Per diventare grandi, bisogna tornare piccoli

[di Giorgia Atzeni]

Dopo un allenamento intensivo durato un intero quadrimestre, tra assaggi di libri illustrati, pagine scelte di antologia, relazioni scritte, riflessioni orali, temi e grammatica spiccia nonché della fantasia, è scattato il riscaldamento finale utile all'uscita didattica con la prof di italiano supplente, quale casualmente sono anche quest'anno, presso la Scuola Media inferiore dell'Istituto Comprensivo Via Stoccolma di Cagliari. Nel mese di febbraio, si parte con la classe Prima A alla volta della Libreria Tuttestorie, specializzata in letteratura per ragazzi e curatrice dell'omonimo Festival arrivato, nel 2018, alla tredicesima edizione, quella sui desideri, intitolata Voglio l'erba delle stelle, in programma per il prossimo ottobre.

François Truffaut, I 400 colpi, 1959.

Il nostro praticantato letterario, il booktalk, lo sfoglia-leggi-ascolta o immagina un racconto si è svolto per cinque mesi in classe “frontalmente”, come da copione, quindi oggi la fuga dall'aula ci sta tutta. Gliel'ho promesso e ringrazio la collega Carla Defraia per avermi supportata in questa impresa. Varcare il cancello durante l'orario scolastico è fonte di concitazione per gli studenti, di apprensione per l'insegnante e di ansia per le famiglie, perché devi fidarti davvero tanto degli adulti cui dai in custodia i tuoi figli per autorizzarli ad attraversare mezza città, pedibus calcantibus, in fila pseudo-indiana verso il luogo di interesse. D'altra parte, la lezione frontale necessita di un consolidamento esterno, perché per quanto ci si sforzi quotidianamente di capovolgere le dinamiche di condivisione dei contenuti, la scuola non può ridursi a distributore automatico di nozioni unidirezionale, cattedra/banco, a porta chiusa. Andare a teatro, visitare una biblioteca, una libreria o un museo, oggi, sono esperienze indispensabili per rendere concreto il nostro messaggio culturale. Solo pochi alunni, per altro, hanno avuto occasioni simili alle elementari.

Le battute finali pre visita hanno avuto in aggiunta la proiezione delle pellicole di Francois Truffaut I 400 colpi e Fahrenheit 451, elogio alla lettura tratto liberamente dall'omonimo titolo di Ray Bradbury, perché i ragazzini devono confrontarsi con alcune tematiche importanti attraverso il cinema.

Per amare i libri bisogna pure rammaricarsi nel vedere distrutta un'intera biblioteca, come quella segreta nella casa della vecchia signora del film. Prima d'ora, non avevano mai immaginato un mondo in cui la lettura è proibita, in cui i libri si bruciano. O meglio: sicuramente hanno sognato di far sparire magicamente il tomo di grammatica o il manuale di storia, ma bruciare i volumi proprio no.

«Esiste davvero un posto sulla Terra dove si fa tutto questo, prof?»

François Truffaut, Fahrenheit 451, 1966.

Aggiornando la seduta con la replica al quesito sulla realtà distopica, mi limito a dir loro che no- non esiste per fortuna questo posto o forse sì, censurano libri da qualche parte, ma non con queste modalità e gli faccio notare via via i classici di scena sullo schermo della LIM. Don Chisciotte, Alice nel paese delle meraviglie, David Copperfield, La Repubblica di Platone, Moby Dick, Madame Bovary, Il giovane Holden, Mein Kampf: li conoscete? A parte la storia di Alice, il resto mai sentito!

La soluzione al dramma del rogo, quella degli “uomini-libro”, ovvero persone che imparano un intero volume a memoria per mantenere la trasmissione orale del testo, è per loro geniale; per la nostra generazione, abituata a studiare a memoria il Proemio dell'Iliade o i canti della Divina Commedia, non c'è niente di così originale (e così vi ho svelato pure su quale abilità ci eserciteremo presto).

François Truffaut, Fahrenheit 451, 1966.

Tornando al nostro incontro con Claudia Urgu, libraia esperta e attenta ai bisogni degli adolescenti, è stato per tutti molto interessante. Il gruppo di undicenni, seduto in cerchio sul parquet (in piena sindrome di Stendhal per via di tutte le belle copertine esposte sugli scaffali) ha dovuto rispondere a molte domande. Come vi chiamate? Qualcuno è mai stato prima d'oggi in questa libreria? Conoscete il nostro Festival? Ci sono lettori forti in questa classe? Qualcuno legge così così? Quale genere preferite? L'ultimo libro che avete letto?

Claudia Urgu, Libreria Tuttesorie.

E poi via, in piedi, un minuto di tempo alla ricerca di un volume da presentare ai compagni. Si alzano contemporaneamente, vanno da una parte all'altra della sala al secondo piano, quella giusta per loro perché sotto c'è lo spazio dedicato alla fascia 0/6. Un chiasso tremendo, mi tappo gli occhi, sento solo la pesantezza dei loro passi avanti e indietro, non voglio vedere cosa sono in grado di combinare. Non sanno cosa scegliere, c'è troppa roba! Ci sono libri sui calciatori? E sui cantanti? Prof guardi, Italo Calvinooooooooo! Troppi colori, troppe parole. Chiedono a me, chiedono alla collega, chiedono al compagno, chiedono alla libraia. Uffa, è troppo difficile selezionare un solo pezzo.

Tempo scaduto. Seduti. Inizia il dibattito. Alcuni confidano di non riuscire mai a finire di leggere i libri appena iniziati, altri hanno letto qualcosa perché «Ce lo ha suggerito la prof, per le vacanze natalizie!». Altri hanno ben chiaro il genere letterario prediletto: «So bene cosa mi piace». Uno si presenta con una montagna di volumi, quelli di Jeff Kinney, Diario di una schiappa: «Li ho letti tutti». Uno non poteva crederci (e nemmeno io), ha scovato ciò che davvero fa per lui: Le 20 battaglie che hanno cambiato il mondo di Sergio Valzania, con i movimenti delle truppe e delle forze armate descritte con mappe illustrate.

Infine, guardando la copertina de La banda del mondo di sotto, gli vien chiesto di cosa potrebbe parlare il romanzo. Le voci si sovrappongono, esattamente come quando siamo in classe. Piano, ascoltare è importante, dice Claudia. Parole sacrosante.

«Il pagliaccio in primo piano è certamente IT»; «Secondo me si tratta di qualcuno molto povero che vive nella fogna perché non ha una casa»; «Le figure in secondo piano sono dei poliziotti...»; «Mi sembra un libro di paura!».

Il tempo a nostra disposizione sta per scadere; prima di andare via viene dato loro qualche minuto per valutare un acquisto, se lo desiderano. Certi alunni mi chiedono di potere scendere giù, dove ci sono i libri per i più piccoli. «Io vorrei regalare a mio fratellino il libro coi pallini colorati, prof, quello che ci ha portato in classe quel giorno...» Come dirgli di no. Pian piano scendono tutti. Gli illustrati son troppo affascinanti, il loro sguardo si poggia ovunque. «Guardi prof, il libro sulla noia, Un grande giorno di niente!» Notano persino un volume dedicato a Magritte, su cui campeggia la scritta Questo non è un libro. «Prof è quello di cui ci ha parlato?» (oh, mi ascoltano per davvero durante i miei deliri bibliografici) «No, quello è un altro. Non parla di pittura surrealista. L'autrice è un'altra, Keri Smith!».

I più spiritosi, non resistono alla segnalazione (in gran segreto) di un titolo: Posso guardare nel tuo pannolino?. Alcuni corrono a vedere, altri si fermano vicino al lupo Filippo, la mascotte di Tuttestorie e salendoci sopra a cavalcioni mi dicono: «Ho sempre desiderato farlo!». Infine, una delle alunne, sedendosi nelle seggioline dei più piccoli mi fa: «Prof che bello qui, vorrei tornare piccola per trattenermi in questo posto a lungo!»

Lupo Felice, la mascotte di Tuttestorie,

La Prima A al gran completo.