto, farsi consigliare e accogliere le provocazioni. Non vogliono solo acquistare, ma ci chiedono suggerimenti e, talvolta, ce ne danno: ci si confronta, si approfondisce, si impara. Da questo punto di vista è un’esperienza formativa e arricchente.
Quale aspetto vi piace di più del vostro lavoro di librai e quale proprio non sopportate?
(Patrizia) Quello che mi piace di più dell’essere libraia è il “maneggiare bellezza”: aprire un libro e stupirsi per quello che racconta e per come lo racconta. Il massimo è quando riesco a trasmettere questo stupore ai clienti. Con alcuni di loro a volte ho l’impressione di condividere un percorso, una ricerca, ed è una cosa impagabile. Quello che proprio non sopporto è, al contrario, aprire un libro e trovare un sacco di banalità, e peggio ancora è quando proprio questi libri mi vengono richiesti.
(Eugenio) Di questo lavoro amo particolarmente il sentirmi sempre in cammino, l’essere costretti per certi versi a non poter mai vivere di rendita, la spinta a continuare a crescere, la scoperta di storie e illustrazioni bellissime che sembrano quasi venirti a cercare. Il rapporto umano, e non solo professionale, con chi viene a trovarci in libreria, sia clienti sia autori: molti di loro sono dei veri e propri compagni di viaggio. Quello che non mi piace è la superficialità di alcuni adulti di fronte ai libri per l’infanzia: li guardano distrattamente, senza rendersi conto di avere fra le mani oggetti preziosi, o sono pieni di pregiudizi. “Vorrei una cosa più leggera, hanno già tanti compiti”, mi dicono; “Ma c'è pochissimo da leggere”, protestano quando propongo un albo; “Un libro?! Ma non sa ancora leggere”, rispondono se suggerisco un titolo per piccoli.
Concludiamo con un invito ai lettori del blog che ancora non sono mai stati da Svoltastorie: perché venire?
Perché Svoltastorie è una libreria per ragazzi e ragazze di ogni età, piena di storie per riconoscere svolte da non perdere, perché è una finestra spalancata su un mondo che non ci si stanca mai di esplorare, perché è un piccolo scrigno che contiene molti tesori e, chi lo desidera, potrà scoprirli insieme a noi.