Chi ha il coraggio di passare di qui?

[di Giorgia Atzeni]

Sotto gli auspici del Santo Patrono del Coraggio, si è appena concluso l'undicesimo Festival di Letteratura per Ragazzi Tuttestorie, una tappa importante del programma culturale del capoluogo isolano ideato e progettato dalle instancabili libraie Claudia Urgu, Manuela e Cristina Fiori, in collaborazione con lo scrittore Bruno Tognolini.

Tuttestorie, Cagliari 2016, Santo Patrono del Coraggio.

L'edizione, intitolata CON CHE CORAGGIO. Racconti, visioni e libri per intrepidi impauriti eroi, ha visto sulla passerella, in un weekend, circa ottanta ospiti italiani e stranieri fra scrittori (in pole position Philip Ardagh, Bernard Friot, Janna Carioli, Paola Soriga), illustratori (tra cui Axel Scheffler e Jutta Bauer), artisti, danzatori, narratori, musicisti, esperti di letteratura per ragazzi. Un programma ricchissimo di incontri, laboratori, mostre e rappresentazioni sceniche per una rassegna letteraria che coraggiosamente porta avanti il suo impegno nella promozione della lettura da 0 ai 16 anni, selezionando tematiche sempre più interessanti per coinvolgere scuole e famiglie.

Dispaccio dall'Ufficio Poetico.

I motori del centro culturale Exmà, caldi già da metà settembre per la presenza della mostra interattiva Love from boy. In volo fra i libri di Roald Dalh nella sua sala principale, allestita in onore dei cento anni dell'illustre scrittore inglese, hanno messo il turbo per accogliere i veri protagonisti di questa festa: i bambini, quelli che spavaldamente leggono ma, soprattutto, quelli che terrorizzati dai libri, non leggono affatto. Invitati a ragionare ogni anno su un argomento diverso, carichi di entusiasmo e pronti a dimostrare, questa volta, quanto possano essere audaci, “i nostri eroi” hanno registrato impressioni o pensieri recandosi all'Ufficio poetico del coraggio, passando poi di sala in tenda per conoscere i nuovi paladini della letteratura per ragazzi.

Chi ha il coraggio? di Silvia Borando, Minibombo 2016.

Ho partecipato attivamente a diverse edizioni del festival e, nonostante mi muova sempre più spesso nell'ambiente dei “temibilissimi” adolescenti, questa volta sono stata chiamata a ipnotizzare i più piccoli dai 3 ai 9 anni, fascia d'età che a lungo ho curato in passato, quando insegnavo musica, e che oggi studio quotidianamente a casa osservando mia figlia Giulia (4 anni).

Per sporcarci le mani senza temere di essere rimproverati, ho selezionato due titoli: per i più piccoli, fresco di stampa, Chi ha il coraggio? di Silvia Borando (Minibombo), per quelli già scolarizzati Di qui non si passa!, di Isabel Minhòs Martins, illustrato da Bernando Carvalho, (Topipittori, 2015).

Di qui non si passa!, di Isabel Minhòs Martins, illustrato da Bernando Carvalho, Topipittori, 2015.

Il primo volume in scena è stato per me una sorpresa, evidentemente una vera sfida per i piccoli temerari. Venti piccoli hanno “osato” alzarsi dal proprio posticino per dimostrare il proprio valore; il ritmo cadenzato del testo sulla pagina nera è stato un vero e proprio invito a toccare le pagine, annusarle, lisciarle, baciarle, nonostante esse siano infestate di bestie incomparabilmente brutte, antipatiche o spaventose: una parata di lumaconi, ragni, ratti, pipistrelli e serpenti. «Chi ha il coraggio di fare naso naso con il cinghiale?» - «Io, io, io...», tutti in fila, di corsa a interagire concretamente con il libro.

Durante il laboratorio dedicato al libro Chi ha il coraggio?

Guardando questi piccolini, ho ripensato alla mia proverbiale aracnofobia per me ostacolo alla lettura di qualsiasi enciclopedia sulle cui pagine apparissero foto di ragnatele e animaletti con le zampette. Un ottimo esercizio, dunque, per sconfiggere primordiali fobie è senz'altro quella di avere a che fare con ciò che potrebbe crearci piccoli traumi psicologici. Basta una semplicissima attività utile a sviluppare il senso oculo-manuale: replicare con il collage a strappo la serie di animaletti schifiltosi, provvisti di lunghe antenne, mille piedi e tanti occhi (ci si diverte, specie se si utilizzano quelli di plastica mobili). I bambini scoprono, dunque, che un libro può essere anche un gioco e non è necessario saper usare le matite per essere artisti. I risultati parlano da soli, tassativamente senza intervento dell'adulto se non per la supervisione di colla e accessori. Dopo la lettura degli indovinelli, si può pensare anche a un nuovo elenco di bestioline fuori testo. Questa, per altro, la politica editoriale di Minibombo, che propone sul suo sito altri spunti per continuare a giocare con questo divertentissimo libro .

Durante il laboratorio dedicato al libro Di qui non si passa.

Quanto al geniale Di qui non si passa!, la strada è presto spianata (in senso letterale, soprattutto nelle sue ultime pagine) perché il volume offre tanti spunti per parlare sia di impudenza sia di senso civico, ma anche di frastuono e quiete, di bianco e colore, di senso del dovere e di infrazioni, di confini e di coraggio in tutti i sensi. Non è solo un libro, forse un fumetto, quasi un cartone animato in stop motion, di certo non un silent book perché il generale urla moltissimo; è il classico libro “Fai parlare!” (così dice mia figlia) perché non si basa su un semplice racconto: ci obbliga a doppiare le voci di tutti i personaggi coinvolti e ai figli basta poco, purché la voce sia la nostra! Il generale urla “Di qui non si passa” e dà incarico al soldato di far rispettare questo apparentemente semplice comando. Nessuno può passare di là, nella pagina bianca di destra senza il suo permesso. Tuttavia, c'è un colpo di scena e la vociante folla attraversa la linea di demarcazione. Il generale resta di stucco di fronte allo stato malconcio delle ultime pagine al passaggio dei manifestanti.

Durante il laboratorio dedicato al libro Di qui non si passa.

Il laboratorio si è tenuto in due round con gruppi diversi (in tutto circa 35 bambini) per la realizzazione di un lavoro collettivo: una sorta di wallpaper. La chiave di tutto: pennarelli colorati, amati dai ragazzini - odiati dalle maestre, perché imbrattano la pagina, e stickers, quelli disegnati a mano sempre più diffusi anche tra gli street artists.

Regola numero uno: non ci sono regole. Il pannello di carta è vuoto. Si comincia con la scelta dei personaggi più curiosi da tracciare coi pennarelli sulla carta adesiva e poi li si applica sul pannello.

É stato impressionante constatare quanto senso dell'ordine abbiano i bambini delle elementari: nessuno ha osato procedere da destra verso sinistra, o ha accavallato le figurine una sull'altra. L'effetto scolarizzazione a volte mi lascia perplessa e, infatti, su un pannello di carta composto da quattro fogli viene occupato solo il primo. Possibile? Non sono un generale e non ho nemmeno urlato di non oltrepassare la pagina di sinistra! Per arrivare all'estremo di destra ci sono voluti altri venti bambini e un po' di incoraggiamento.

Durante il laboratorio dedicato al libro Di qui non si passa.

Quanto all'impasto figurativo, il campionario è stato ampio e ha ricalcato inizialmente Carvalho: nonnetti, signore in stato interessante, animali, giovani in bicicletta, alieni, bambini, punk, ballerini, fantasmi. Poi sono arrivate orde di Minions (fino a ieri quasi non sapevo chi fossero!), mostriciattoli gialli che si nutrono di banane. Ho pensato che sarebbe stato opportuno non turbare troppo il loro immaginario così avvezzo ai tormentoni cinetelevisivi e così non sono intervenuta.

Poiché ho lasciato la mia copia del libro incustodita sul pavimento, per dar loro il tempo di rileggere e prendere spunti, ho temuto solo una cosa e ho urlato: «Vi prego, non aggiungete personaggi sul mio libro!»

In effetti sarebbe stato bello se qualcuno avesse avuto il coraggio di farlo.

(P.s. Naturalmente, visto che c'è scritto dai 7 anni, il volume è nel programma della mia terza media, per parlare di democrazia).

Durante il laboratorio dedicato al libro Di qui non si passa.