Emetto Inchiostro come una seppia

 
Quest’anno mi hanno invitata a partecipare a Inchiostro Festival. 
Io ho detto di sì, poi ci sono andata, poi sono tornata, ho messo le cose in lavatrice e mezz’ora dopo i Topi mi hanno chiesto di raccontare al loro blog le cose che mi sono successe.
 
Visto che mi conoscono benissimo, immagino non si stupiranno quando supererò impunita le settemila battute e quando farò questa premessa: avevo l’ansia paralizzante. In particolare so che non si stupirà Canton, che in un’occasione analoga aveva pensato di fabbricarmi un quaderno A3 da tirare nei miei meccanismi ansiogeni per incepparli, un po’ come fa la risma quando decide di andare di traverso alla stampante. Aveva funzionato.
 


PICNIC! Festival 2014, ci siamo io, Ilaria Falorsi, Marina Marcolin e Canton. Io sono quella con quaderno A3. Nel quaderno A3 c'è il disegno sotto.
 
 
Stavolta invece nessuno mi aveva fabbricato nulla né inceppato alcunché, e allora io avevo l’ansia paralizzante di:
- disegnare dal vivo;
- disegnare dal vivo con le mani;
- disegnare dal vivo con le mani per due giorni;
- disegnare dal vivo con le mani per due giorni insieme ad altre 39 persone;
- disegnare dal vivo con le mani per due giorni insieme ad altre 39 persone tutte bravissime;
- disegnare dal vivo con le mani per due giorni insieme ad altre 39 persone tutte bravissime e tutte sicuramente distese, disinvolte, piene di idee e con un battito cardiaco che non precede la morte.
 
Niente di nuovo, insomma.
 
 

cfr. La Cìtila, pag. 110, Topipittori 2013

Ecco, caro blog dei Topipittori, adesso te la racconto.
Procederò per giornate, per amore dell’ordine.
 
VENERDì
Il mio Inchiostro Festival inizia come tutti i Festival: con me che prendo il treno trafelata all’ultimo minuto e poi il treno non parte. Il treno non parte, e allora salgo su un altro treno attraversando i binari e pensando “Metti che mi piglia un regionale e muoio qua e non ci sono neanche arrivata, a Inchiostro, pensa che ridere, mi si rompono gli Ecoline nello zaino e mi si rovinano i quaderni”.
Non muoio, anzi, arrivo ad Alessandria.
Non so nulla, non conosco nessuno, non so dove devo andare, non ho chiamato nessuno, ruoto su me stessa cercando di assecondare i pallini di Google Maps per 1,6 km e ho lo zaino rosa: sono già la persona più ridicola dell’aperitivo d’inaugurazione di Inchiostro ancor prima di arrivare all’aperitivo d’inaugurazione di Inchiostro.
Arrivo all’Inn Ale Café, verifico di essere effettivamente la persona più ridicola e in rinnovato relax mi metto alla ricerca della chioma rossa della Petruccioli e della chioma rossa del Campari.
Le trovo, monopolizzo entrambe, e finalmente si spalanca davanti a me la dorata porta della Verità: Inchiostro sarà una vacanza eccezionale.
 
Queste siamo io e Rita Petruccioli che rompiamo il ghiaccio, lo mettiamo negli spritz e riempiamo di laghi di pennarello dei poveri dischi in vinile firmati Inchiostro, che il buon Andrea Musso ha avuto l’ardire di consegnarci. Rita non beve perché ha la gastrite da ansia pure lei, quindi disegna un po’ meglio.
 
Un attimo dopo faccio la conoscenza del sorprendente Jacopo Rosati e degli altri invitati del Festival, le cui figure vorrei approfondire, ma forse non qui in luogo di conteggio battute. Non è che non ve lo voglio raccontare, è che siamo soltanto stati nei bar a parlare dei dipinti giapponesi che raffigurano l’arrivo dei portoghesi, con particolare enfasi sui nasi di questi ultimi, e capirete che è lunga.
 
Dissertata tutta la storia dell'umanità, ci facciamo una passeggiata e arriviamo al Chiostro, dove traiamo queste Conclusioni del Venerdì:
- il Festival e il Dormire si svolgono nello stesso magnifico luogo, cosa che fa molto bene al battito cardiaco;
- spiare l’allestimento dell’indomani per sapere il proprio compagno di banco porta a leggere le biografie di tutti, cosa che forse non va fatta nottetempo dopo gli spritz, ché poi ti sogni le carriere altrui;
- al piano di sopra, in Ostello, siamo tutti in camerate: i maschi coi maschi, le femmine con le femmine, cosa che tira nei miei meccanismi ansiogeni una di quelle tende da campeggio che si aprono quando le tiri;
- gli illustratori hanno paura dei bagni comuni.
 
SABATO
Sopravvissuti ai bagni comuni, e anche piuttosto egregiamente (si legga: non ho il bagnoschiuma, mi faccio la doccia con lo shampoo, elemosino asciugamani alla camerata dei maschi), noi Ospiti Arrivati Già Dal Venerdì scendiamo dalle stelle e iniziamo a pregare freneticamente che non piova, perché la carta se riceve l’acqua si sa come va a finire.
Poi riceviamo il famoso Kit di Inchiostro. Del Kit sentiamo parlare da mesi, non sappiamo ancora che contiene carta Favini e giocattoli Pentel per disegnare, ma lo vogliamo tutti come prima cosa della giornata. Lo vogliamo improvvisamente come seconda cosa della giornata appena riceviamo il Pass da Guest, che significa che possiamo andare a rivendicare colazioni nei bar.


 
 
Nel tempo in cui introduciamo gli zuccheri, gli Ospiti Che Arrivano il sabato ci raggiungono e diventa tutto vero. Abbraccio la Vairo che ha con sé tutta la squadra della Stamperia d'Arte 74/b, vado ad ammirare il lavoro certosino di Gaia Bernasconi, incontro amici che non vedevo da mesi, conosco colleghi che non sapevo di conoscere su internet, stringo delle mani di persone e non di pixel e divento tutta vera anch'io.
 
La faccia del Festival è questa:
 
 
 
Foto di Ilaria Cutuli.
 
La mia compagna di banco è Chiara Riva, calligrafa: meglio non poteva andarmi. Penso già alle cose che possiamo fare insieme e a quanto subisco il fascino di chi sa fare le lettere giuste con la sola imposizione delle mani. In più lei ha questo attrezzo di magia nera orientale che tu ci scrivi con l'acqua e l'acqua diventa inchiostro, poi mi fa anche vedere come si usa il tiralinee e io sto là nello stesso modo in cui si sta quando ti succedono le cose nuove e bellissime intorno.
 
La mia compagna di banco e il nostro banco.
 
Insomma l’ansia devo averla lasciata in qualche pallino di Google Maps, perché sono rilassata, piena di voglia di disegnare, di non preoccuparmi e di vedere cosa succede.
Rimango rilassata anche quando mi accorgo di aver portato tutti gli strumenti del creato tranne il mio groviglio di pennelli vecchi e rovinati, pensando “Ma tu guarda se a una cosa che si chiama Inchiostro, dove ti regalano l’inchiostro, dove devi disegnare con l’inchiostro, non ti porti i pennelli! Brava piccola Lorenzina, menomale che sei rilassata, altrimenti questo pensiero starebbe dicendo cose ben più brutte!”.
Forse sono rilassata perché non sono la sola: i pennelli se li è dimenticati pure Johnny Cobalto, ma per fortuna, in questa incredibile centrifuga di fortune, esiste un colorificio.
 
Il colorificio è questo, vende cose da colorificio, abiti da cerimonia, giacche gialle anni ’80, pennelli specifici per disegnare il pelo degli animali ed è costellato di ammonimenti per la clientela stampati su A4 con la pregevole tecnica antica della WordArt di Windows. Seppur tentati dall’intraprendere la carriera dei disegnatori di peli di cane, ne usciamo con pennelli, pioggia e la vita incipriata dalla signora esperta dei pennelli, una signora davvero molto incipriata.
 
Dopodiché devo davvero raccontare i disegni? No, dai, i disegni guardiamoli.
 Il tema di quest'anno è Traiettorie
 
 
 
 
 
Foto di Ugo Galassi.
 
Foto di Ugo Galassi.
 
L'unico frangente che non spendiamo a far fuori fogli è quello che spendiamo nella sala affreschi del Chiostro a votare il vincitore del concorso Giovani Illustratori 2016, anche quello a tema Traiettorie fatte rigorosamente con le mani. Per scoprire chi ha vinto dobbiamo aspettare domenica mattina, ma nel frattempo è divertente sperimentare il brivido della giuria. Io poi penso di prendere appunti e chiedere a qualcuno dei concorrenti di insegnarmi un paio di cose.
 
No, non è vero comunque, ci sono anche altri frangenti: diciamo allora che mentre io introduco birra ed emetto inchiostro come una seppia, gli altri tengono workshop al centro del Chiostro, si siedono a parlare seriamente del proprio lavoro, stampano, collaborano, progettano, impiastrano, intervistano, comprano, si ritraggono a vicenda, guardano, leggono, fotografano e si assicurano che tutto continui fino a sera nella maniera dorata in cui è iniziata.
 Ci riescono. Vi invito a guardare la pagina facebook di Inchiostro Festival per non rischiare di dovervi fidare di me.

Un'altra cosa che riescono a fare è farmi partecipare alla battaglia degli illustratori: si sale sul palco, due alla volta, assortiti dagli organizzatori, e ci si impegna a finire un disegno nel tempo di una canzone.
 Nella mia paralisi da ansia delle settimane precedenti devo aver detto a qualcuno che sì, l'avrei fatto, ma nella mia scioltezza da Inchiostro devo anche essermelo dimenticato, altrimenti non si spiega come mai è così divertente quando passo la prima mezz'ora della battaglia a dire a Johnny quanto sono fortunata a non dover disegnare live di notte davanti a centinaia di persone e poi quando chiamano il mio nome e mi tocca non solo trasalire ma anche salire in camera a prendere i pennelli.
 Per fortuna sopravvivo anche a questa. L'unica vittima di questo incidente è la ragazza che dorme in camerata con la febbre e che deve sentirmi affermare che voglio morire all'idea di esibirmi. Perdonami, ragazza con la febbre. Per questo e per la mia copia di Voglia di ammazzare di Vittorino Andreoli sul comodino a rassicurarti tutta notte.
 
In questa foto di Ilaria Cutuli ci sono io che fingo di non star disegnando davanti a centinaia di persone.
 
Inutile dire che una volta finita la guerra e smessa la divisa è tutto uno scivolo di sentimenti e di brindisi, non si capisce più chi disegna e chi organizza, chi fotografa e chi stampa, chi è lì da venerdì e chi è lì da due ore. Come finiamo a fare le tre disegnando con la luce lascerò che ve lo immaginiate con il solo supporto di questo materiale fotografico cortesia di Ugo Galassi, promotore ed esecutore del misfatto.
 
 
 
Foto di Ugo Galassi, le tettine puntute non vengono molto puntute se disegnate con la luce.
 
Io e Rita roviniamo per l'ultima volta la nottata della ragazza con la febbre e andiamo a dormire felici e illuminate.
 
DOMENICA
Domenica non metto la sveglia, tanto siamo in quattrocento in camerata e conto di svegliarmi tra la trecentoduesima e la trecentotreesima doccia altrui.
 Me ne sto un po' in compagnia di due brioche al mirtillo e trovo il coraggio di guardare il sole negli occhi. Il sole ricambia lo sguardo, pure troppo, e infatti l'intera giornata diventa una corsa all'ombra e all'idratazione.
 Io e Chiara riusciamo finalmente a mettere quattro mani su un foglio, e ne escono tettine puntute scritte bene.
 
 

A Inchiostro ho deciso di essere ambasciatrice di tettinepuntute.tumblr.com invece che di lorenzanatarella.com: delle mie due personalità è quella che fa le cose improvvisate con le mani, perciò mi sembra giusto che si diverta lei questo weekend.
 
Foto di Ugo Galassi che mi incoraggia nell'iniziativa.
 
Di domenica abbiamo tutti finito di fare le nostre cose ufficiali, quindi ci si può sbizzarrire di più a fare quelle matte. Ho finanche convinto qualcuno a partecipare a Impiastro Festival con me, ma non ci sono foto perché avevo troppi pastelli in mano.
 
 
 
 
Sulla domenica rimanente ho poco da raccontare, perché mi metterei a dire quanto è stato bello passarla con persone che ti sembra di conoscere da una vita e a tentare di far suonare il tutto meno sentimentale di quello che suonerebbe, quindi non ci provo nemmeno perché temo per la mia reputazione.
Posso dire che è finito tutto con baratti di disegni, abbracci, una cena, un diluvio, dei fusti di birra da finire e un gattino nero che si chiama Pepe che credevo di aver soltanto disegnato per un bambino, ma che poi alla fine esisteva davvero e l'ho toccato.
 
E poi posso dire che ho capito, a distanza di un paio di settimane, cos'è che mi ha inceppato i meccanismi ansiogeni stavolta.
 Non era un quaderno A3, era una cosetta un po' più grande:
 
Foto di Ugo Galassi.
 
Caro blog dei Topi, credo proprio che andrò a incepparmi a Inchiostro anche l'anno prossimo.
 
(Grazie all'intera squadra di Inchiostro Festival, in particolare a Riccardo Guasco e Andrea Musso, per l'accoglienza, la serietà e la bellezza, grazie ai volontari e a chiunque abbia lavorato per noi, grazie alla città di Alessandria che riesce a far funzionare così bene il tutto, grazie ai colleghi e agli amici in carne e ossa e grazie anche ai Topi che si appassionano alla causa dei miei diari e me li incoraggiano.)