In una notte d'inverno

L'ottava novità autunnale, anzi, super invernale, dato che racconta di un pupazzo di neve, è Il cappello di Paolo Ventura. La presenta per noi Mario Onnis.

[di Mario Onnis]

L’illustratore americano David Wiesner, ospite a ottobre del Festival Tuttestorie di Cagliari, ha tenuto una conferenza dal titolo L’arte dei libri senza parole.

Attraverso i secoli l’uomo ha sempre rappresentato il mondo senza bisogno di un testo: pensiamo alle pitture rupestri nella preistoria o alle vetrate colorate delle chiese medievali: Wiesner porta come esempi di immagini raccontate in sequenza l’arazzo di Bayeux dell’XI secolo che in quasi 70 metri racconta la conquista normanna dell'Inghilterra, e il Chōjū-jinbutsu-giga giapponese del XII secolo costituito da quattro rotoli con animali antropomorfi. Nel XVIII secolo, William Hogarth creò una serie di otto dipinti in cui racconta il declino del figlio di un ricco mercante, che finirà in miseria consumato dai vizi.

Ma è col cinema che il nostro modo di leggere la realtà è cambiato per sempre. Ispirati dalle inquadrature del grande schermo e dalle tecniche di montaggio, gli artisti creano le prime wordless novel, e nascono i fumetti senza parole.

Per quanto riguarda i libri illustrati, Wiesner pone come punto di partenza il 1932, quando per Macmillan uscì What Whiskers Did di Ruth Carroll. La storia racconta di una bimba e del suo Scottish Terrier che per sfuggire a un lupo finisce in una tana di conigli.

Se per trent'anni non usciranno negli Stati Uniti libri illustrati senza parole, dalla fine degli anni Sessanta cominciano a crescere, moltiplicandosi negli anni Settanta, fino al boom del 1986 con l’uscita di ben 61 silent book.

Oggi questa tipologia di libri continua ad avere successo, titoli come L’approdo di Shaun Tan (Tunué) o L’onda di Suzy Lee (Corraini) sono molto conosciuti.

Anche i capolavori del passato trovano nuovi lettori, La mela e la farfalla di Iela e Enzo Mari, o il Viaggio Incantato di Mitsumasa Anno (tutti editi da Babalibri).

Anche alcuni libri di Weisner sono usciti decenni fa, ma i silent book non invecchiano col passare del tempo e, infatti, negli ultimi anni in Italia questi sono stati pubblicati da Orecchio Acerbo.

Nel 2012, i libri senza parole sono diventati un simbolo di accoglienza, protagonisti del progetto di cooperazione internazionale promosso da IBBY Italia e IBBY International Silent Books. Destinazione Lampedusa, per dare all'isola una biblioteca per ragazzi di ogni lingua.

Dal 2013, Carthusia Edizioni promuove un Silent Book Contest e nel 2017 Marcella Terrusi ha dedicato al tema il saggio, Meraviglie Mute, Carocci editore.



Topipittori ha in catalogo diversi silent book. L’ultimo nato, Il cappello, è di Paolo Ventura, fotografo, pittore e artista le cui opere viaggiano per musei e gallerie di tutto il mondo. Non è il primo libro che firma per il catalogo Topipittori, in cui è presente dallo scorso anno con i cartonati Che cos’è e E questo cos’è, adatti ai bimbi più piccoli. Il cappello, però, si discosta molto dai precedenti: oltre a non contenere testo, ha un segno pittorico, descrittivo e non sintetico, ed è realizzato con una tecnica, gessetto su carta da spolvero, completamente diversa.

Sfogliandolo mi sono ricordato di un testo che la maestra ci fece leggere alle elementari.

È una poesia di Jacques Prévert uscita nella raccolta Histoires e pubblicata da Gallimard nel 1946.

Nella notte dell'inverno,

galoppa un grande uomo bianco.

È un pupazzo di neve

con un pipa di legno

un grande pupazzo di neve

perseguitato dal freddo.

In una piccola casa

entra senza bussare

e per riscaldarsi

si siede sulla stufa rovente

e sparisce d'un tratto

lasciando solo lo sua pipa

in mezzo ad una pozza d'acqua

ed il suo vecchio cappello.

Quando lessi questa poesia, da piccolo, provai un senso di angoscia; c’era anche un’illustrazione con il pupazzo di neve che cavalcava un cavallo. E il fatto che il pupazzo, alla fine, si sciogliesse, mi rattristò. Il libro di Paolo Ventura, invece, è un libro molto dolce e con un finale solare, sorprendente.

Il pupazzo di neve protagonista, che incontriamo sotto una fitta nevicata, in una avvolgente luce azzurrina, aiuta animali e umani ad affrontare i rigori invernali. Una cicogna usa le sue braccia fatte di rami per rifinire il proprio nido; un signore prende la sua sciarpa rossa per coprirsi il collo; una vecchia stacca i suoi bottoni di carbone per accendere la stufa e riscaldarsi.

Pagina dopo pagina, si fanno ipotesi e si torna indietro per confrontare le tavole e capire meglio cosa sia successo. In questa creatura di neve malinconica e sorridente c'è qualcosa anche del Principe Felice di Oscar Wilde, che in un gelido inverno si spoglia di tutte le proprie ricchezze per soccorrere i fragili e i poveri della città.

Ma qui il finale è lieto, perché il ciclo delle stagioni continua: quando arriva il disgelo, il pupazzo si scioglie e sulla pagina non rimane che il cappello del titolo. Ma non si tratta di un’immagine triste: il cappello, infatti, appare nell’illustrazione successiva in testa a uno spaventapasseri. È lo stesso pupazzo che ha ripreso vita o un suo cugino appartenente a quella strana famiglia di uomini fantastici presente nel Mago di Oz?

Una rondine appena tornata dall’Africa gli soffia un po’ di paglia da un braccio per sistemare il suo nido.

Nell’ultima tavola, Paolo Ventura ha disegnato un campo di grano vuoto e luminoso, senza più lo spaventapasseri. Ci invita a continuare la storia, seguendo la nostra immaginazione. Cosa vedono i bambini? Che particolari notano? Potete chiedergli di disegnare le immagini successive e farvi guidare da loro, per una volta.