A cavallo fra due mondi

Dopo la presentazione di Sara Gamberini di Quando il mondo era tutto azzurro, nuova uscita della collana L'età d'oro, oggi vi proponiamo le parole di Elisa Talentino che raccontano la nascita di questo libro e delle le illustrazioni per questa storia visionaria . Buona lettura.

[di Elisa Talentino]

Gli studi di Elisa Talentino per le illustrazioni di Quando il mondo era tutto azzurro, di Sara Gamberini (Topipittori, 2020).

Quando più di un anno e mezzo fa ho ricevuto da Paolo Canton la proposta di illustrare un testo scritto da Sara Gamberini, fui molto felice per l’opportunità di lanciarmi in una avventura per me nuova come l’editoria per ragazzi, per di più con una casa editrice d’eccellenza, e al contempo molto spaventata per come avrei potuto dare immagine a quel testo già così ricco di immagini, così lirico, intimo, colmo di dettagli e sensazioni. Il testo era corposo, però dalla prima lettura non ebbi dubbi: mi ricordava la mia infanzia, c’erano la magia, la natura, le mie amate galline. Insomma, sì, avrei accettato senza ombra di dubbio.

La prima questione da affrontare fu la scelta delle scene da rappresentare. Presi una matita e iniziai a sottolineare tutto ciò che produceva in me un’immagine, qualunque essa fosse. Questa operazione comprendeva sia i passaggi che mi suggerivano una fedele rappresentazione disegnata del testo, che quelli che fungevano da attivatori per andare a parare altrove, ad aprire nuove parentesi.

Bisognava delineare innanzitutto la figura di Mia, la bambina protagonista del racconto: che aspetto le avrei dato? Mia era una maga inconsapevole, faceva le magie senza accorgersene, e parlava con delle specie di galline mistiche che c’erano e non c’erano, che mi ricordarono immediatamente gli angeli custodi tanto decantati da mia nonna durante la mia infanzia. Decisi quindi di rappresentare Mia come una bambina normale, con la tuta, il cappotto o il pigiama a seconda dell’occasione, perché la magia non ama mettersi in mostra, accade con discrezione tra le faccende quotidiane. Anche se poi c’è sempre qualche piccolo dettaglio incantato che sfugge al controllo, come le fiamme giocose che scappano dal colletto o dalla gonna della bambina.

Mia, nel mio immaginario, aveva accesso a una realtà parallela a quella che conosciamo: vedeva cose che forse ci sono ma che non sono visibili a tutti. Ho rappresentato questa dualità in una tavola in cui vediamo una doppia Mia: una che dorme in un paesaggio surreale, con il suo letto che è già a cavallo tra due mondi (si trova su un albero, dove troneggia una civetta), e l’altra si erge su un cavallo adornato di fiori, che ricorda le feste di paese del sud Italia ma che ha anche tratti funerei. James Hillman in fondo ci dice che il mondo dei sogni è un viaggio notturno nell’Ade.

Per lo studio del character design dei gallini iniziai guardando decine di fotografie delle specie più svariate del cosiddetto Gallus gallus domestico. Volevo che avessero qualche elemento umano, animale e magico al contempo. La prima caratteristica che dovevano possedere era il fuoco: i gallini nascono dalle fiamme, dalle scintille del caminetto. Così decisi che avrebbero dovuto avere la cresta infuocata a testimonianza delle loro origini.

Tra i riferimenti principali scelsi i galli giapponesi Shamo e i combattenti inglesi, il cui portamento quasi eretto e slanciato conferiva loro un carattere antropomorfo e un’aura sovrannaturale, perfetti per delle entità protettrici, dei giocosi lari (la cui etimologia peraltro deriva dal latino “focolare”). Scelsi di dar loro un volto umano per avvicinarli alla figura dell’angelo custode, che in fondo, nell’iconografia sacra, è spesso rappresentato con ali di uccello. A quel punto mi chiesi: perché non di gallina?

Uno slanciato gallo combattente inglese.

L'angelo custode con ali di gallina.

Ma non doveva venir meno la componente gallinesca: e qui venne la parte divertente, in cui vagliai e disegnai decine di tipologie di galli e galline. Ne studiai i movimenti guardando video di allevatori e amatori, e disegnai l’anatomia cercando di ibridarla con quella umana, per far compiere loro i gesti, talora eroici e talora goffi, che compiono nel libro. Come quando salgono l’uno sulle spalle dell’altro, come acrobati, cercando di afferrare l’Orsa Maggiore, portandomi a disegnarli più e più volte per trovare una posa impossibile nella realtà ma che fosse anatomicamente plausibile.

Ancora oggi in Cina il gallo è considerato come portafortuna perché il suo nome, Ki, significa fortuna, buona sorte. Ed è da qui che partii per lo studio di Ki, il personaggio maschile del libro, il “signore bizzarro” che accompagna Mia nelle sue avventure. Di Ki sapevo che era un intagliatore di bacchette magiche, un uomo che vive nel bosco, una persona gentile. I personaggi a cui mi ispirai per tracciare il suo ritratto sono stati vari: da San Francesco d’Assisi, che dialogava con gli animali (Ki ha una speciale collaborazione con i gallini), a Julio Cortázar, per il suo sguardo enigmatico e il barbone fitto; passando per la figura del rabdomante, tuttora in attività nelle campagne per la sua capacità di trovare l’acqua tramite le vibrazioni ricevute da una bacchetta, spesso da lui stesso costruita; e infine la figura antica del maestro alchimista.

Per la relazione tra Mia e i gallini attinsi all’iconografia della Madonna della Misericordia, di origine medievale, che dà simbolico riparo ai bisognosi sotto il proprio mantello, considerato inviolabile. Mia li accoglie sotto la sua gonna, dove vanno a rifugiarsi quando hanno paura, ma sono anche un po’ parte di lei. Non sappiamo se nascano dalla sua immaginazione o se siano un’estensione della sua persona, quel che è certo è che c’è un legame spirituale molto potente: lei li contiene e loro la proteggono. Altro esempio in questo senso è la Vierge Ouvrante (raffigurazioni medievali della Vergine-scrigno che contiene la Trinità purtroppo considerate eretiche e per questo quasi totalmente distrutte nel corso dei secoli).

La Madonna della Misericordia.

La Vergine-scrigno.

Mia e i suoi gallini.

Questo libro è stato per me anche una bella occasione per rendere omaggio al mondo vegetale; le piante rappresentate vanno oltre il decorativismo e l’idea generica di “verde”, per manifestarsi fedeli nelle loro caratteristiche botaniche: la celosia, chiamata anche cresta di gallo per la forma del suo fiore, la polmonaria, con la fantastica texture delle sue foglie, le fucsie, che ricordano ballerine sospese e l’iperico, con cui in estate si prepara il celebre olio.


L’esercizio continuo di immedesimazione nel personaggio di Mia mi ha evocato e mi evoca ancora ricordi di quando ero bambina, che erano rimasti in un angolo, ma che è stato divertente riportare in vita: così è tornata la tuta in ciniglia, la fionda e le biglie della mia infanzia negli anni Ottanta, la forsitzia nel giardino di mia nonna, gli interni delle case che ho vissuto e la campagna in cui ho passato le mie lunghe giornate di bambina.