C’è sempre tempo per la poesia

[di Francesca Zoboli]
Una volta, tanto tanto tempo fa, c’era un bambino svizzero, figlio di un maestro d’arte, che si interessava di pittura e di scienze naturali. Ma più di tutto gli piacevano le macchie. Sì, proprio le macchie. Quelle di inchiostro. Quelle che se le facevi – anche quando sono andato a scuola io - la maestra ti metteva la nota sul quaderno e dovevi farla firmare dalla mamma. E quel bambino, con le macchie, ci faceva un gioco bellissimo. Si chiamava klecksografia.
[di Giorgia Atzeni]
Poiché sono una precaria della scuola, alterno supplenze fra la media inferiore e superiore, dove insegno materie letterarie (compresa la storia dell'arte, laddove ancora resiste).
A volte non è proprio una fortuna inventare uno stile che incontra un consenso tale da diventare il connotato di un intero ambito della letteratura, il paradigma di un immaginario. Infatti, oggi è difficilissimo riuscire a guardare le illustrazioni di John Bauer con equanimità, ripulendosi gli occhi dalle nefaste influenze dell'iconografia fantasy più trita e banale, che ha invaso il campo della letteratura per ragazzi tradizionale nordica.